Moody's promuove Ciampi

Mood/s promuove Ciampi Mood/s promuove Ciampi «Chiunque vinca queste elezioni dovrà seguire la sua politica» ROMA. «Non è ancora il momento»: la falla di 14.800 miliardi nei conti dello Stato non è tanto importante da richiedere interventi immediali, dicono la Confindustria, i sindacati, l'Associazione bancaria. Ma in campagna elettorale tutto è permesso; si può attaccare il governo Ciampi perché «sottovaluta la gravità della situazione» o perché «ha truccato i conti» e poi sparare a zero contro i provvedimenti di austerità che quei conti rimetterebbero in ordine. Un appoggio a Carlo Azeglio Ciampi viene da un giudice a torto o a ragione temutissimo, l'agenzia internazionale di valutazione dei rischi Moody's. «Non ci stupisce il peggioramento di 14.800 miliardi nel fabbisogno finanziario dello Stato per il '94», ha dichiarato all'Agi Vincent Truglia, analista di Moody's. Non stupisce perché la causa principale sta nella recessione economica; ma «il ridimensionamento degli obiettivi non impedisce di notare che questo governo si è comportato con prudenza». Per l'esperto di Moody's «è inevitabile, per chiunque vinca le elezioni, proseguire lungo questa linea»; «il risanamento è ancora all'inizio» e chi volesse interromperlo imboccando la scorciatoia dell'inflazione provocherebbe un disastro. Per la continuità si pronuncia anche la Confindustria: «Qualunque sia la maggioranza scelta dai cittadini» si dovrà «dar vita a un governo attento al risanamento dell'economia e alla riprosa dello sviluppo». Qualora dallo urne non uscisse una maggioranza stabile, tutti si dovrebbero impegnare «a non interrompere il cammino faticosamente avviato». La linea dell'attuale governo è che occorre continuare a risanare la finanza pubblica senza eccedere perché si soffocherebbe la ripresa. Ieri Carlo Azeglio Ciampi ha ottenuto da tutto il Consiglio dei ministri il consenso alla scelta di rendere subito pubblici i dati sui conti dello Stato, per «troncare le indiscrezioni che hanno dato origine a polemiche inopportune». L'accusato numero uno, il ragioniere generale dello Stato Andrea Monorchio, si è assai dispiaciuto perché un quotidiano lo ha definito «sfascista»: «Vivo questi numeri in solitudine - dice -; forse sono uno sfascista, ma io dico solo i numeri, poi ognuno trae le sue conclusioni». E per distanziarsi dalle speculazioni elettorali, Monorchio ammonisce che chi governerà dovrà farsi carico di un problema assai impopolare: rimettere in equilibrio il sistema pensionsitico, oggi ancora «fuori controllo», perché il disavanzo Inps rischia di salire da 74.000 miliardi nel '94 a 80.000 nel '95. Come esempio degli squilibri da sanare, Monorchio sottolinea che «due terzi delle pensioni sono pagati a persone che hanno meno di 60 anni». Particolarmente preoccupati di un eccesso di rigore sono ovviamente i sindacati: «Iniziative avventate farebbero più danno che bone», dichiara Sergio D'Antoni, leader della Cisl. Anche per il direttore generale della Confindustria, Innocenzo Cipolletta, «è ancora presto per stabilire se occorre una nuova manovra correttiva». Il presidente dell'Associazione bancaria, Tancredi Bianchi, sostiene che prima di pensare alla manovra «occorrerà che si sia consolidata la ripresa». [r. r.] Bruxelles applaude a Ciampi «Il bilancio del '93 è stato una pietra miliare»

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