Andreotti il tempo è galantuomo di Paolo Guzzanti

Andreotti: il tempo è galantuomo Andreotti: il tempo è galantuomo 'Aspetto da un anno di difendermi dalle accuse» «. 'A«. so che i pentiti mentono. Ammetterà che, sapendo io se sono o non sono innocente, sono in grado anche di sapere se quella gente ha o non ha mentito». E ha mentito? «Non soltanto ha mentito. Ma ha mentito in modo accorto, ben orchestrato. Ecco perché sono sicuro che qualcuno ha suggerito ai pentiti che cosa dire sul mio conto. Io sono e resto, malgrado tutte queste vicende, un uomo che ha fiducia nella ragione e nella verità. Le ripeto: il tempo è galantuomo e alla fine tutti i nodi vengono al pettine». Che effetto le fa, oggi, sentire usare il suo cognome in forma di «andreottismo» in questa campagna elettorale? - ^eh, insomma... Vabbè, fa parte tutto questo di un metodo di vita politica che io non ho mai condiviso e che non mi dispiace affatto di non avere condiviso». Replicherà? «Ho affidato ai miei avvocati. Se troveranno gli estremi, agiranno. Sa, tentare di ristabilire la verità avendo di fronte il nulla, senza dover o poter controbattere una prova, una testimonianza... Che posso fare? Neppure essermi tenuto alla larga da questa campagna elettorale è servito a sottrarmi dal tiro al bersaglio di gente come, LETTERA Caro Direttore, leggo le invettive di Orlando, sul contenuto diffamatorio delle quali lascio ai miei avvocati la valutazione. Non basta nemmeno la non partecipazione alla campagna elettorale per risparmiarmi le ire del Furioso. Io da un anno attendo che mi si dica un solo atto o comportamento nel quale possa configurarsi protezione della mafia. Alla fine la verità dovrà pur emergere e si scopriranno i suggeritori dei loquaci pentiti. Cordiali saluti come...». Orlando? «Quello lì. Ma insomma, in un anno qualcuno mi deve pur dire qualcosa che mi permetta di difendermi da gente come Orlando. Hanno detto che io aggiustavo i processi? Bene: quali? quando? E così via per tutto il resto. Io sono in attesa delle conclusioni e sono sempre qui che attendo». Senta senatore, che effetto fa vedere che oggi si usa il suo nome per indicare l'intera categoria del male? «Che effetto? A certi eccessi dovrei essere abbastanza abituato, anche se io non ho mai usato gli insulti e la diffamazione co¬ me arma politica. Le ho detto e le ripeto che il tempo alla fine premia. Quanto all'uso del mio nome dipende dal fatto che questa montagna di accuse lanciate contro di me non è sostenuta da un solo fatto. Così, in un'epoca di imbarbarimento, anche il mio solo nome in mia assenza viene usato come strumento di lotta politica». Giulio Andreotti è nel suo studio al Senato, tra cavi e riflettori di una televisione giapponese che è venuta a raccogliere un'inchiesta sull'Italia alla vigilia delle elezioni. La sua voce ha cambiato leggermente timbro in seguito all'operazione che ha subito ai seni frontali. E' un Andreotti affaticato quello che incontriamo e con qualche traccia di sofferenza addosso, non soltanto fisica. E' la prima volta che esce dopo l'operazione? «Quasi. Ancora sto un po' così così. Deve dipendere dalle anestesie: due e in tempi ravvicinati rappresentano un colpo serio». Più l'anestesia che l'operazione? «L'operazione è andata bene. Le anestesie sono terribili. La non giovanile età poi rende più vulnerabili». E i famosi mal di testa? Le leggendarie emicranie? «Molto meglio. Mia moglie sostiene che l'operazione con la mia emicrania non c'entra niente. Sta di fatto però che finora ho avuto mal di testa soltanto per un pomeriggio». E che vita fa adesso? «Quando me la lasciano condurre come desidero io, è una vita calma. Come vede, vivo come un uomo che non può difendersi e la cui onorabilità è alla mercè di altri». Però seguita a confidare nel tempo che è galantuomo... «Oh, sì. Vedrà. La verità alla fine salterà fuori. Ci vuole pazienza». Giulio Andreotti Paolo Guzzanti

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