Berlusconi: cacciatelo dall'Antimafia

Berlusconi: credatelo dall'Antimafia Berlusconi: credatelo dall'Antimafia «Lui e ilpds avevano costruito il complotto» ARCORE. E dopo il giorno dell'ira, la resa dei conti. Silvio Berlusconi chiede «la sospensione» di Luciano Violante, anzi «di quel fazioso uomo di apparato che è Violante». Scrive ai presidenti di Camera e Senato, a Scalfaro, chiama a raccolta giornalisti e tv, vuole, anzi «esige», che Violante («caduto miseramente nella trappola che aveva preparato») venga cacciato dalla presidenza della commissione antimafia. Denuncia «la macchinazione a tre stadi», insomma il complotto. Detta: «Da mesi Violante ha cercato in ogni modo, mettendo in opera una rete di relazioni costruita al riparo delle sue funzioni parlamentari, di scatenare una campagna contro Forza Italia, contro me e.i miei più stretti collaboratori». L'altro giorno Berlusconi e i suoi uomini stavano ancora in difesa, per metà iracondi, per metà ipnotizzati dalla pesantezza delle accuse e da quella che sembrava un'offensiva giudiziaria a tutto campo: Publitalia messa sotto inchiesta dalla procura di Milano, e poi Dell'Utri, pericolosamente inseguito da un tam tam di indiscrezioni che parlavano di mafia e narcotraffico. Poi ancora il sospetto di una contiguità tra Forza Italia e gli uomini delle cosche. Poi le dichiarazioni del ministro dell'Interno Nicola Mancino. Poi le insinuazioni di Occhetto. Insomma un accerchiamento. Ieri, finalmente, il contrattacco. Per una decina di ore Berlusconi e i suoi si fanno girare tra ICOMIZB DEI DIVI TV le mani le lunghe dichiarazioni che Violante ha rilasciato alla Stampa, le studiano, aprono un piccolo fuoco di sbarramento con i pedoni (Ombretta Fumagalli Carulli, Marco Taradash, Altero Matteoli, tutti pronti a chiedere «le dimissioni di Violante») poi fanno entrare in scena il Re, per il botto finale. Convocazione in via d'urgenza nel villone di Arcore, clima da grande occasione, facce scure, ma in verità rilassate. Hanno «preso» Violante (cioè il pds) e stavolta se lo tengono ben stretto. Berlusconi va secco al punto: «Questa volta facciamo i nomi e i cognomi. Il complotto c'è stato e siamo in grado di ricostruirlo. Propriamente si tratta di una macchinazione a tre stadi che i comunisti hanno ordito a nostro danno, ma che per fortuna si ritorcerà contro di loro. Ho qui la mia dichiarazione». Inizia così: «Mi sono accorto negli ultimi giorni di campagna elettorale che non mi batto contro un normale avversario politico. Il pds e i suoi apparentati sono già nei gangli dello Stato e ne fanno un uso liberticida». Continua: «Le accuse diffamatorie dell'onorevole Violante ora si rivelano per quello che sono, una catena di falsi e di provocazioni politiche che poggiano su un uso deviato e illegale di pezzi dell'apparato dello Stato e della burocrazia giudiziaria». «Dopo che magistrati autonomi e responsabili hanno affondato come chiacchiera diffamatoria le presunte notizie di reato riguardanti Dell'Utri e la gestione Mentana, che certe dichiarazioni «sono discutibilissime per !a forma, ma non stupiscono. O forse credevate che Vianello votasse Bertinotti?» Come vota, non dice. «Perché dovrei? Solo perché sto in tv? Aspetto che i direttori di quotidiani dicano per chi votano loro». Sposini no, non è d'accordo. «Certe "levate di scudi" sono preoccupanti, da non sottovalutare. I casi sono due: o è stato suggerito di prendere posizione, il che è possibile, data la strana coincidenza. Oppure sono iniziative autonome: mi sembra addirittura peggio, questa identificazione fra azienda e partito. Inquietante». In compenso Raitre è molto attiva contro Berlusconi... «E' diverso per la satira. E' dichiarata, si rivolge a un pubblico avvertito. Lo sport, il quiz sono più pericolosi». Tenta di addolcire gli animi ed esclude «ogni strategia di violazione di equità» il direttore di Canale 5 Giorgio Gori. «L'atteggiamento di alcuni personaggi storici delle nostre reti in favore di Berlusconi è giustificabile con la condizione di pressione psicologica cui il gruppo Fininvest è sottoposto in della Standa di Catania, Violante ha commesso un'imprudenza che gli si rivolta contro. Ha cercato di strumentalizzare un cronista della Stampa a Montecitorio e imbeccandolo con presunte rivelazioni, che se vere sarebbero state comunque espressione di un uso illegale e di parte della magistratura, su inchieste riguardanti traffici di armi e droga presso la procura di Catania. Una nuova smentita ha posto fine all'ennesima imboscata elettorale, di cui non è difficile individuare il mandante nel leader del cartello delle sinistre». Quello del «mandante» Occhetto, dunque, è il secondo nome pronunciato da Silvio Berlusconi, un attimo prima della raffica finale: «E' intollerabile che i presidenti di Camera e Senato assistano nell'indifferenza a un uso così spregiudicato e di parte delle prerogative e del nome di una commissione parlamentare che dovrebbe fare la lotta alla mafia e non la campagna elettorale contro Forza Italia. Per questo faccio appello...». E' la richiesta di dimissioni: «Che un nostro legale, in questo preciso momento, sta consegnando a Spadolini, Napolitano e, per conoscenza, al presidente Scalfaro». Berlusconi prende fiato, chiude le due cartelle di esternazione e ricapitola le fasi del complotto. Comincia da lontano, lo scorso gennaio, quando Violante dichiarò a un quotidiano tedesco «che un'eventuale vittoria elettorale di Forza Italia favorirà la mafia». Una settimana più tardi (ecco il terzo nome) «il sostituto procuratore Gherardo Colombo fa scattare le indagini sulla Fininvest e chiede che venga arrestato Dell'Utri». Il 19 marzo nuova raffica di voci «secondo le quali alcuni pentiti di mafia avrebbero fatto il nome di Dell'Utri e il mio». Subito dopo, «proprio nel giorno del mio arrivo a Palermo», sono state accreditate nuove voci: «Che la procura di Caltanissetta stava indagando su Dell'Utri, che la Fininvest era coinvolta in indagini su traffico d'armi, traffico di droga, riciclaggio di denaro». Tutte cose, dice Berlusconi, «affondate come chiacchiera diffamatoria» da «magistrati per bene» e che le illazioni di Violante avrebbero dovuto perfezionare: «Ma questa volta ai comunisti è andata male». Il complotto dunque. E il ministro Mancino se lo è dimenticato? «No, il ministro ha smentito e io gli voglio credere». Alle smentite di Violante non crede? «No. Le frasi riportate sono molto lunghe, articolate, piene di particolari. Come fa a smentirle?». Berlusconi vuole chiudere in fretta e godersi il suo trionfo a cinque giorni dal voto. Dice: «Sì, credo proprio che il pds, una parte della magistratura e la stampa nemica abbiano orchestrato questo accerchiamento. Oggi, per il bene dell'Italia, lo abbiamo svelato». E dalla nebbia serale di Arcore va in onda l'inno della vitto- Pino Corrias

Luoghi citati: Arcore, Caltanissetta, Catania, Italia, Milano, Palermo