Sanscemo in Paradiso di Gabriele Ferraris

r Buono il livello del quinto Festival di canzoni demenziali Sanscemo in Paradiso Maurizia presentatrice sotto tiro TORINO. «Abbiamo vinto? Si vede che la gente non capisce niente». Non male, come discorso d'investitura. E' pur vero che il podio del Festival di Sanscemo esige consoni comportamenti: e Stefano Vinciguerra - leader della band riminese La Discarica dei 100 e 1 trionfatrice nella quinta edizione si adegua. La canzone, «Cronaca vera», è un inno al noto settimanale di notizie calde, e Stefano la definisce «un capolavoro, dato che l'abbiamo scritta noi». D'accordo, l'opinione degli autori è faziosa. Tuttavia «Cronaca vera» è un bel rock vascorossiano: niente di speciale, ma neppure ima fetecchia. Il giudizio sul brano vincitore può estendersi all'intero Festival, che sabato sera al Palasport di Torino ha centrato l'obiettivo di divertire cinquemila spettatori. Eccessivo e kitsch, però non dilettantesco. Un colpo d'ala, dopo un paio d'annate sotto tono, della rassegna dedicata alla «canzone demenziale». La musica, in ostentato playback, è a livelli di onesta decenza. E lo show fila via agile. Mitica la prestazione di Maurizia Paradiso, presentatrice nel mirino. Al Festival di Sanscemo il pubblico ama bersagliare con ortaggi assortiti chi sta sul palco. Stavolta i soliti cretini - non sono monopolio degli stadi - sfoderano armi proibite: patate, monetine, bulloni. Bilancio degli scontri: due feriti, non gravi. Cori maliziosi accolgono la malcapitata Maurizia de las Noches: «Oilalà oilalè / faccela tocca, faccela vede», invoca la ragazzaglia. E lei, inquietante transex casereccia: «Avercela, amore! E che te faccio vede?». Con simili premesse, incombe lo svacco. Invece la Maurizia - a parte le battutacce del tipo «e che mi tirate adesso, i finocchi?» - se la sfanga con dignitosa fifa. «Oh, m'avevano detto che lanciavano qualche verdurina - protesta - ma qui esagerano». Il cabarettista Cesare Vodani generosamente accorre in sua difesa: «Ho paura che mi arriva qualcosa in un occhio», sgrammaticheggia la Dotta de las Noches. «Le fate scoppiare una tetta», chiosa Vodani. Risolta l'emergenza-Maurizia, il Festival va alla scoperta dei suoi protagonisti: complessini e comici semisconosciuti. Qualche alzata d'ingegno: Paolo Saccardi, in arte Mike Elaveda, propone una lesta «pocket song» necrofila, «Buonanotte virgola amore». Dura mezzo minuto: almeno, non annoia. Curioso lo ska «Aprite per favore» dei Mai Dire Straits: i cantanti, Flavio e Marco, invocano in coro la riapertura dei casini. I due sono padre e figlio: una volta, a esprimere simili opinioni in famiglia si rischiavan le busse. Ai romagnoli Coppertoni va il «premio della critica»: nel senso che la canzone «Il mio cane» è criticatissima, con fischi e cori di «scemi scemi». Merita il secondo posto Gino Nardella: snocciola una filastrocca ittica («il branzino suona sempre due volte», «fatti un giro in vongola») intitolata, manco a dirlo, «Senza scampo». Terzo è Giò Lamiera (al secolo Pippo Romano) accompagnato dalle Tute Blues: cabarettista e metalmeccanico prima alla Lancia di Chivasso, adesso a Mirafiori - Romano canta in «Tuta Blues» l'epica quotidiana del baracchino, e conclude pensoso «ma adesso c'è crisi, non si può più sognare / perché di notte ci fan lavorare». Sanscemo si concede una spolverata d'impegno, con testi «calati nel sociale», come si dice. Vabbè, è successo pure a Sanremo. Nihil sub sole novum. A proposito di sole: arriva il superfluo Mago Gabriel. In vena di prodigi, il veggente saluta la folla portando la mano sinistra alla piega del gomito destro e agitando l'avambraccio a guisa di clava. Dev'essere un rito cabalistico. Meglio gli altri ospiti: Marco Carena accolto con oceaniche ovazioni, Tony Tammaro, i Powerillusi, un paio di comici innocui. Ma su tutti giganteggia Leone Di Lernia. In giacca nera di lamé, il «re del rock alle orecchiette» canta «Te s'è mangiata 'a banana / e du' salcicce». Ed è il massimo del minimo. Un Liberace pugliese, consapevole spazzatura: trash-cult di genio in un'Italia dove la spazzatura è abitualmente camuffata da arte, politica, creatività. Gabriele Ferraris Il gruppo vincitore: «La Discarica dei 100 e I » con «Cronaca vera»

Luoghi citati: Chivasso, Italia, Sanremo, Torino