«Non parliamo di trasgressione» di Stefania Miretti

«Non parliamo di trasgressione» «Non parliamo di trasgressione» Lolli: finiti i tempi della scuola ribelle DA CANTANTE A PROFESSORE CANTAVA «Oggi è morta una mosca / o mio dio che sfacelo», e «Ho visto anche degli zingari felici», canzoni malinconiche, al limite della lacerazione, per una generazione ribelle e godereccia. Oggi Claudio Lolli, cantautore amatissimo dai ragazzi del movimento del '77 e dagli indiani metropolitani, ha ripreso a scrivere canzoni ma è soprattutto un insegnante del triennio in un liceo scientifico di Bologna. Impegnato a far conoscere ed amare l'italiano e il latino a una generazione di studenti che, paradossalmente, ascolta canzoni anche molto allegre, ma appare, nei comportamenti, assai più conformista e trattenuta. Lolli, anche i suoi studenti si baciano in classe ed escono da scuola mano nella mano? «Magari succedesse, ne sarei personalmente ben felice. Mi sembrano, invece, moderatamente affettuosi, senza esibizionismi di nessun tipo, e persino un po' costretti. La scuola è un luogo in cui il corpo quasi non esiste, e i ragazzi, oggi, in linea di massima si adeguano a questo principio senza protestare». Quindici, vent'anni fa, nelle scuole occupate si faceva ben altro, baciarsi in classe era il minimo che potesse accadere. Oggi gli studenti sfidano un preside sfilando mano nella ma¬ no a due a due, e pare una grande ribellione. Cos'è accaduto, in così poco tempo, perché i comportamenti giovanili si modificassero fino a questo punto? «E' una domanda alla quale è davvero difficile rispondere. La differenza è che oggi non esiste, o non si vede, una cultura dell'antagonismo giovanile. E, di conseguenza, non esiste neppure una sessualità esibita in segno di trasgressione. Mentre allora, tutto questo c'era. La cosa più preoccupante è che questi ragazzi, a scuola, si sentono estranei. Chi ci vive ha l'impressione nettissima che la scuola sia un luogo che non interessa più ai giovani: loro, in quelle aule, non ci sono. E se sono costretti a starci per alcune ore al giorno, sono repressi, subiscono, si adeguano senza protestare. Tanto, loro si sono e si sentono da un'altra parte. Negli Anni Settanta, invece, la scuola era un luogo effettivo di vita. E perciò anche di trasgressione». Lei crede che ci siano oggi delle canzoni, tra quelle che i ragazzi tra i quindici e i diciotto anni ascoltano, che ne rappresentino il modo di pensare, che possano venire ricordate, un giorno, come la colonna sonora d'una generazione? «Chissà, bisognerebbe forse chiederlo a Jovanotti. E' lui, oggi, l'intellettuale della can¬ zone. Comunque, la mia impressione è che la musica venga seguita in modo molto settorializzato, più frammentario». L'episodio dei due studenti sospesi a Varese segue a poca distanza di tempo altre storie analoghe, prima tra tutte quella dei fidanzati di Potenza allontanati dalla scuola perché si tenevano mano nella mano. Piccoli episodi, eppure fanno discutere. Non è strano? «Non lo è perché oggi, a scuola, tira davvero una bruttissima aria. Questi fatti mi sembrano i sintomi di un delirio sempre più evidente, di una ricerca di comportamenti repressivi, in sintonia del resto con quanto accade nel Paese, da parte degli insegnanti. Ecco, siamo di fronte a tanti esempi della perdita del controllo da parte dei docenti. Se il governo, dopo le elezioni, non si deciderà a fare davvero qualcosa per la scuola, sarà sempre peggio». Stefania Miretti Claudio Lolli era tra i cantautori più amati dai ragazzi negli Anni Settanta Ora insegna in un liceo

Persone citate: Claudio Lolli, Lolli

Luoghi citati: Bologna, Potenza, Varese