Dieci miliardi ma senza panico di Alberto Papuzzi

il caso. Vallin e Ferrarotti ridimensionano la «bomba demografica» il caso. Vallin e Ferrarotti ridimensionano la «bomba demografica» Dieci miliardi, ma senza panico Nel2050 non saremo un formicaio il INCUBO demografico " torna a pesare sul futuro della terra. La popolazioi ne mondiale assomma —LI oggi a cinque miliardi e mezzo di persone, ma fra poco più di cinquant'anni sarà il doppio: dieci miliardi, secondo le proiezioni più ragionevoli messe a punto dalle Nazioni Unite. Già nel 2025 dovrebbe toccare gli 8,4 miliardi. Tornano d'attualità interrogativi che suscitarono un panico ecologico negli Anni Sessanta. Potrà il pianeta reggere una crescita di tali dimensioni? O l'umanità farà i conti con l'esaurimento delle risorse naturali? Quali conflitti potrebbe provocare la tumultuosa crescita? Saremo invasi da milioni di emigrati del Terzo Mondo? Significativo martedì scorso uno spettacolare titolo dell'Unità per la conferenza Onu su popolazione e sviluppo, al Cairo in settembre: «700 miliardi di uomini». Un dato mozzafiato ma del tutto fantascientifico. Sul problema il Mulino ha appena pubblicato un piccolo saggio, denso di dati: La popolazione mondiale, di Jacques Vallin, direttore di ricerca nell'Institut d'Etudes Démographiques di Parigi. «La modesta ambizione di questo libro - scrive l'autore nella nota introduttiva - è di fare il punto su un argomento che interessa tutti, in primo luogo le giovani generazioni, quelle che raggiungeranno l'età adulta nel prossimo secolo». In realtà Vallin comincia col rovesciare il tradizionale punto di vista: sappiamo veramente domanda infatti - che cos'è una popolazione di dieci miliardi? Quando nel 1960 eravamo all'incirca tre miliardi, l'idea di arrivare a sei miliardi alla fine del secolo sembrava intollerabile: i più pessimisti parlavano di «sei miliardi di insetti». In realtà oggi siamo vicinissimi a quella dimensione che sembrava catastrofica: «Ci si rendeva conto domanda Vallin - che si era davanti ad una previsione reale e non ad una inquietante eventualità?». Così quando l'Onu ci dice che fra cinquantasei anni saremo non sei ma dieci miliardi - 5,5 in Asia, 2,2 in Africa, 1,2 nelle Americhe, 490 milioni in Europa, 370 milioni nell'ex Urss e 41 milioni in Oceania - la previsione può sembrarci insostenibile, ma essa non rappresenta che un dato scientifico, una proiezione matematica: è la nostra cultura a farne un fantasma. «Credere che sia impossibile arrivare a dieci miliardi - scrive Vallin - significa ammettere o addirittura giustificare per il futuro la fame o il massacro su larga scala». No ai catastrofismi? No alle apocalissi? «L'incubo demografico è una drammatizzazione indebita - dichiara il sociologo Franco Ferrarotti, autore nel 1988 di un libretto, Cinque scenari per il Duemila, che si sta rivelando lucidamente profetico . Io sono contrario alle visioni apocalittiche per una questione di principio: perché non ò pensare, bensì fantasticare. Ciò non significa negare la gravità della questione demografica, che riguarda soprattutto il tasso di crescita. Ma non siamo di fronte a una curva esponenziale: l'andamento è sinusoidale, con alti e bassi, con recrudescenze e rallentamenti». Ma il mondo sarà trasformato in un formicaio? «Lo scenario del formicaio è una bella immagine letteraria molto lontana dalla realtà - risponde Ferrarotti -. La paura della bomba demo¬ grafica deve essere confrontata con indicatori sociali. Un piccolo miglioramento del tenore di vita in America Latina, in Africa e in India raffredderebbe sensibilmente lo sviluppo demografico. L'Italia insegna: il benessere ha portato a crescita zero. Una grande X è l'Aids in Africa: non c'è dubbio che finirà per decimare quelle popolazioni. Detto questo, il problema esiste, ma non è tale da evocare le grandi paure dell'Anno Mille». Dietro il dato nudo e crudo sei miliardi, dieci miliardi - bisogna invece saper vedere le dinamiche demografiche che accompagnano l'aumento della popolazione mondiale. «Un vero sconvolgimento» è rappresentato dalla trasformazione degli equilibri demografici: una tabella del libro di Vallin presenta l'elenco dei trenta Paesi più popolati del mondo negli anni 1950, 1992 e 2025. Fra quarant'anni sempre in testa Cina (1513 milioni) e India (1393 milioni), ma gli Stati Uniti (322) saranno incalzati, al terzo posto, da Nigeria (285), Indonesia (283), Pakistan (259), Bangladesh (223), Brasile (219), Russia (180). Nel 1950 quattro Paesi europei, Germania, Regno Unito, Italia e Francia, si collocavano tra i primi undici nel mondo, «ma tra quarant'anni - scrive Vallin - non saranno rispettivamente che 19°, 28°, 29° e 26°». Saranno superati da Iran, Vietnam, Etiopia, Filippine, Zaire, Egitto, Turchia, Tanzania e così via. Più in generale, la popolazione mondiale - se si arriverà ai fatidici dieci miliardi - sarà ripartita in maniera sproporzionata fra Paesi sottosviluppati e Paesi sviluppati: 8,8 miliardi contro ),2! Con questa ripartizione, avremo ancora l'attuale distribuzione delle risorse mondiali? Alberto Papuzzi Qui sopra il sociologo Franco Ferrarotti, studioso di scenari sulla popolazione mondiale