La pietà del maresciallo ha salvato il camorrista di Fulvio Milone

La pietà del maresciallo ha salvato il camorrista UN DILEMMA DI COSCIENZA La pietà del maresciallo ha salvato il camorrista LNAPOLI UI, camorrista accusato di omicidio, vivrà grazie al gesto generoso di un uomo che la malavita l'ha sempre combattuta, indossando la divisa da carabiniere. Da ieri sera Giovanni Aversano, 34 anni, detenuto tossicodipendente condannato a morte da una cirrosi epatica devastante, ha un fegato nuovo. L'organo è stato espiantato dal corpo di Maria Rosaria Mormile, 22 anni, morta suicida nella notte fra martedì e mercoledì. A decidere di donare fegato, reni, cuore e cornee della donna è stato il padre, Raffaele, maresciallo dei carabinieri in servizio alla Direzione investigativa antimafia di Napoli. Non ha battuto ciglio quando gli hanno detto il nome di chi avrebbe beneficiato del trapianto. «L'unica cosa che conta è che grazie a mia figlia può essere salvata una vita umana - ha commentato Raffaele Mormile -. Io ho solo esaudito un desiderio di Maria Rosaria, che in passato aveva manifestato l'intenzione di donare i suoi organi». Maria Rosaria Mormile non era una donna felice: chi l'ha conosciuta la descrive come una ragazza molto bella, ma dal carattere malinconico. Aveva un fidanzato del quale era molto innamorata, è vero, e aveva già fissato la data delle nozze: il 22 giugno. Ma sulla sua vita pesava un episodio tragico, che l'aveva segnata profondamente: la sua nascita, infatti, era costata la vita alla madre. Chissà cosa le è passato per la mente venerdì scorso, quando ha deciso di togliersi la vita. Qualcuno, tra gli amici, dice che poche ore prima del suicidio la ragazza aveva litigato con il fidanzato. Di certo c'è solo che, dopo aver messo in ordine la casa come ogni mattina, Maria Rosaria si è chiusa nella camera da letto e ha puntato la canna di una pistola alla tempia, premendo il grilletto. Prima del suicidio, però, ha voluto lasciare un fiore davanti a una foto della madre e scrivere un biglietto al padre e al fidanzato: «Papà, nella mia vita ho dato solo fastidio. Spero che l'uomo che amo trovi una donna che sappia farlo felice». Maria Rosaria non è morta all'istante: trasportata nell'ospedale «Cardarelli» di Napoli, ha agonizzato per quattro giorni in un letto del reparto di rianimazione. E' stato allora che il padre ha ricordato ciò che un giorno la figlia gli aveva detto: «Quando sarà il mo¬ mento donerò tutti i miei organi». La notte fra martedì e mercoledì, quando la ragazza è stata dichiarata clinicamente morta, i medici del «Cardarelli» si sono preparati agli espianti. Fegato, cuore e cornee sono stati prelevati e messi a disposizione dei pazienti in lista d'attesa. E il primo dell'elenco è risultato Giovanni Aversano, arrestato sei mesi fa per omicidio e in attesa di un processo che, probabilmente, non sarebbe mai stato celebrato. Sì, perché Giovanni era già condannato a morte: il suo fisico, indebolito dalla droga, non avrebbe retto a lungo a causa di una cirrosi epatica devastante. Il trapianto, cominciato alle 5,30 di ieri mattina e conclusosi dopo otto ore, è stato eseguito dall'equipe del dottor Fulvio Calise. «L'operazione è tecnicamente riuscita», hanno detto i medici uscendo dalla sala operatoria. E i genitori di Giovanni, che stanno vivendo ore di ansia per la sorte del figlio, hanno voluto ringraziare il padre di Maria Rosaria: «Senza la sua generosità no¬ stro figlio sarebbe sicuramente morto». Poche ore prima del trapianto del fegato, anche il cuore di Maria Rosaria era stato impiantato nel petto di una donna affetta da una gravissima miocardiopatia dilatativa. L'intervento, eseguito nell'ospedale «Monaldi» di Napoli, non è riuscito: la paziente è morta per un'emorragia. L'ammalata, Anna Teresa La Gatta, di 35 anni, era stata sottoposta già tre mesi fa all'innesto di una valvola cardiaca artificiale, in attesa dell'operazione definitiva. Quando ha saputo della morte della paziente, il padre di Maria Rosaria Mormile non ha nascosto il suo dolore. «Speravo tanto che il cuore di mia figlia potesse salvare un'altra vita umana - ha detto fra le lacrime -, Non so ancora chi riceverà le cornee di Maria Rosaria. Ma sono certo che un giorno tornerò a guardare quegli splendidi occhi. E poco importa se a guardarmi sarà un'altra persona». Fulvio Milone Gli organi della figlia clonati al carcerato Giovanni Aversano, il detenuto che ha ricevuto il fegato di una suicida

Luoghi citati: Napoli