IL MARZIANO PIZZINGRILLI

IL MARZIANO PIZZINGRILLI IL MARZIANO PIZZINGRILLI 1 misteriosi «uomini secondari » i » DONNA ENIGMA PER CAMERANA Un caso nella Torino fine '800 Ginevra e il Cavaliere Un libretto verrà diffuso sui treni e nelle librerie, sugli autobus e nelle università, dopo essere stato distribuito la sera del 21 marzo al teatro Colosseo di Roma durante lo spettacolo «antiCavaliere» e del quale sarà una sorta di «catalogo» con pensieri, considerazioni, disegni. Ma di chi? Ma di tutti. Artisti di ogni genere, da Volponi a Eco a Berardinelli, da Cucchi a Moretti, ai due Guzzanti jr., da Kounellis, a Accardi, etc etc. Scelti da Ginevra Bompiani e Gianni Dessi perché «a noi piacciono per la loro integrità e libertà espressiva» come protagonisti di una serata «nata spontaneamente, senza schieramenti politici o aiuti economici» nella quale «ciascuno si misuri con le ragioni per non votare lo schieramento di destra raggruppato attorno alla figura di Berlusconi». Aiutateci, chiedono la Bompiani e Dessi, a «rafforzare il tentativo (disperato e fiducioso) di opporre pensiero e immaginazione al torvo imperio della "teleapparenza"». Cara gente, che ci fa ringiovanire: sembrano i cortei degli Anni 50 contro l'atomica grazie ai quali eravamo autorizzati a marinare la scuola. Allora credevamo fossero utili solo per quello. Però, chissà... HO letto Uscita di uomini secondari e non so bene cosa pensarne. Ho fatto ricorso alle brevi note di presentazione stampate nel risvolto di copertina e non ho trovato un vero aiuto. Insomma chi sono i uomini secondari! E di dove escono? Sono uomini veri rispetto agli uomini facsimile che incontriamo nella vita di tutti i giorni - come sembrerebbe suggerire il capitolo Venuta dell'imprecisione) Sono uomini che non hanno ancora acquisito la consapevolezza di esserlo, quando per consapevolezza si intenda l'esercizio dell'arroganza, della prepotenza, della corruzione, della violenza? Sono uomini più vicini alle pratiche elementari del mondo della natura che non ai calcoli e alle astuzie della realtà sociale? Sono la nostalgia per gli uomini di una volta? Sono il desiderio di uomini venturi? Sono uomini che hanno tagliato la parte migliore (e più ingannevole) di sé (le buone maniere, la cultura, l'educazione, ecc.) decisi a recuperare la parte oscura e innocente dell'esistenza? Sono, come si legge nel risvolto di copertina, esempi di una umanità che smette di considerare la propria vita come rivendicazione di sogni? Tra tutte queste ipotesi non riusciamo a riconoscere la giusta (anche perché sono ipotesi di fatto coincidenti: tutte rappresentano un quadro e una denuncia dei disastri connessi all'ordine in cui viviamo). E i uomini secondari, chiunque siano, di dove escono? Escono dal mondo delle apparenze, che è il regno dell'ipocrisia, dell'imbroglio, dell'odio mascherato, dell'oppressione? Escono dal mondo della realtà, che è il regno della giustizia che assolve, della libertà che opprime, del diritto che nega? Escono, come è scritto nel risvolto di copertina, dall'epoca del nichilismo realizzato? Dunque, chiunque siano i uo- Nuovi Argomenti ospita la Baracca Molti editori gli avevano risposto picche, con una decisione, annota Siciliano, «spesso sofferta, anche controversa». Siciliano allora decide di uscire allo scoperto. E il testo integrale di La baracca, il romanzo di sangue e di stupro, di emarginazione e di vita disperata, opera seconda di Andrea Carrara, occupa praticamente l'ultimo numero di Nuovi Argomenti. Non solo non passa inosservato, ma mentre Theoria annuncia che lo pubblicherà a settembre, Marco Risi ne sta facendo un film che porterà alla Mostra di Venezia. Nell'impasto linguistico straordinario tra «i gerghi degli spuri parlanti del Lazio orientale» si consuma l'orrore di un crimine vissuto per la prima volta dalla parte dei maschi carnefici. «Il che significa - dice Risi - trovare un elemento in più di drammaticità, che è la pietas anche per i carnefici. So che questo provocherà reazioni, ma è così». Mirella Appiotti mini secondari e qualunque sia l'uscita cui anelano si pongono nel ruolo di personaggi in qualche modo positivi impegnati in un proposito di salvezza (cioè personaggi che hanno per implicito l'intenzione di recuperare ciò che gli uomini hanno perduto o non hanno mai avuto: che sia la condizione di elementarità o di innocenza, di verità o di felicità). Dobbiamo concludere che questa uscita di Clio Pizzingrilli, nonostante la scelta di una scrittura in controtendenza, che rifiuta le strutture del discorso coerente e apre spazi alle sorprese di una libera costruzione, non è altro che un romanzo a tesi, uno svolgimento esemplare, facilmente appesantito di troppo buone intenzioni? E di questa sua natura porta gli inconvenienti qui mal nascosti dall'uso spregiudicato del linguaggio? Certo l'impasto linguistico è davvero notevole, con i suoi colori spessi e quasi a grumi, le sue tonalità irresistibilmente sombres, i suoi riflessi ferrosi. Non dimentichiamo che Pizzingrilli è anche un pittore che nei colori predilige l'aspetto materico e la pennellata sicura. Così usa anche le parole: che piuttosto che descrivere edificano; piuttosto che spiegare disegnano immagini «... io ho questi due orecchi, che formano una coppia di gemelli, tiraci dentro parole che possa comprendere e non sordi mugugni». «L'idea che mi sono fatto è questa: non posso restarmene chiuso dentro me, se non trovo subito aperta la porta di una casa non faccio che sostare sulla soglia della mia». Le pagine dell'Uscita sono dure e concrete: piuttosto che intrattenerti ti colpiscono: peccato che non tutti i colpi vanno a segno. DELUSI, al principio. Perché qui c'era materia per un courtroomthriller all'americana, un «caso» che fece scalpore grandissimo nella Torino borghese di fine Ottocento e di cui ancora mezzo secolo dopo si tramandavano le tragiche circostanze con esattezza decrescente ma quasi immutato sbigottimento. La famiglia Frassati. La famiglia Rizzetti. Cesare Lombroso. E quella povera signorina in vesti nebulosamente deamiciso-gozzaniane che precipita da un balcone di via San Quintino in un pomeriggio di giugno... Ma Oddone Camerana non è un narratore rettilineo e nella sua città preferisce, o s'inventa, percorsi circonlocutori e digressivi, resiste a quella rigida suggestione ortogonale opponendole tortuosità meditabonde. Offre del celebre processo quanto basta perché il lettore si raccapezzi, ma si vede che non gl'interessa ricostruirlo nel suo crescendo, diciamo così, hollywoodiano. Emma Frassati è un'isterica, una nevropatica che si è buttata di sotto in preda a raptus suicida, o si tratta invece di omicidio ad opera del suo fidanzato Luigi Rizzetti, violento, forzuto, impulsivo, probabile «criminale nato» secondo la terminologia dell'epoca? A indagare è un personaggio (di fantasia) laterale alla vicenda, Carlo Alberto Ponderano, frenologo positivista, assunto informalmente dal perito dei Rizzetti professor Morselli e incaricato non già di mettere insieme un rapporto da private-eye ma di raccogliere elementi anche vaghi, anche lontanamente e tangenzialmente connessi con l'ipotizzabile suicidio della ragazza. Ponderano si muove dunque in piena libertà d'immedesimazione e viene a sua volta pedinato dall'autore in una serie di vagabondaggi e riflessioni. Se si accetta il meccanismo, a tratti per la verità più involuto che erratico, si finisce passo passo per riconoscere che Camerana non ha tutti i torti a filtrare così laboriosamente i fatti. Di per sé, il mistero ha ben poco di romanzesco, in fin dei Oddone ( 'amemna conti. L'enigma non è tenebroso ma psicologico, ambientale, e allora gli sparsi dettagli che si vengono accumulando risultano necessari nonché assai remunerativi per il degustatore torinese. Il Rizzetti aveva a lungo convissuto, scialacquando per lei grosse somme, con una «strega matricolata», una prostituta dall'invidiabile nome (per un romanziere) di Vittoria Bré. L'incontro di lui con Emma Frassati è pretesto per un'ampia e malinconica visita nel Biellese, santuario di Oropa riccamente compreso. E troviamo i vecclii cortili cittadini destati dalle grida degli ambulanti, i pomeriggi dei fidanzati al caffè, la voga dell'ipnotismo a teatro e i nomi dei teatri perduti, la for¬ VENTICINQUE ANNI DI ATTIVITÀ Efflj AL SERVIZIO DELLA CULTURA M- UNA DISTRIBUZIONE ARTICOLATA SgJ SU TUTTO IL TERRITORIO NAZIONALE Selezioniamo testi di narrativa, poesia, saggistica d'ogni genere; testi di psicologia e psicopatologia; di teatro; libri di viaggio e d'ogni altra specie. L'EDITORE È IL SUO CATALOGO: CHIEDETECELO! Sottoponeteci i vostri testi per un giudizio za erculea del Rizzitelli che solleva per le cosce l'austero e futuro suocero, le belle pagine sulle acque e sui Bagni Pubblici di Torino (istantanea di Cesare Lombroso che sale tre gradini e scompare oltre le decorazioni assiro-babilonesi). Indizi e prove circostanziali, si chiamano nei polizieschi, e che non portano a una verità definitiva. Camerana interviene, annota, precisa in corpo minore l'attuale stato dell'ex Strada dei Morti, dal ponte Isabella a San Vito, del foro boario di Moncalieri, o cita i versi «decadenti» del suo antenato Giovanni, tira in ballo Oliver Sacks, Kafka, Gardel, Gracian, ora tenendosi a debita distanza dal suo compassato inquirente, ora soffiandogli sul collo, ora come guidandolo in quelle nebbie ipotetiche. Ma se nebbioso è l'esito e oscillante resta il nostro verdetto di lettori (fu suicidio o assassinio?), per contro quel tempo, quell'atmosfera, quella cultura, quella Torino del 1889 riemergono dai tormentati frammenti con una consistenza dolorosa, inattesa. Carlo Frutterò Franco Lucentini Oddone Camerana Contro la mia volontà Einaudi pp. 196, L. 18.000 RICE - MILANO, Italiane - MILANO

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