Pink Floyd l'importante è non cambiare di Gabriele Ferraris
Pink Floyd; l'importante è non cambiare Pink Floyd; l'importante è non cambiare «The Division Bell» sarà anche un tour internazionale da Miami vendettero 11 milioni di copie. Ma quasi tutte in vinile. La rivoluzione del ed era agli inizi. Il tour durò 4 anni e 200 concerti, compreso quello a Venezia nell'89. Un evento non dimenticato. Nel senso che i veneziani ancora se lo ricordano, nei loro peggiori incubi. I fans rammenteranno invece che, dopo il momentaneo scioglimento nell'84, il quarto Pink Floyd, Roger Waters, tentò d'impedire agli ex compagni di rispolverare la gloriosa bandiera. Purtroppo i tre rifondazionisti vinsero la battaglia legale: portandosi dietro, nella nuova non-vita, l'odorino di zombi che caratterizza le band troppo famose per smettere di esistere. «The Division Bell», afferma David Gilmour, «è il nostro miglior lavoro dopo "Wish You Were Here"». Ma poi si mette una mano sulla coscienza e confessa che i Floyd «non hanno più un gran che da dire». Evviva l'onestà. «The Division Bell» è in effetti un disco inquietante: parte la musica, ed è subito straniamento. Il lettore laser sta esplorando «What Do You Want From Me», o è la puntina che ripercorre per la milionesima volta i solchi di «Athom Earth Mother»? E perché intitolare «Keep Talking», e farne pure un singolo, questo brandello di «Meddle»? Ma non pensate a una band sorda alle influenze moderne: in «A Great Day for Freedom» emerge prepotente il richiamo ai King Crimson di «Starless & Bible Black» (1974, appena vent'anni fa). Li volete à-la-page? Pronti, c'è «Take It Back». Uno Springsteen in acido. Prodotto d'altissimo mestiere, e scarsissima ispirazione, «The Division Bell» venderà a milioni: soltanto ciò che è già stranoto può conquistare in fretta un pubblico planetario. E qui ci sono sessantasci minuti, 11 brani, di «Pink Floyd music» che più Pink Floyd non si può: premeditata colonna sonora per le baracconate degli imminenti concerti. Si preannunciano «soluzioni sonore e scenografiche all'avanguardia»: rispetto allo show dell'88 è garantita una «totale innovazione». E ci mancava: ormai, maialini e lettoni volanti non li vogliono più neanche nei luna park di ultima. Nella foto un'immagine di Nick Mason dei Pink Floyd David Gilmour nelle boutique Stefanel. E una linea telefonica - 144.66.0970 raccoglie le prenotazioni 24 ore su 24. Fosse mai che uno, alle 3 del mattino, sentisse l'impellente bisogno di spendere 50 mila lire (più diritti) per ascoltare una band che era celebre quando in Vietnam si moriva e in Italia si contestava. Dopo il debutto al caldo della Florida, l'arzilla carovana sponsorizzata Volkswagen batterà gli States: due milioni di biglietti già venduti. Poi passerà all'Europa. Prima tappa, il 25 giugno a Parigi. Sedici nazioni, 29 concerti: arriverà in Italia il 13 settembre, allo Stadio delle Alpi di Torino. Seguiranno Udine il 15, Modena il 17, Roma il 19 e 20. Gli organizzatori no¬ strani sperano, ma c'è chi non nasconde lo scetticismo. Le prevendite sono partite in dicembre: dato ufficiale, 50 mila biglietti smerciati. Secondo i maligni, sarebbero 20-30 mila. Comunque, non un'iradiddio. C'è ancor posto per 200 mila spettatori, malcontati. Pur di catturarli, il business s'è scatenato: i tagliandi, oltre che nei negozi di dischi, si vendono Gabriele Ferraris
Persone citate: Back, David Gilmour, Floyd David Gilmour, Freedom, Keep, Mother, Nick Mason, Roger Waters, Springsteen
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