«L'Onu deve punire Pyongyang»

Chiusi ai controlli Aiea gli impianti sospetti, si riunisce il Consiglio di Sicurezza Chiusi ai controlli Aiea gli impianti sospetti, si riunisce il Consiglio di Sicurezza «L'Onu deve punire Pyongyang» Sos per l'atomica di Kim I Hi WASHINGTON Pyongyang, l'atteggiamento è stato diverso. Il governo comunista ha ripetuto che gli impianti presi di mira dall'Aiea non hanno nulla a che fare con il nucleare e ha rinnovato la minaccia di togliere la propria adesione al Trattato internazionale per la non-proliferazione. Mentre a Seul il governo della Corea del Sud paventa sempre più apertamente un'invasione da parte della Corea del Nord, quest'ultima denuncia, invece, una comune attitudine «da Guerra fredda» nei suoi confronti da parte del Sud assieme agli Stati Uniti. E così, mentre ciascuno denuncia l'aggressività dell'altro, la tensione cresce e, con essa, il rischio di un incidente. Seul è a sole 30 miglia dal confine e appare quindi molto vulnerabile. Così i sudcoreani hanno chiesto agli Stati Uniti il veloce dispiegamento di numerose batterie di missili antimissile «Patriot». Il presidente Kim Young-sam ha ordinato a tutte le truppe, 650 mila uomini, di tenersi «in stato di allerta» e ha annunciato per il suo ritorno da un prossimo viaggio in Giappone e Cina l'avvio di una grossa esercitazione congiunta con gli americani lungo il confine. L'esercitazione, chiamata «Team Spirit», spirito di squadra, è giudicata dai nordcoreani un'inaccettabile provocazione. Sulla risoluzione contro la Corea del Nord, la Cina, come gli americani prevedevano, si è limitata a un'astensione. Solo la Libia ha votato contro, mentre la Francia non ha partecipato al voto perché avrebbe voluto fin da ora una presa di posizione più dura. Dal Giappone, dove si trovava in visita, il ministro degli Esteri russo, Andrei Kozyrev, ha detto che la comunità internazionale «deve insistere con fermezza» per costringere la Corea del Nord a onorare i suoi obblighi. DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La lunga e tortuosa vicenda del rispetto del Trattato internazionale per la non-proliferazione nucleare sta per arrivare a una svolta finale, che può anche essere drammatica. L'Aiea, l'agenzia dell'Onu per il controllo dell'energia atomica, ha votato ieri una risoluzione che impone alla Corea del Nord di «consentire immediatamente» approfondite ispezioni a alcuni suoi impianti, sospettati di produrre armi nucleari. La risoluzione, voluta soprattutto dagli Stati Uniti, ma sostenuta anche dalla Russia, è stata subito mandata al consiglio di Sicurezza dell'Onu, che, in caso di mancata obbedienza da parte del governo di Pyongyang, potrebbe presto decidere sanzioni economiche punitive. Ma, nel frattempo, sale di nuovo pericolosamente la tensione tra le due Coree. Bill Clinton, da Miami dove si trovava ieri, ha cercato di buttare un po' d'acqua sul fuoco. «Non ho alcuna intenzione di aumentare la tensione - ha detto il Presidente degli Stati Uniti - voglio solo gestire questo problema in modo fermo e controllato. Vediamo adesso quello che faranno loro, non sono stati molto ragionevoli». Clinton ha detto che le sanzioni possono certamente essere evitate e ha espresso «una certa speranza» riguardo al futuro atteggiamento del governo nordcoreano. Ma, almeno per il momento, si tratta di una speranza non ancora fondata su fatti. La reazione deel governo nordcoreano alla decisione dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica è stata duplice. A Vienna, nella seda dell'Alea dove il comitato di 35 membri decideva la risoluzione, il rappresentante nordcoreano, Yun Ho-Jin, ha pronunciato quello che molti diplomatici hanno definito un discorso «difensivo». Ma a Visto che la nazione più isolata del mondo, ciò che la Corea del Nord può fare per cercare di superare la crisi economica che l'attanaglia ò affrontare la comunità internazionale con l'unico strumento che il suo moribondo sistema ha ancora a disposizione: il presunto possesso di armi nucleari. Paradossalmente, i nordcoreani considerano la minaccia nucleare nella realtà del dopo-Guerra Fredda come l'unica arma diplomatica per sfuggire all'isolamento internazionale a cui si sono condannati e per stabilire Paolo Passarini mantenere ferma, certo, la linea di risanamento dei conti pubblici, ma al riparo dal fondamentalismo di chi, nel nome di un astratto rigore, drammatizza buchi di bilancio dovuti soltanto al ritardo ed alla gracilità di una ripresa che tutti speravano più sollecita e robusta. La notizia di buchi di questo genere non ha mai turbato i mercati che esprimono il grado di fiducia nel futuro della nostra economia e dei suoi equilibri monetari e finanziari. Gli stessi mercati sono stati turbati, invece, quando la dialettica elettorale ha prodotto approssimazioni e facilonerie che hanno sollevato dubbi sulla continuità delle politiche che da un paio d'anni a questa parte hanno presieduto alla gestione della finanza pubblica. Se oggi si intravede un barlume di ripresa, si deve anche ai criteri che hanno affermato e seguito i due ultimi governi, anche se, nelle circostanze sfavorevoli che hanno incontrato, i risultati quantitativi non sono stati sempre quelli sperati. Tra questi criteri vi è anche quello che considera controproducente prelevare dal sistema economico quelle entrate che fossero mancate proprio a causa della sua perdurante depressione. Un criterio consolidato, dunque, che neppure le tensioni preelettorali dovrebbero indurre a rimettere in discussione. LA RIPRESA TRISTE solo per l'Italia - il superamento della fase di massima depressione congiunturale veniva prontamente moltiplicato da fattori psicologici che provvedevano a proiettare quel mero evento statistico lungo la curva di un nuovo e robusto ciclo espansivo. Oggi non è così. La svolta è tenue, quasi impalpabile; troppo esile per fare dell'ottimismo un fattore propulsivo. Quella che si sta profilando, infatti, sarà una ripresa basata sulla domanda di prodotti vecchi o maturi, quindi fragile perché esposta alla concorrenza di prezzi dei Paesi emergenti. Sarà dunque una ripresa che aprirà spazi molto risicati ad un recupero dei profitti e spazi quasi nulli ad un riassorbimento della disoccupazione. Ecco perché, oltre che fragile, sarà anche una ripresa triste, priva di gioia e di ampie prospettive. L'economia italiana, come quella europea, è paragonabile ad una persona anziana che abbia superato una grave malattia, ma non per questo può annullare i tanti acciacchi dell'età, e non per questo può ritrovare l'energia e gli slanci dei trent'anni. Ecco perché continueranno ad essere indispensabili cure tempestive e calibrate per Alfredo Recanatesi E' improvvisamente mancata all'affetto dei suoi cari IL CAVALIERE Alessandro Marocco Silvia Arata ved. Tornati e mancalo all'affetto dei suoi cari Piercarlo, Elida, Greta, Oscar Funerali mercoledì 23 marra, ore 10 parrocchia Madonna delle Rose. Lo annunciano i figli Sergio e Elisa, il genero Gianni Laurent! la nuora Franca Bosca. i nipoti Cristina. Luca. Giorgio e Alessandro Funerali mercoledì 23 marzo ore 11,45 parrocchia San Massimo Torino. 20 marzo 1994 Partecipano alfettuosamente al lutto Margherita. Renzo Bosca. Walter. Marilena. Marco. Elisabetta. Benedetta Bosca Cristiano e Diana ricorderanno sempre con affetto la caia amica Torino, 21 marzo 1994. Il Gruppo Anziani Atm partecipa al lutto per il decesso del socio Nicola Di Tonno Torino, 21 marzo 1994 Il liglio annuncia che Teresa Calosso Luciana Gallo saluta per l'ultima volta le persone vicine. Roma. 22 marzo 1994 — Washington, 21 marzo 1994 I Hi Hi Tecnici nell'impianto nordcoreano sospettato di produrre armi nucleari. In alto: Kim II Sung TIENANMEN m