Comunicato della Procura

Comunicato della Procura Comunicato della Procura PALERMO. I magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Palermo hanno diffuso un comunicato in cui, «ricordato l'inderogabile dovere della magistratura, in uno Stato di diritto, di svolgere le proprie funzioni con assoluta indipendenza ed autonomia, avendo come unico scopo l'accertamento della verità nel rigoroso rispetto delle garanzie; ribadiscono che la Procura di Palermo continuerà, in piena unitarietà di intenti, ad adempiere come sempre il proprio dovere istituzionale, pur nella consapevolezza delle difficoltà e dei gravi rischi che ne conseguono, senza lasciarsi in alcun modo condizionare dai ricorrenti tentativi di interferenza e di isolamento, attuati anche con i metodi della insinuazione delegittimante, oggi diretti in particolar modo nei confronti del Capo dell'Ufficio, nel cui operato tutti i magistrati della D.D.A. si riconoscono». Paolo Borsellino derata da molti una città di frontiera. Aver scelto Palermo significa aver dato qualcosa in più: perché questa scelta? Forse ha risposto a una vocazione? «Nessuna vocazione, per carità, è una parola troppo grossa». E allora? «Senza retorica, io credo che dobbiamo guardare ai morti, cioè a coloro che hanno dato la vita adempiendo il loro dovere. L'elenco dei morti sarebbe lunghissimo, fino a Falcone, Borsellino, don Puglisi, per quanto riguarda la Sicilia. Insomma, dopo Capaci e via D'Amelio ho sentito l'esigenza morale e professionale di mettermi a disposizione e ho fatto domanda di trasferimento da Torino a Pa- Paesi occidentali». Intanto, non si corre il rischio che si arrivi al governo dei giudici? «Questa constatazione, che nasce dalla complessità della società, non ha niente a che vedere con il cosiddetto governo dei giudici, impropriamente evocato da qualcuno per fotografare una situazione molto complessa e che comunque personalmente riterrei una iattura, certo non una cosa auspicabile». Ma nella nuova Republica ci sarà una ritirata da parte della magistratura? «Non parlo di ritirata, dico soltanto che il riequilibrio tra i poteri è normalità: lo squilibrio è anomalia». Lei lavora a Palermo, consi¬ lermo. Senso del dovere o senso della sfida? «Non lo so, non tocca a me dirlo. Certamente c'entra il rispetto di sé. Quanto meno nel senso che se uno cerca di dire ai propri figli che le chiacchiere sono cosa sterile e occorrono anche comportamenti concreti, eppoi, in caso di emergenza non si comporta con coerenza, ecco, questo rispetto sfuma. Ma non è un problema soltanto di Palermo o della Sicilia, è assai più vasto. Lavorare in Sicilia significa certamente sottoporsi a una serie di sacrifici; vuol dire anche sovraesporsi per tutta una serie di profili; ma dà la possibilità di vivere con tante persone, magistrati, poliziotti, carabinieri, cit- La vicenda Bufalotta

Persone citate: Borsellino, Capaci, Paolo Borsellino, Puglisi