In classifica da 300 settimane

In classifica da 300 settimane In classifica da 300 settimane Tuttolibrì del primo maggio '81. Di Siddharta (nome che vuol dire «Bersaglio raggiunto»), apparso nel '45, Frassinelli vendette 30 mila copie. Nel '65 il suo catalogo passò all'Adelphi. Ed è un'altra storia. La racconta Roberto Calasso, direttore editoriale dell'Adelphi: «Siddharta era uno dei quattro o cinque titoli della Frassinelli che ci interessavano, come il Dedalus di Joyce e il Moby Dick tradotti da Pavese e II messaggio dell'imperatore di Kafka. La sua prima apparizione da noi risale al '72. Tre anni dopo fu ospitato nella Piccola Biblioteca, dov'è rimasto». Quante copie ha venduto finora? «Un milione e 264 mila. E' il libro straniero più venduto. Quarantanove edizioni. Nell'84 vende 50 mila copie, nell'88 quasi 90 mila, nel 93 si passa a 152 mila. Ma dal primo gennaio '94 a oggi, in due mesi e mezzo, centomila: un'impennata. Come la spiego? In qual¬ che modo c'entrerà anche il film di Bertolucci. Ma c'è un'onda, ben più possente, che spinge verso i temi connessi con il buddhismo: già anni fa tutti i libri di Hesse pubblicati da Mondadori avevano venduto meno del solo Siddharta, la cui grande fortuna mondiale è comunque dei primi Anni 70. La nostra fascetta del '75 ricordava il milione e mezzo di copie vendute negli Usa». Esiste ancora l'edizione pirata? «Va avanti da anni. I napoletani, figurarsi se si son persi l'occasione. Abbiamo anche fatto una denuncia, ma non si risale mai a nulla. Adesso s'è aggiunta un'edizione pirata della Variante di Luneburg di Maurensig: è venuta fuori a Milano; vanno pure dai librai, non solo sulle bancarelle». Qual è il suo giudizio critico su Siddharta? «L'avevo letto da ragazzino e ne pensavo quel che penso ora: è un libro notevole». Calasso, dicono che il suo motto preferito è di Disraeli: «Mai spiegare. Mai giustificarsi». Può tuttavia spiegare di più? «Per capire Siddharta bisogna percepire il suo sfondo: quel momento grandioso di interesse per l'Oriente che si ha in Germania negli Anni 20. Per dare un'idea: l'editore Diederichs, che Hesse ammirava enormemente, pubblicò fra l'altro nel 1920 ChuangTzu e nel 1923 la grande edizione dell'I Ching fatta da Richard Wilhelm. Nel 1920 era uscita una importante, e tipograficamente bellissima, scelta di scritti buddhisti, curata da Dahlke. E' l'irruzione dell'Oriente in un'editoria alta ma non accademica. La stessa formula di Siddharta, che è del '22». Perché, secondo lei, tanto interesse per il buddhismo? «Non mi meraviglio: è una delle più stupefacenti costruzioni di pensiero; a parte il suo significato religioso, è una disciplina mentale, logica. I nostri strumenti occidentali hanno dimostrato una certa insufficienza: la realtà li travalica continuamente. Il buddhismo ha strade complicate e rigorose, ma non delude, vale il viaggio. Io ci vivo in mezzo: mi sono sempre occupato di testi cinesi e indiani. E Siddharta è un libro di nobile pedagogia, spesso scioccamente disprezzato dai germanisti. Chi ne è affascinato può passare ad altri testi, come Le gesta del Buddha di Asvaghosa, di suprema bellezza, o al Monte Analogo di René Daumal, sbalorditivo apritore di menti». Certi critici, come il tedesco Gert Mattenklott, dicono che ' «Siddharta» è un libro per adolescenti. «E' una scemenza, perché i suoi lettori sono di ogni età e i suoi temi sono la vita, la morte, il dolore, il desiderio. Un adulto è un rottame se non capisce che di questo siamo fatti». I critici parlano anche di esotismo pericoloso. «Un'idea comica. E' invece utilissimo, perché obbliga a confrontarsi con dimensioni che non si incontrano nelle esistenze un po' anguste». Domanda-gioco: Siddharta è di destra o di sinistra? «Non sto a questi giochetti. Hesse non è certo adattabile nella gabbia di un bravo marxista, ma questo va tutto a vantaggio di Hesse. I suoi avversari spesso non sanno riconoscerne l'altissima civiltà letteraria. Vadano a leggersi Una biblioteca della letteratura universale: se imparassero un po' di quello che sapeva Hesse...». Perché insomma Siddharta ha un successo così lungo? LA NUOVA ITALIA «H|51S1515lSia515151515l51515^ « « «DOMENICO VECCHIONI RAOUL WAIXENBERG L'UOMO CHE SAPrefazione di G pp. 176, I,. 20.00» La storia del diplomatico lo sterminio degli ebrei sparì nei gulag sovietici. EURA PRESS Ed Nostra [IIS] 20139 Milano - Via Gartl «Perché forse tocca qualcosa che importa molto. Il romanzo è costruito in modo non nuovo; decisivi sono i temi. Si dirà: ci sono mille altri libri con questi argomenti. Evidentemente ne parlano in modo meno efficace». Che cosa le piace di più? «La grazia, la trasparenza nel toccare le cose ultime. Non è facile. E c'è. E' una delle ragioni per cui attira lettori colti e meno colti». Direbbe che Siddharta è un libro-mito del nostro tempo? «La parola mito la uso meno che posso. Parlerei di caso febee». Ne trova altri? «Nulla di paragonabile. Il giovane Holdenl Non ha tale diffusione. I dolori del giovane Werther? Quello fu un libro che agì come un'epidemia. Goethe stesso ne era spaventato». Albert Camus le scrisse una dedica sulla sua copia de L'étranger: «Bonne chance». Era il '54, lei aveva 13 anni. Vede un qualche rapporto tra Lo straniero e Siddharta? «Un rapporto d'opposizione, nel senso che Lo straniero è la disperazione occidentale, mentre Siddharta sfocia in una forma di illuminazione. Due prospettive, due epoche». Chi è Hesse per lei? «Non me lo chiedo. Come Thomas Mann, è stato una figura notevole del nostro secolo: i due si guardavano a distanza, si sorvegliavano. Quando Mann scrive il romanzo più ambizioso, Doktor Faustus, Hesse fa II giuoco delle perle di vetro. Mann prova pure a fare un racconto come Siddharta: prende una leggenda indiana e scrive Le teste scambiate. Ma banalizza una storia metafisica riducendola a un caso psicologico. Il match questa volta lo vince Hesse». Claudio Alta rocca LVÒ 100.000 EBREI iovanni Spadolini o svedese che nel 1944 impedì di Budapest e che nel 1945 . Perché? Sarà vivo o morto? diz. Italiane - MILANO nuova sede: one, 29 - Tel. (02) 55.21.34.05 [FlJ

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