Cede il letto alla malata morente

Prato, una donna rinuncia al ricovero per consentire all'altra di finire la vita in pace Prato, una donna rinuncia al ricovero per consentire all'altra di finire la vita in pace Cede il letto alla inalata morente Atto di generosità per una vittima del cancro che stava trascorrendo la sua agonia su una barella L'ospedale da tempo nell'occhio del ciclone: troppi pazienti, poco personale, reparti nel caos PRATO. Alle 10 di sabato è iniziata la sua lunga agonia. Terribile, appoggiata su una barella lungo un corridoio d'ospedale. Ma solo nel primo pomeriggio una donna malata di tumore, allo stadio terminale, ha ottenuto il letto in corsia. L'ha avuto grazie alla pietà e alla cortesia di un'altra paziente, Franca Mati, che ha rinunciato alla camera, al comodino, all'armadio per continuare ad arrangiarsi sulla lettiga, con il paravento e i parenti intorno che bivaccavano. Quella donna di 58 anni, della quale si conosce solo il nome di battesimo, Tina, è morta 20 ore più tardi nel letto 35 del reparto di Medicina la, sezione 2a, donne. Storie frequenti all'ospedale di Prato, una struttura di circa 800 posti, da sempre insufficienti, con reparti nel caos, malati in rivolta, con personale disorganizzato e affannato. Un infermiere due mesi fa fu costretto a chiamare il «113»: i malati erano troppi. Lui era solo. Tina è stata ricoverata in condizioni disperate alle 10 di sabato. Era malata da tanto tempo di un tumore al fegato. Era arrivata alla fine, aveva solo 24 ore di vita. Impossibile ricoverarla nel reparto di oncologia dove le strutture consentono solo degenze per terapie. Non in grado di poter garantire l'assistenza necessaria per una fine decorosa e senza sofferenze atroci, le altre divisioni. L'unica possibilità era inviarla in Medicina, un reparto con 66 posti letto complessivi, praticamente sempre occupati. Il settore dell'ospedale con più problemi e con il maggior numero di pazienti in lettighe lungo i corridoi. Una barella e un paravento sono toccati a Tina e a suo marito che ha assistito muto e solo alla morte della moglie. Gravissimi i sintomi del male. Triste il viavai di medici e infermieri costretti a intervenire davanti ad altri malati, parenti, visitatori. Tutto questo è continuato fino alle 14, orario nel quale il letto 35 si è liberato: semplici dimissioni, la paziente era guarita. Quel letto, conteso da tre donne, doveva toccare a Franca, una signora di 47 anni, pratese, casalinga, madre di due ragazzi. Era stata ricoverata venerdì scorso, prima delle altre, per accertamenti su una probabile ulcera duodenale. Le era stata assegnata la solita barella con la promessa di un letto, forse, un giorno. Sabato aveva il diritto di precedenza. Ha rinunciato. Solo grazie a questo gesto Tina è riuscita a morire in condizioni dignitose, fuori dalla vista di estranei, assistita, curata. «Ho fatto quello che qualsiasi altra persona civile avrebbe fatto, viste le tremende sofferenze di quella donna». Franca ora gioca a carte assieme ad altri degenti. E' seduta tranquillamente nella saletta della televisione in fondo a quel reparto caotico. Non è più in barella. Nemmeno lei. Dopo la morte di Tina un altro letto si è liberato. Dimissioni. Questa volta le è spettato. Ma non avrebbe mai accettato il letto 35. Cristina Orsini Una corsia d'ospedale Il caso di Prato rilancia la questione del super affollamento

Persone citate: Cristina Orsini, Franca Mati, Storie, Terribile

Luoghi citati: Prato