L'Arrigo furioso ritorna all'antico di Roberto Beccantini

A meno di tre mesi dal Mondiale, la Nazionale è in crisi dopo la sconfìtta di Stoccarda '^SmS?^ A meno di tre mesi dal Mondiale, la Nazionale è in crisi dopo la sconfìtta di Stoccarda '^SmS?^ L'Arrigo furioso ritorna all'antico Siluro a Mancini: più quantità, meno qualità MILANO. Di solito, a metà volo, l'Arrigo si alza e visita i giornalisti: bacia i più devoti, stringe la mano agli «ostici e agnostici» (parole sue, blobbate dalla Gialappa's), sorride agli infedeli. Questa volta, niente. Conferenza all'aeroporto di Stoccarda, e poi ciccia. Lo strappo al protocollo è la spia di una rabbia devastante. Anche se Matarrese, da Tunisi, lo ha invitato a non abbattersi, Sacchi non sa più che cosa pensare di questa Italietta sempre più lontana da quel modello Milan, per riprodurre il quale era stato scritturato a suon di miliardi. Dopo la Francia, la Germania. Due sconfitte consecutive. Una beffa, e una lezione. Da un calo di tensione episodico a un corto circuito totale. I tedeschi non stanno più nella pelle. Dissertano di Klinsmann come se fosse nato (o rinato) a Betlemme. A meno di tre mesi dall'ora X, e in procinto di volare a Tunisi, per la Coppa d'Africa, Sacchi ammette il «pauroso ridimensionamento» e lancia l'Sos: «C'è ancora tanto da lavorare». Tutto sommato, meglio così. Nel 1966 e nel 1974 ci presentammo ai Mondiali satolli di facile gloria, e fu un disastro. Nel 1978 e nel 1982 ci arrivammo in braghe di tela, e fu un trionfo. Premesso che la lista dei vontidue sarà divulgata ai primi di maggio, il et confida nei «50 giorni» di martellamento tattico a ridosso dell'operazione Stati (e state) Uniti. O allora o mai più. Elogia la Germania, «l'unico avversario ad averci IL B0RS3MO DEGLI AZZURRI STABILI RIMANDATI IN RIALZO IN RIBASSO E la personalità, dacché mondo è mondo, sgorga dai giocatori, non dal modulo. Sacchi non deve flagellarsi per aver cercato schemi alternativi: se mai, per averne disegnati pochi, e troppo tardi. Resta, inoltre, la Baggio-dipendenza. Sarà anche un rilievo che lo manda in bestia, ma come si fa a nasconderlo? Specie adesso che il signor Baresi, 34 anni a maggio, comincia a denunciare allarmanti scricchiolii. Il guru invita alla prudenza: «Baggio sarebbe naufragato con gli altri, e sulla difesa permettetemi un distinguo: se i tedeschi hanno maramaldeggiato, è colpa del centrocampo. Faceva acqua». Una messo sotto», e spiega il fiasco con le ruggini psico-fisiche di mezza squadra (i milanisti, Baggio2, Casiraghi) e la smania degli esperimenti: Mancini pendolare, Signori ondivago, Donadoni centrale, fasce sguarnite, il 4-4-2 della liturgia rivoltato e violentato sino al 4-2-4 della perversione. Come dire: volevate che variassi gli schemi. Li ho variati. Li ho adattati alle caratteristiche dei singoli. Ecco il risultato. Contenti? Per la verità, del Signori «schierato all'attacco, come fa Zoff nella Lazio» si è accorto solo lui. Tutti, in compenso, hanno preso atto dell'ennesimo polverone sollevato da Mancini (36 gettoni, 4 gol). Se non lo imboccano come nella Samp, scompare. A Stoccarda doveva fare il Baggio. Chi sbaglia, paga aveva sibilato l'Arrigo. Mancini ha sbagliato. Pagherà? «Vedremo», borbotta il et. Tira aria d'epurazione. Quanto a Zola, il tono non è molto diverso: dovremo fare delle scelte, e le faremo. Però attenzione: Zola ha, dalla sua, le punizioni. Massaro, lui sì che l'ha conquistato. Per il pressing, per le sgommate senza palla. Sospirane: se continua così... La realtà è che, dopo 13 vittorie, 5 pareggi e 3 sconfitte, siamo ancora alla ricerca di una squadra dalla personalità forte. Nazionale senza filtro, dunque. Con Albertini sempre più anonimo e Dino Baggio sempre più altalenante. «Contro la Germania - insiste il et - ho privilegiato la qualità a discapito della quantità. Ringrazio Vogts per avermi aperto gli occhi. Tornerò all'antico. All'Italia che ha battuto Scozia e Portogallo». C'è poi il caso Casiraghi. Se gioca male, Lazio ci cova: troppa panchina. Avanti così e per Sacchi saranno problemi, se non veri e propri guai, data la penuria di ricambi. Silenzi non piace e Massaro è un'altra cosa. Ricordate quando, all'indomani della vittoriosa partita con il Portogallo, il pontefice azzurro indirizzò agli allenatori l'accorato «non cuocetemeli»? Dino Zoff è stato sin troppo di parola. Stesso discorso per Lentini: si attende un gentile cenno da parte di Capello. Nel frattempo, salta fuori il fantasma di un Caudillo in disgrazia, Vialli. Se recupera, se disputa le ultime partite di campionato, se, se, se: perché non tenerlo presente? Sacchi allontana l'ipotesi senza schiacciarla: «Guai a farci prendere la mano dalla depressione». Intanto, che giochi. E' stato un disastro, ma dovrà pure esistere un plausibile compromesso fra le girandole abbaglianti di Eindhoven e il buio profondo di Napoli e Stoccarda? Il 5, 6 e 7 aprile, stage a Coverciano. Rinunce, purghe, novità (Peruzzi?). Altre turbolenze in arrivo. Roberto Beccantini Casiraghi, un buon avvio subito spento da Buchwald (sin.); in alto, il et Sacchi