Massacro in Burundi, mille morti
Massacro in Burundi, mille morti CENTRO AFRICA Assalto dell'esercito con fucili e machete, centinaia di persone in fuga Massacro in Burundi, mille morti Nuovi scontri tribali tra i watussi egli hutu BUJUMBURA. Mille morti negli ultimi due giorni, centinaia di feriti, migliaia di persone in fuga: in Burundi, alle sorgenti del Nilo, non cessa la strage che, a fasi intermittenti, dallo scorso ottobre ha causato decine di migliaia di vittime nel feroce conflitto tra le due etnie presenti nel Paese, la maggioranza hutu (autoctoni, l'85 per cento della popolazione) e i tutsi originari dell'Etiopia (noti come watussi): la prima è rappresentata dal presidente Cyprien Ntaryamira, la seconda etnia domina nell'esercito. Le vittime degli ultimi due giorni sono soprattutto hutu, uccisi o feriti dall'esercito con cui si sono fronteggiati. A confermare sia l'entità della strage, sia la responsabilità dell'esercito è stato il ministro dell' Interno Léonard Nyangoma, il quale ha detto che gli scontri sono localizzati nella periferia Nord di Bujumbura, e che gli hutu sono stati colpiti con granate, fucili, pistole, baionette e machete. La scintilla che ha fatto esplodere l'ultima serie di violenze è stata la decisione, presa lunedì scorso da Ntaryamira (hutu), e dal primo ministro, (che appartiene invece alla minoranza tutsi), di far intervenire l'esercito per reprimere la continua conflittualità tribale. Il presidente Ntaryamira è stato eletto lo scorso gennaio, dopo un accordo tra le diverse parti: ha preso il posto di Melchior Ndadaye, che era stato espressione delle prime elezioni libere avvenute nel Paese, nel gennaio 1993, in cui gli hutu avevano vinto. Ndadaye era stato ucciso nel corso di un fallito colpo di Stato fatto dai tutsi, lo scorso ottobre. Il compromesso che ha dato vita all'attuale governo non è finora riuscito a far uscire il Burundi dall'odio tribale e dai massacri. I circa mille morti degli ultimi due giorni, si vanno ad aggiungere agli oltre 50 mila morti e agli oltre 700 mila profughi, tutte vittime dell'ondata di violenze etniche seguite al colpo di stato del 21 ottobre scorso. Testimoni occidentali, che si trovano in Burundi per portare aiuti umanitari alla popolazione, hanno parlato di centinaia di corpi ammassati per le strade, (moltissime donne e bambini), di ospedali invasi dai feriti, di una situazione altamente drammatica la cui conseguenza è un esodo di persone terrorizzate che fuggono dai sobborghi a Nord della capitale, dove più cruenti sono i combattimenti. «La decisione di far intervenire l'esercito anziché risolvere la situazione, l'ha drammatizzata» ha detto un diplomatico. «E' difficile che possano portare la pace militari da più parti accusati di perpetrare a loro volta stragi e massacri». [Ansa]
Persone citate: Cyprien Ntaryamira, Léonard Nyangoma, Melchior, Ntaryamira
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