« Non volevamo l'irruzione» di D. M.
Palmi, il giudice si difende « Non volevamo Kmizione» Palmi, il giudice si difende «Né con Violante né col Cavaliere» PALMI. «Perché a quattro giorni dalle elezioni? Perché non dopo?»: a queste domande Maria Grazia Omboni, uno dei sei magistrati del «pool massoneria» della Procura di Palmi, non risponde. Così resta irrisolto l'interrogativo vero sulle disposizioni date alla Digos per acquisire gli elenchi dei presidenti dei club Forza Italia e dei candidati che si presentano sotto la bandiera del Biscione. In quella che era la stanza di Agostino Cordova (oggi procuratore a Napoli, ma sino a ieri grande regista di questa infinita inchiesta sulla massoneria deviata) Maria Grazia Omboni, insieme al procuratore facente funzioni, Salvò Boemi, rintuzza le domande, barricandosi dietro frasi che non sembrano uscire dàlia difesa d'ufficio: «Non siamo né con Violante, né con Berlusconi. Stiamo qua a fare soltanto il nostro compito di magistrati. Non siamo al soldo di nessuno». Una linea di difesa che, però, convince poco poiché - questo sembra essere certo - non vi sarebbero stati negli ultimi giorni elementi tali da rendere urgente l'acquisizione degli elenchi dei candidati di Forza Italia. Peraltro, in un algido comunicato, la procura di Palmi precisa di non avere chiesto «irruzioni né sequestri» nella sede di Forza Italia, ma solo di potere disporre degli elenchi. Se poi questo doveva passare per la sede nazionale del club di Berlusconi, questo si legge tra le righe, riguarda soltanto la Digos. Tutto finito, con il comunicato della procura? Affatto, perché ieri mattina Carlo Macrì, il più anziano tra i sostituti che sono stati applicati a Palmi per lavorare sulla massoneria e, quindi, in pratica quello che dovrebbe esserne il coordinatore formale, ha detto di non sapere assolutamente nulla dell'iniziativa della collega. «E questo è gravissimo», ha commentato. Alle parole di Macrì (fratello di Enzo Macrì, uno più stretti collaboratori di Bruno Siclari, procuratore nazionale antimafia) quasi a far capire che ormai, tra Maria Grazia Omboni e gli altri giudici, si sia creato più che una semplice disparità di vedute, ma quasi un baratro difficilmente colmabile, fanno eco quelle di un altro magistrato del pool, Graneri. Anche lui dettosi all'oscuro dell'iniziativa della sua collega. Quasi a voler rimarcare che quanto sta accadendo - al di là delle parole del dottor Boemi - è frutta solo delle iniziative della Omboni, e di nessun altro dei magistrati della procura di Palmu II che getta ulteriori ombre su un ufficio che vive momenti certo inquietanti, anche perché chi è stato chiamato a sostituire Agostino Cordova, l'attuale procuratore della Repubblica di Crotone, Elio Costa, vede rinviato - ormai da quasi due mesi - il suo insediamento perché inseguito da voci (che lui respinge sdegnosamente) che lo danno in odore di massoneria. D'altra parte Maria Grazia Omboni, che ancora pochi mesi fa sedeva alla procura di Verona, non è nuova a sortite che hanno messo in imbarazzo i suoi colleghi inquirenti di Palmi. Alcune settimane fa ha inquisito cinque giornalisti per avere rivelato alcune notizie riguardanti l'inchiesta sui «liberi muratori», creando sconcerto non soltanto tra gli operatori dell'informazione. E', poi, la stessa che aveva chiesto al gip di fare arrestare sei persone che si sarebbero adoperate per costituire una lista in odore di massoneria in grado di aggiudicarsi la poltrona di sindaco di Roma. Richiesta che il gip ha rigettato, [d. m.]
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