I testimoni spararono in 2 di Enrico Benedetto

/ testimoni: spararono in 2 / testimoni: spararono in 2 TEL AVIV. Baruch Goldstein non fu l'unico ad aprire il fuoco sui fedeli islamici nella grotta dei Patriarchi, aveva almeno un complice: questa la versione della strage di Hebron fornita ieri da testimoni palestinesi alla commissione d'inchiesta israeliana. Le loro deposizioni sono in aperto conflitto con la tesi delle autorità israeliane, secondo cui a sparare fu solo Goldstein. Tutti i testi ascoltati nella mattinata - Mussa al-Jamal (19 anni), Muhammed Musbah al-Jabari (29), Sallah al-Jabari (25) e Abdel Hafez Jabari (70) - hanno confermato di aver udito raffiche di mitra provenire da due direzioni diverse nella moschea. «Gli spari proseguivano hanno detto - anche mentre Goldstein era impegnato a sostituire il caricatore». Sul fronte libanese, quattro razzi katyusha sono stati lanciati ieri verso il territorio di Israele. [Ansa] Cinquantamila algerini hanno sfidato i terroristi islamici senza significativa. E' che i dimostranti rimproverano a Zerual e ai suoi uomini - in particolare Kemal Rezzag-Bara, il responsabile dell'Osservatorio sui diritti umani - di voler cercare un compromesso con l'oltranzismo musulmano, come testimoniano le liberazioni anticipate di alcuni reclusi e il pressante invito al dialogo che il neopresidente rivolge da qualche settimana alle frange meno fanatizzate del Fis. Voci incontrollabili danno per vicina una gigantesca amnistia politica. Sarebbe una capitolazione, sentenziano le donne e i ragazzi di Algeri. In effetti, per un governo ne¬ goziare la tregua quando il bilancio giornaliero degli omicidi si fa epidemico (200 nel solo Ramadan, il triplo del '93) è assai difficile senza venir meno a prerogative e funzioni istituzionali. E gli oltre 100 morti il weekend passato sono lì a ricordarci che l'escalation progredisce inesorabile. Nove giorni fa, mille detenuti sono evasi dalla prigione militare di Tazult, grazie a complicità e appoggi esterni. Alcune centinaia li avrebbero uccisi o arrestati esercito e forze dell'ordine nei giorni successivi, se crediamo ai resoconti ufficiali, messi spesso in dubbio da osservatori autonomi. E lo stillicidio di ca¬ daveri prosegue. Anche ieri, mentre Algeri sfilava, i bollettini annunciavano 9 vittime in varie zone del Paese. Primo obiettivo «storico» per i terroristi con il Corano in tasca furono le alte gerarchie statali - a partire dal presidente Boudiaf, assassinato durante un meeting - e gli oppositori dell'islamizzazione algerina. Poi arrivarono scrittori, intellettuali, sociologi (chiude la lista, provvisoria, il drammaturgo Abdelkader Allula, spirato in un ospedale parigino il 16 marzo dopo il vano trasferimento in aereo-ambulanza), infine i giornalisti. Lunedì, un attacco all'«Hebdo Libere» che poteva concludersi con una strage ancora più ampia ha fatto due morti e diversi feriti, portando a 12 il numero delle vittime nella categoria. E non dimentichiamo gli stranieri. Francesi, tedeschi, italiani e, in generale, gli occidentali. L'offensiva nei loro confronti risale all'autunno scorso. I cadaveri sono già una quindicina. Per le donne del corteo, dimenticare la carneficina e tendere la mano ai guerriglieri di Allah sarebbe blasfemo e inutile. Ma l'establishment algerino non pare ormai condividerne se non verbalmente la determinazione. Enrico Benedetto

Persone citate: Abdel Hafez Jabari, Abdelkader, Baruch Goldstein, Boudiaf, Goldstein, Kemal Rezzag-bara, Muhammed Musbah, Sallah

Luoghi citati: Algeri, Israele, Tel Aviv