I segni di Boglione
Retrospettiva di grafica all'Accademia Albertina Retrospettiva di grafica all'Accademia Albertina I segni di Boglione In mostra un'esperienza che si è sviluppata tra le due guerre Ironici acquerelli di Comencini e lucido naturalismo di Perugia Pregevole rassegna dell'opera grafica di Marcello Boglione (1891-1957) all'Accademia Albertina di Belle Arti (via Accademia Albertina 6, sino al 30 aprile). Organizzata dall'Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte e daH'«Albertina», questa retrospettiva pone l'accento su un'esperienza che si è sviluppata tra le due guerre, com'è sottolineato nel catalogo delle Edizioni Masoero con testi di Angelo Dragone, Franca Dalmasso e Vincenzo Gatti, con una testimonianza di Francesco Franco e un interessante ricordo di Enrico Paulucci: «Ti rivedo ancora, caro Boglione, gli occhiali a metà del naso, intento a incidere lastre che s'infittivano di segni minuti». Nominato nel 1938 titolare della cattedra di Tecniche dell'Incisione all'Accademia, Boglione diede vita a una scuola di elevato livello artistico e rappresentata, in questa occasione, dall'acquaforte «Periferia» di Calandri e dall'acquatinta «Allotropia» di Franco, da ((Amanti di notte» di Ruggeri, «La scatola con la frutta» di Saroni e «Verso i Cappuccini» di Soffiantino. «Fiori» ( Le pagine incise di Boglione si collocano nell'ambito della tradizione piemontese che va da Fontanesi a Bozzetti, in una dimensione espressiva caratterizzata dalla rigorosa definizione delle acqueforti «Canale in strada del Fortino» del 1928 e «Torino-Piazza San Giovanni» del 1938, esposta alla XXI Biennale di Venezia. Alla Galleria «Micrò» (piazza Vittorio Veneto 10, sino oglione al 30 marzo) sono esposti disegni, acquerelli e tempere dal 1962 al 1993 di Eugenio Comencini. Si tratta di un diario grafico che delinea, talora con sottile ironia, luoghi personaggi e momenti di una personale «recherche». Del resto il tratto di Comencini si snoda con rapidità, con un gusto tipicamente francese, con una facilità che gli permette di cogliere l'espressione di Padre Turoldo o i tetti di IDanzica, il porticciolo di Santa Margherita o il Ponte Isabella a Torino. E in tale dimensione prende forma nota il poeta Giorgio Luzzi - un «momento itinerante» del suo discorso sempre in bilico tra espressione pittorica e narrazione. Accompagnata da un racconto di Ferdinanzo Albertazzi, la mostra di Vinicio Perugia alla Galleria «Davico» (galleria Subalpina 30, sino al 2 aprile) rivela il suo lucido naturalismo. In queste grandi opere i simboli del tempo, della terra, del lento scorrere delle acque, si commisurano con un realismo che pone in evidenza rocce incombenti, tronchi d'albero, viluppi di radici. [a. mi.] I «Fiori» ( 1925) è il titolo dell'acquaforte di Marcello Boglione
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