La telenotte del cinema politico
Legittimo vietare a Catanzaro concerto di Sfing Legittimo vietare a Catanzaro concerto di Sfing La telenotte del cinema politico Con 4 maestri: Vertov, Rossellini, Renoir e Capra ROMA. Telenotte di cinema elettorale? «Noi l'abbiamo chiamata: Notte Fronte Popolare», dice Enrico Ghezzi. Stanotte, nel silenzio pre-elettorale dei media, nelle ultime ore di oscurità prima del giorno delle votazioni, dall'una del mattino la Terza Rete televisiva della Rai trasmette in «Fuori orario» quattro film politici straordinari, diretti da quattro maestri del cinema mondiale: «Sono in parte film di propaganda, ma lo sono tanto apertamente che finiscono per non esserlo più. Sono nel sentimento del momento, si capisce». «Tre inni a Lenin», diretto nel 1934 da Dziga Vertov, il grande pioniere dell'avanguardia cinematografica, analista e sperimentatore d'ogni possibilità espressiva della macchina da presa, usa tre canti popolari, materiali documentari bellissimi, riprese originali, cartelli con scritte, musica epica o elegiaca, per testimoniare quanto CATANZARO. Il Tar della Calabria ha dichiarato legittima l'ordinanza con la quale il questore di Catanzaro, Gianni Carnevale, vietò per motivi di ordine pubblico il concerto che Sting avrebbe dovuto tenere nel capoluogo calabrese il 17 luglio dello scorso anno. I giudici amministrativi hanno dichiarato l'inammissibilità dell'istanza con la quale il promoter del concerto di Sting, Ruggero Pegna, aveva chiesto l'annullamento dell'ordinanza del questore Carnevale e un risarcimento danni di mezzo miliardo di lire. Secondo il Tar della Calabria, con l'emissione dell'ordinanza, il questore Carnevale «non ha violato diritti soggettivi giuridicamente tutelati, né ha ecceduto i suoi poteri travalicando le norme dell'ordinamento legislativo». Pegna è stato condannato al pagamento delle spese processuali. [Ansa) la Rivoluzione d'Ottobre abbia migliorato (con la modernizzazione culturale e industriale, l'elettrificazione, la meccanizzazione dell'agricoltura) le condizioni di vita nelle regioni asiatiche dell'ex Urss. E soprattutto esalta il ricordo di Lenin, «amico e liberatore di tutti gli uomini soggiogati», «guida degli oppressi di tutto il mondo», «amore e orgoglio del proletariato internazionale», leader che «ha portato la luce nelle tenebre, ha trasformato il deserto in giardino e la morte nella vita», che «ha convinto i deboli e i poveri che milioni di granelli di sabbia formano le dune»: di Lenin si rivedono le immagini storiche più classiche, lui seduto sulla sua panchina bianca, lui che parla alla folla, lui col suo berretto con visiera, lui pensoso o sorridente, lui morto circondato dal dolore del popolo. «La vita è nostra», diretto nel 1936 da Jean Renoir con la col¬ laborazione di talenti quali Henri Carrier Bresson, Jacques Becker, Jean-Paul Le Chanois, è un film di propaganda finanziato dal partito comunista francese per quella campagna elettorale che portò in aprile in Francia alla vittoria del Fronte Popolare (comunisti, socialisti, radicali) e alla formazione del governo di sinistra riformista presieduto da Leon Blum. Bellezze e ricchezze della Francia; problemi della disoccupazione; violenze dell'organizzazione parafascista Croix-de-feu; azione positiva dei comunisti difensori dei diritti in fabbrica, nelle campagne e tra gli intellettuali; discorsi dei leader comunisti Thorez e Duclos; ^Internazionale» cantata da un'immensa folla. «La presa del potere di Luigi XIV», diretto nel 1966 per la televisione da Roborto Rossellini, con Jean-Marie Patte protagonista, racconta l'assunzione del governo da parte di quel giovane re francese dopo la morte del cardinale Mazzarino, l'applicazione del suo programma politico: concentrare il potere nelle mani del sovrano, separare l'aristocrazia dalla borghesia, eliminare il potente ministro delle Finanze Fouquet, invitare la nobiltà alla vita di Corte a Versailles neutralizzandola politicamente. «Arriva John Doe», diretto da Frank Capra nel 1941 (quando in Europa era già co¬
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