Niente manette per Carnevale

Niente manette per Carnevale Un pentito accusava il giudice Niente manette per Carnevale ROMA. Il giudice per le indagini preliminari, Vittorio De Cesare, ha respinto la richiesta di misure cautelari, avanzata dal pm Saviotti per Corrado Carnevale, l'ex presidente della prima sezione penale della Cassazione che un pentito della Sacra corona unita, Salvatore Annacondia, aveva chiamato in causa accusandolo di corruzione. Il gip ha inoltre concesso gli arresti domiciliari per l'avv. Domenico Di Terlizzi, a suo tempo difensore dello stesso Annacondia, che era stato arrestato il 23 marzo scorso su ordine della procura di Roma con l'accusa di corruzione in atti giudiziari. Per Di Terlizzi l'accusa era quella di aver tentato di corrompere il giudice Corrado Carnevale, quando ricopriva la carica di presidente della prima sezione penale della Corte di Cassazione, perché «aggiustasse» un processo in cui era coinvolto il suo cliente. Annacondia avrebbe infatti raccontato al pm Pietro Saviotti di aver dato al suo legale 800 milioni destinati a un giudice suo amico della Cassazione. Di Terlizzi ha respinto ogni accusa, sia durante il confronto con Annacondia sia durante l'interrogatorio di ieri, durato quasi tre ore, presso il carcere di Regina Coeli. «Mano mozza», il nome con cui Annacondia era noto nell'organizzazione criminale pugliese, aveva raccontato di aver consegnato alla madre e alla sorella due tranches di 400 milioni l'una da fare arrivare al giudice tramite l'avvocato. Per la precisione, i soldi sarebbero serviti a far slittare la data dell'udienza, in modo che coincidesse con il giorno in cui sarebbe stato di turno un particolare collegio giudicante presieduto da Carnevale. La deposizione di Annacondia era stata però piuttosto incerta e lacunosa; sotto le contestazioni degli inquirenti, aveva finito con l'ammettere che c'era stato un altro intermediario, che alla fine potrebbe risultare essere il vero terminale del tentativo di corruzione. Annacondia in quanto collaboratore di giustizia è molto discusso. C'è chi ne sottolinea i meriti, per il notevole contributo dato a varie indagini, e chi lo considera poco affidabile. La prima scuola di pensiero ha buon gioco a ricordare come il boss si sia autoaccusato di decine di omicidi e di vari altri reati soprattutto connessi con il traffico di droga. Ma i detrattori possono citare il caso dell'incendio del Patruzzelli, il teatro di Bari distrutto dalle fiamme: in quella circostanza Annacondia accusò varie persone risultate poi estranee. Quanto a Carnevale, il cosiddetto giudice «ammazzasentenze» è nel mirino dal 1986, quando annullò gli ergastoli inflitti a vari boss, fra cui Michele Greco, per l'omicidio del giudice Rocco Chinnici. Un'altra nota sentenza cancellata da Carnevale è quella del giugno '92 quando la Cassazione eliminò i quattro ergastoli inflitti per l'omicidio dei pregiudicati Cesare Manzella e Ignazio Pedone. [r. cri.] Il giudice Carnevale ha evitato la custodia cautelare per un'accusa di corruzione Il gip ha respinto la richiesta del pm Le parole del pentito Annacondia non sono bastate

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