Brecht gonfio di fiele, ma piace di Osvaldo Guerrieri

Brecht gonfio di fiele, ma piace Carignano: successo del Teatro di Genova che propone «Arturo Ui» Brecht gonfio di fiele, ma piace Sempre attuali i drammatici temi dell'autore Era il 1941 quando Bertolt Brecht compose La resistibile ascesa di Arturo Ui. Si trovava in Finlandia e aspettava il passaporto per gli Stati Uniti. Con quella favola politica, ambientata in una Chicago cinematografica dominata dalla truffa, dal gangsterismo e dal mitra, Brecht intendeva mettere in scena l'ascesa al potere di Hitler, che in quel 1941 era già il padrone d'Europa. Diceva che nulla è più distruttivo del ridicolo: disegnò quindi un mascheramento del Fùhrer al limite del grottesco, ponendolo al crocevia di una lotta per il controllo del commercio degli ortaggi. Inserì poi le sue nefandezze nella struttura del teatro epico, rubacchiando come al solito da dove poteva: dal «play medievale», dagli Elisabettiani, da Shakespeare. Ma quando, crollato il nazismo, Brecht ritornò in Germania, rifiutò di rappresentare Arturo Ui, ritenendo spento ogni interesse nei confronti di Hitler. La preoccupazione di Brecht torna immutata oggi che il Teatro di Genova propone al Carignano (fino al 27) il dramma della conquista del potere, che non si basa sulla forza delle armi, ma sull'abbraccio mortale tra assassini e potentati economici (Ui non potrebbe imporre la sua legge senza la complicità del ((trust»). Che può dirci, allora, questa metafora sanguinosa? Con che cosa può sorprenderci, visto che crediamo di sapere già tutto? Se riusciamo a liberare il dramma dalle sue scorie, dobbiamo constatare che Arturo Ui una sua attualità continua ad averla. E sta nel modo in cui Brecht immagina si costruisca un dittatore. Si veda, per esempio, la scena in cui Arturo prende lezioni da un attore sul modo di porgersi. E' una vera lezione di comunicazione, è l'apprendimento di una «affabilità» e di una «affidabilità» con cui è possibile mascherare qualunque natura. Assistendo a quella scena, quanti politici di oggi vi sentireste di citare? Se queste cose vengono fuori è per merito della regia di Marco Sciaccaluga, che è intervenuto sulla struttura del dramma, ne ha eliminato l'epicità a favore di una più generica, ma utile, drammaticità. Nell'essenziale impianto scenico di Giorgio Bianchi e Valeria Munari (una pedana che è di volta in volta città, aula di tribunale, tavola per banchetto) ha poi costruito un meraviglioso gioco d'attori che ha nell'umorismo acido di Eros Pagni il suo zenit di teatralità. Intorno a lui, con tinte più o meno livide, agiscono Vittorio Franceschi (Ernesto Roma), Ugo Maria Morosi (Givola), Virgilio Zernitz (l'attore) e Massimo Mesciulan (Dogsborough). Essi e tutti gli altri sono stati applauditi da un pubblico che non sempre accetta di buon grado questo Brecht ispido e rigonfio di fiele. Osvaldo Guerrieri

Luoghi citati: Europa, Finlandia, Germania, Stati Uniti