A Saxa Rubra il giorno delle lacrime

A Saxa Rubra il giorno delle lacrime A Saxa Rubra il giorno delle lacrime Poi le recriminazioni: «Perché giravano così indifesi?» LA RAI SOTTO CHOC ROMA. Il cellulare squilla. Una, due, tre volte. Corradino Mineo, vicedirettore del Tg3, è a pranzo da amici. Risponde e riattacca quasi subito, livido in volto. «Vado a Saxa Rubra, Ilaria è morca», farfuglia e si eclissa. Lo hanno chiamato dalla redazione. Dove regna un c"ma greve, di desolazione. Rabbia? No, quella viene dopo. La rabbia degli inviati che protestano contro la Rai che non difende il loro lavoro. Quella dell'Usigrai, che chiede e ottiene un incontro con il direttore del personale, Giorgio Celli, che garantisce: «Ilaria aveva la scorta, le norme di sicurezza sono state rispettate». Adesso, ci sono solo le lacrime. Le lacrime che Bianca Berlinguer, impietrita, trattiene. Quelle a cui Andrea Giubilo, direttore del tg3, lascia libero sfogo. A informare Giubilo della morte di Ilaria Alpi, inviata in Somalia per il telegiornale della terza rete, e di Miran Krovatin, l'operatore ucciso con lei, è una collega di «Studio Aperto», Gabriella Simoni. Che chiama da Mogadiscio pochi minuti prima che le agenzie battano la notizia. E il direttore del tg3 si attacca al telefono per avvertire la famiglia. Ma la "linea è sempre occupata. Giubilo è sulle spine. «Studio Aperto», il tg Fininvest di Paolo Liguori va in onda. Giubilo impreca. La rabbia, sì, eccola lì la rabbia. La rabbia contro un mestiere, che è anche il suo, che può rendere insensibili. «Ma come questi danno la notizia senza nemmeno preoccuparsi di chiedere se la famiglia è stata avvertita. Odio questo modo di fare informazione. Si lo odio... non mi ci riconosco più», sbotta il direttore, che finalmente riesce a parlare con i genitori di Ilaria. E «Studio Aperto» è «assolto»: avevano avvertito il padre e la madre della Alpi prima di mandare il servizio. Ma il lavoro è lavoro. Anche il Tg3 deve preparare un'edizione speciale. E' Flavio Fusi, inviato degli esteri, ad andare in onda. Tra le lacrime. Ha parlato con la collega uccisa un'ora prima dell'agguato. «Era stanca, e nello stesso tempo allegra, ironica, come sempre. La sera prima avevo sentito il padre, che era preoccupato perché Ilaria non si faceva sentire da qualche giorno. Lo avevo tranquillizzato...». Al tg3 non riescono ancora a credere a quello che è successo. «La situazione in Somalia era tranquilla, c'erano stati periodi ben peggiori», mormora Paola Spinelli, responsabile degli esteri mentra guarda la scrivania della Alpi. Su cui troneggia un mazzo di fiori. Un omaggio che rende ancora più dolorosa la sua scomparsa. Giubilo continua a piangere. E' andato a trovare i genitori di Ilaria. «Mi hanno detto che lei odiava le commemorazioni. Faremo una cosa semplice». Come il Tg3 delle 19. Bandita ogni enfasi, la Berlinguer presenta, sobria e mortalmen¬ te pallida, i filmati dedicati alla vicenda: «Ilaria - dice avrebbe dovuto trasmetterci un servizio alle quattro del pomeriggio. Ma non vedremo più i suoi servizi». Al Tg3 si piange. E non solo lì. I giornalisti di Saxa Rubra, che oggi si riuniscono in assemblea, si chiedono se questa morte poteva essere evitata. Ilaria non aveva l'auto blindata. Ma il direttore del personale, Celli, spiega che in Somalia «non ce l'ha nessun inviato, nemmeno quelli della Cnn». Bastano queste spiegazioni? Al gruppo di Fiesole certamente no: «Questa vicenda - sostiene in un comunicato - è un'ennesima tragica lezione anche per un gruppo dirigente della | Rai che non ha voluto o saputo difendere i propri giornalisti, esponendoli a uno strumentale linciaggio da parte di chi vuole dare una spallata all'azienda pubblica». Maria Teresa Meli Il direttore del Tg3 Andrea Giubilo e la giornalista Bianca Berlinguer

Luoghi citati: Mogadiscio, Roma, Saxa Rubra, Somalia