Un monsignore re dei viaggi

Un monsignore re dei viaggi Un monsignore re dei viaggi Il Vaticano ha preparato un libretto-vademecum per i sacerdoti del 2000 la forza d'animo, l'amore per la giustizia, la fedeltà alla parola data, la coerenza con gli impegni liberamente assunti». E inoltre, in questo quadro da gentiluomno vittoriano, è opportuno che rifletta «sul suo comportamento sociale, sulla correttezza delle varie forme di relazioni umane, sui valori dell'amicizia». Infine, pratichi la «signorilità del tratto». Non meno esigente appare il Direttorio dal punto di vista intellettuale. Ammettono, gli estensori della guida, che forse la prepara¬ zione dei sacerdoti non è sempre eccellente nelle materie «umanistico-filosofiche». Ma provvedano i presbiteri a colmare la lacuna, e una trattazione speciale deve essere riservata alle questioni poste dal progresso scientifico: «Non do- vranno esimersi dal tenersi adeguatamente aggiornati e pronti nel rispondere agli interrogativi che la scienza può porre nel suo progredire, non mancando di consultare esperti preparati». Ma di quante ore è la giornata di un parroco? E le tentazioni connesse con il potere? No alla tentazione di «spadroneggiare sul gregge», ma «costituisce una tentazione gravissima il cosiddetto democraticismo giacchè esso porta a non riconoscere l'autorità e la grazia capitale di Cristo e a snaturare la Chiesa, quasi che questa altro non fosse se non una società umana». Non parliamo poi di politica: il sacerdote «non può avere parte attiva in partiti politici o nella conduzione di associazioni sindacali, a meno che a giudizio dell'autorità ecclesiastica competente richiedano la difesa dei diritti della Chiesa e la promozione del bene comune». Mons. Sepe ha citato il caso di Don Sturzo. Che comunque qualche fastidio lo ebbe. Altre raccomandazioni: vestire l'abito ecclesiastico sempre, non essere retorici, dare spazio ai simboli liturgici, non affidare «mansioni ecclesiali» ai preti che hanno lasciato: per loro «preghiera e penitenza». LA «RIVOLUZIONE» GIUDICATA DALLE TONACHE MONS. TONINI BAGET BOZZO «Conta l'idea» «Concordo» «Attenzione a dire che il prete dovrà andar sempre vestito con l'abito talare, in realtà spiega mons. Ersilio Tonini - il documento del Vaticano specifica che occorre un abito che renda il sacerdote immediatamente riconoscibile agli occhi della comunità, e potrebbe essere anche il clergy-man, o un altro vestito decoroso di foggia e colore decisi dal vescovo locale. «La politica? Certo che sono d'accordo sul divieto di farla direttamente, ma bisogna intendersi su che cosa significhi far politica. In un certo senso noi la facciamo indirettamente, e sempre, quando formiamo le coscienze di coloro che un domani saranno leader politici. E con Tangentopoli si è visto che fine fanno coloro che non sono stati ben formati: poveri politici allo sbaraglio, che subiscono tentazioni tremende e non sanno farvi fronte, perché non hanno una coscienza valida». «Sono pienamente d'accordo - dice Gianni Baget Bozzo - mi pare giusto che i preti non facciano politica. Io l'ho fatta, e per questo sono stato sospeso a divinis nell'85, per reazione alla linea dell'epoca del Vaticano, che era di esclusivo appoggio alla democrazia cristiana. Non mi sembrava cosa equa, perché le regole devono essere uguali per tutti: o un prete può far politica per chi vuole, oppure non deve farla mai. Se ora hanno deciso per quest'ultima ipotesi, hanno perfettamente ragione. Per quanto mi riguarda, sarò deputato europeo del psi fino a giugno, poi si vedrà, magari decideranno di cancellare la sospensione... L'abito talare? L'ho portato fino alla sospensione, poi ho smesso, sostituendolo col clergy-man, per evidenti ragioni: ma sono d'accordo anche su quello, un prete deve vestire sempre così». Marco Tosarti % ;

Persone citate: Baget Bozzo, Cristo, Ersilio Tonini, Gianni Baget Bozzo, Sepe, Tonini