Furlan diventa grande

Il veneto, ex gregario di Argentili, conquista di forza nella classicissima i gradi di capitano Il veneto, ex gregario di Argentili, conquista di forza nella classicissima i gradi di capitano Furiai diventa grande Stacca tutti e trionfa a Sanremo SANREMO DAL NOSTRO INVIATO Avete visto quant'è bravo Giorgio Furlan? Al tormentoso quesito lo prendono o non lo prendono che ci siamo posti mentre scendeva dal Poggio verso Sanremo, bevendosi le curve come un uovo all'ostrica, abbiamo provato a rispondere come di certo stava rispondendo a se stesso il fuggitivo: neanche se montate su un aereo. Il timido, quieto, squisitamente educato Furlan, aveva deciso di vincere e ha vinto. Ah, i timidi, i ragazzi perbene, quando ci si mettono! Giorgio Furlan di Treviso ha 28 anni. E che cosa ha fatto prima di diventare il campione che sull'illustre salita della classicissima stacca tutti e se ne va solo al traguardo? Il gregario di Moreno Argentin. Era uno di quei gregari che avrebbero potuto benissimo impugnare il bastone di capitano se non si fossero imbattuti in un compagno spavaldo e brillante, nato protagonista, capriccioso e in possesso del dono della classe. Argentin trionfava; Furlan ne seguiva serenamente le mosse, imparava. Sapendosi forte, covava, ma senza dannarsi, il desiderio di spiccare il volo. Ci riuscì nella Freccia Vallone del '92, la sua rivelante annata: primo al Giro di Svizzera e primo nella tappa del Bondone al Giro d'Italia. Una stagione di assestamento, il '93, e la raffica di successi all'avvio del '94 culminata con la Tirreno-Adriatico. Era pronto per la Milano-Sanremo. Si è guardato intorno e ha detto: ho aspettato troppo, o mi va bene stavolta o rientro nella lista dei corridori che sognano. Allo striscione di via Roma, Furlan si è definitivamente tolto la maglia di luogotenente indossando quella di capitano. Cipollini secondo a 24" nella volata degli inseguitori; Baffi terzo, Zanini quarto. Il crepitante ciclismo italiano ha fatto macerie dei rivali stranieri il primo dei quali si chiama Hundertmark. Lo conoscete? No, ma non è un problema. La Milano-Sanremo ha gonfiato i muscoli salendo il Capo Berta. Qui Chiappucci è uscito scoppiettando dalla cuccia, ha preso slancio quando mancavano pochi metri alla discesa, ci si è versato tentando di ricalcare il guerriero di un tempo e di cui ha un non chiaro ricordo. Non gli è andata liscia. In picchiata s'è ritrovato con Bortolami alla ruota. In sei sono zampillati dal gruppo. Una breve caccia e poi tutti insieme a pedalare verso la Cipressa. Molti dei nobili, da Indurato al campione del mondo Armstrong, si affaccendavano pietosamente nelle retrovie. Furlan e Fondriest tenevano le posizioni di testa. E c'era anche Bugno in prima linea. E andava così forte che a un certo punto dietro a lui, in pieno fervore risorgimentale, riusciva a non mollare il solo messicano Alcala. Forza, scappiamo. Ottima idea: nata e subito defunta. Il russo Berzin (da tenere a mente), il polacco Spruch, il belga Museeuw, Zanini, Cassani e ancora Chiappucci assalivano la Cipressa sommergendo Bugno ma non Alcala, uomo di tenaci illusioni. Spronati da Cipollini e Baffi, attizzavano l'inseguimento gli uomini della Mercatone Uno. Di Armstrong e Indurain nessuna notizia; Bugno stagnava nei pressi di Fondriest soffiando sulla ormai tenue fiammella delle proprie speranze. Ai piedi del Poggio, Cassani, Zanini, Berzin e il malato immaginario Fondriest guidavano il plotone da combattimento di nuovo riunito. In quel momento, Furlan cominciava a mettere in funzione le cellule grigie. Non potendo dialogare con Argentin calato nei bassifondi, aveva detto al compagno di squadra Berzin: «Ehi, russo, ho un piano». «E quale?». «Saluto e me ne vado». Su un falsopiano, proprio nel punto, o su per giù, in cui Fondriest aveva alzato le insegne l'anno scorso, Furlan ha speso il suo ultimo determinante argomento. Accompagnato da sei fresche vittorie, l'ex dipendente di Argentin, professionista dall'89, ha assunto la carica di do¬ minatore. Il profeta Alfredo Martini non ne proclamava l'imminente trionfo avendolo già proclamato da almeno tre giorni. I nemici fìngevano di non arrendersi. Osservavano e constatavano. Acciuffarlo? Chi, come, dove? Colui che per tanti anni aveva ascoltato e inghiottito informazioni e consigli, adesso dettava a se stesso il ritmo della fuga. Si volta, Furlan, misura la distanza che lo separa dagli asmatici motori che lo tallonano. Perfetto, nessuna paura, vai, è fatta. La discesa è finita. Mancano due chilometri al traguardo. Non ti voltare. No, che non mi volto, lo so che non c'è più nessuno, che li ho piantati tutti. Se permettete, tolgo le mani dal manubrio, voglio farmi un applauso. Gianni Ranieri CIPOLLINI E'2° Ordine d'arrivo: 1. Furlan, 294 km in 7 ore 05'37", media 41,445 orari; 2. Cipollini a 20"; 3. Baffi; 4. Zanini; 5. Hundertmark (Ger); 6. Baldato; 7. Edo (Sp); 8. Fontanelli; 9. Tchmile (Mol); 10. Jalabert (Fr); 11. Konichev (Rus); 12. Museeuw (Bel); 13. Sorensen (Dan); 14. Spruch (Poi); 15. Bortolami; 29. Bugno; 30. Fondriest; 31. Indurain; 37. Chiappucci, tutti col tempo di Cipollini; 42. Rominger a 58"; 48. Abdujaparov a T13"; 99. Armstrong a 5'13". Coppa del Mondo (classifica): 1. Furlan p. 50; 2. Cipollini 35; 3. Baffi 25; 4. Zanini 20; 5. Hundertmark (Ger) 18; 6. Baldato 16; 7. Edo (Sp) 14; 8. Fontanelli 12; 9. Tchmile (Rus) 10; 10. Jalabert (Fr) 8. Furlan taglia il traguardo a braccia alzate, è il momento della grande gioia [ansa]