Manette al re dei truffatori

«Jumbo-truffa» pesa 170 chilogrammi ma la stazza non gli ha impedito di sfuggire per anni agli ordini di cattura Preso alla stazione fermando tutti i pesi massimi che IBI" salivano sul treno Arrestato Salvioni, finto giornalista, esattore Rai, regista, produttore di film Manette al re dei truffatori Tra le vittime 7000 abbonati tv Lo chiamavano jumbo-trufi'a, per via della stazza, ma anche por le migliaia di raggiri messi a segno in tutta Italia. La sua specialità era l'incasso degli abbonamenti Rai: secondo gli investigatori ne avrebbe riscossi circa 7000 in una decina d'anni, incamerando centinaia di milioni. Convinceva gli utenti mostrando tessere e ricevute fasulle ma anche applicando uno sconto sul canone, 136 mila lire anziché 156 mila. Inseguito da nove ordini di custodia cautelare emessi da procure di mezza Italia, ricercato da quattro anni anche per via di tre condanne ormai diventate definitive, era stato accusato da Antonio Lubrano, nella sua trasmissione del mercoledì sera su Raitre. Il giornalista aveva messo in guardia i telespettatori: «State attenti. Un certo Salvioni, un uomo corpulento, incassa gli abbonamenti della tivù spacciandosi per funzionario Rai. L'ha fatto centinaia di volte. Se lo vedete, chiamate il 113». Angelo Salvioni, 44 anni, da Giussano (Milano), anagraficamente domiciliato a Seregno, era a Roma quando è andata in onda la trasmissione. Ha deciso di cambiare immediatamente aria: è salito sino a Torino, dove ha preso alloggio in un buon albergo del centro. Poi, da lì, ha continuato la sua attività di «esattore Rai» privilegiando la valli minori del Piemonte e della Valle d'Aosta, dove la ricezione del terzo canale Rai è talvolta difficoltosa. E dove, quindi, in pochi avevano avuto occasione di ascoltare l'appello di Lubrano. Ma la sua presenza è stata comunque segnalata, qualche giorno fa, alla Squadra Mobile torinese, tramite il Commissariato Madonna di Campagna: qualcuno lo aveva notato, ogni mattina, salire sui treni pendolari che partono da Porta Nuova. Anche lui raggiungeva il suo anomalo «posto di lavoro». C'era però un ostacolo al suo riconoscimento da parte delle forze dell'ordine: mancavano foto recenti e l'unico indizio era il suo peso, sui 170 chilogrammi. Così è stata confezionata una trappola anomala: sabato mattina i poliziotti (che per dissimularsi meglio si fingevano coppiette) hanno setacciato la stazione, bloccando mezza dozzina di pesi massimi. Non sono mancate le protesta (qualche innocente ciccione ha perduto il treno), ma e stato centrato il risultato. Il dottor Sergio Molino, capo della Buoncostume, è riuscito ad individuare il Salvioni, tradito dalle molte tessere (con nomi diversi) che portava con sé. Il truffatore agiva utilizzando quattro identità. Come Daniele Moretti era un revisore finanziario della Rai, consulente del ministero delle Finanze. Con questo nome firmava le bollette di incasso degli abbonamenti alla televisione. Come Marco Papa era invece un regista cinematografico di buoni trascorsi e belle speranze. Con un curriculum che lo diceva autore di film come «Le cose inutili» (Premio San Seba¬ stiani, «Al di là della strada», «Confesso che ho vissuto», stava reclutando caratteristi per una nuova pellicola. Doveva chiamarsi «Il duello», prodotta da Vittorio Cocchi Gori e distribuita dalla Penta Film, con attori di buon livello come Barbara De Rossi, Eleonora Brigliadori, Helmut Berger, Ninetto Davoli. I candidati alle parti marginali dovevano versare una somma per partecipare alla selezione: nella sua camera d'albergo sono state trovate decine di schede di aspiranti attori. Come Alessandro Di Palermo era invece un giornalista e press-agent romano con abitazioni a Roma e Milano, uffici a Roma, Milano, Torino, Bologna, Bari, ed anche a Parigi, Ginevra, Monaco e New York (addirittura sulla Quinta Strada). Munito di tessere fasulle, ma ben imitate (compresa quella di capo ufficio stampa della presidenza del Consiglio dei ministri) era riuscito ad ottenere numerosi accrediti veri, persino alla sede romana della Fao. Come Luigi Vecchia faceva invece il produttore cinematografico, con tanto di tessera Anica (Associazione nazionale industrie cinematografiche). Contattava giovani registi, probabilmente per spillare loro altro denaro. Parlando con il capo della Mobile torinese, Aldo Faraoni, Salvioni non ha cercato scuse. «Siete stati bravi, pensavo che non mi cercaste più» s'è limitato a commentare, molto cortesemente. Poi è andato in carcere, portando con sé un rosario e una copia della Bibbia. «Sono cattolico - ha spiegato - e non ho mai fatto del male a nessuno. La truffa non 6 peccato». Angelo Conti «Jumbo-truffa» pesa 170 chilogrammi ma la stazza non gli ha impedito di sfuggire per anni agli ordini di cattura Preso alla stazione fermando tutti i pesi massimi che salivano sul treno ASoutpr IBI" Angelo Salvioni, 44 anni, al momento dell'arresto. Sopra, alcuni dei documenti e delle tessere fasulli che utilizzava per i raggiri. Sotto, l'elenco dei suoi precedenti occupa oltre un metro di stampante