Gay è scontro verso le urne di Guido Tiberga
Gay, è scontro verso le urne Gay, è scontro verso le urne Pezzana: appoggiare i progressisti è un errore «Berlusconi voleva fare il presidente della Cariplo» m ■" ■'/.■ Angelo Pezzana (sopra) A destra, Paolo Hutter Il leader dell'Arcigay «La mozione di Strasburgo deve arrivare alle Camere» lo Hutter, il consigliere comunale che qualche mese fa, a Milano, ha celebrato i primi matrimoni simbolici tra coppie gay. «Non andiamo al voto per scegliere tra capitalismo e stalinismo - spiega -. E in tutti i Paesi occidentali le organizzazioni gay sono schierate a sinistra: succede in America, in Inghilterra, in Francia, in Germania. E non per moda: al Parlamento europeo sono state le sinistre a far approvare la mozione per i diritti degli omosessuali. Ma non varrebbe neppure la pena di rispondere: Pezzana, dopo lo scioglimento del Fuori, rappresenta solo se stesso. Non ha alcun ruolo nel movimento». Pezzana sorride: «Ma il movimento omosessuale non esiste più - dice -. L'Arcigay non e altro che un'organizzazione fiancheggiatrice del pds, fatta di funzionari che TRIESTE. «Quando ero ministro del Tesoro, Silvio Berlusconi, più o meno nel periodo in cui aveva quasi concluso il ciclo edilizio e non aveva ancora iniziato quello televisivo, una mattina venne da me - in pantaloni grigi e neri e giacca nera, come i banchieri di Dallas - per autocandidarsi alla presidenza della Cariplo». Lo dice il ministro degli Esteri Andreatta: «Quando gli feci presente che forse c'era qualche incompatibilità per la possibilità della banca di concedere crediti edilizi, il futuro patron della Fininvest mi precisò prontamente che avrebbe lasciato tutti i suoi interessi nel settore al fratello Paolo, l'onnipresente secondo, già allora sempre pronto. A quel punto non potei fare a meno di osservare che così si veniva a realizzare un interessante esempio di impresa domestica. Berlusconi non gradì molto e, per tutta risposta, cominciò a tessermi le lodi di Craxi». [Ansa] obbediscono agli ordini del partito». Franco Grillini, il presidente dell'Arcigay, ha chiuso ieri una lunga campagna elettorale a favore dei progressisti. «Questa volta ci siamo davvero spaccati la schiena per la sinistra - racconta ma non siamo lo strumento di nessuno. Noi siamo una lobby democratica e trasparente che difende esclusivamente gli interessi degli omosessuali. Dire che i gay si troverebbero meglio con la destra è un assurdo smentito dai fatti. Ieri a Bologna tutti i candidati progressisti, da Aureliana Alberici a Claudio Petruccioli, si sono impegnati per difendere nel nuovo Parlamento la risoluzione di Strasburgo. Da destra sono arrivate solo minacce, a Milano un comitato guidato da Forza Italia vorrebbe far chiudere la "Nuova Idea", il più grande locale gay d'Italia. E Berlusconi non fa altro che ripetere che l'unica "vera" famiglia è quella formata da un uomo e una donna...». Non tutti gli omosessuali, però, voteranno a sinistra. Un sondaggio improvvisato in una discoteca gay di Milano ha rivelato che il 35 per cento dei presenti sta con la destra, contro un 44 per cento di voti progressisti. «Questo è normale - dice Grillini -. Ma in quello stesso sondaggio, il 70 per cento ha dichiarato che lo schieramento che garantisce di più i diritti degli omosessuali è quello di sinistra. Anzi, conosco molti gay che sono d'accordo con le posizioni economiche della destra, ma che votano progressista perché hanno paura di un giro di vite che cancelli quanto gay e lesbiche hanno conquistato finora. Pezzana voterà altrove? Auguri. Vorrei solo ricordargli che Fidel Castro non ce l'ha più con noi: l'ultimo festival del cinema dell'Avana lo ha vinto Fragole e cioccolata, un film esplicitamente e dichiaratamente omosessuale...». Guido Tiberga
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