Per gli inglesi è già un trionfo di Lietta Tornabuoni

Per gli inglesi è già un trionfo ATTORI CHE trionfo è per gli attori inglesi la competizione dell'Oscar 1994. Vengono dal Regno Unito gli interpreti del favorito «Schindler's List» di Spielberg: il protagonista Liam Neeson nato nell'Irlanda del Nord, l'antagonista Ralph Fiennes già attore del National Theatre e della Royal Shakespeare Company, il coprotagonista Ben Kingsley di famiglia indiana ma nato e cresciuto a Manchester. Sono inglesi, e candidati all'Oscar come migliori attori, Anthony Hopkins e Emma Thompson (più James Fox) di «Quel che resta del giorno» di Ivory, altro film dato per vincente. Sono inglesi, e candidati all'Oscar come migliori attori protagonisti o comprimari, Daniel Day-Lewis, Pete Postlethwaite e ancora Emma Thompson di «Nel nome del padre», mentre l'autore Jim Sheridan, candidato come miglior regista, è un irlandese di Dublino. Insomma: su cinque opere candidate all'Oscar per il miglior film, tre sono interpretate da attori inglesi. Un trionfo speciale, ma non anomalo. Il teatro inglese è sempre stato per Hollywood un grande vivaio, attori inglesi (Jeremy Irons, Michael Caine, Cary Grant, Leslie Howard) sono stati costantemente presenti nel cinema americano sin dalla fine del muto, quando vennero importati in California anche per insegnare agli americani a parlare con accento più puro, corretto e signorile. E se l'accento inglese più stretto, aristocratico o snob è stato spesso usato nei film ameri- I arist 1 spes Per gli inglesi è già un trionfo cani per ottenere effetti comici oppure per nobilitare certi personaggi attraverso un minimo straniamento, gli attori inglesi sono talmente bravi da saper adottare ogni accento e da saper imitare persino quello americano, dice Masolino d'Amico: «In più, c'è da sempre a Hollywood un complesso d'inferiorità e sudditanza rispetto alla cultura inglese». Questo non significa che il cinema inglese conosca oggi una resurrezione. «La moglie del soldato» di Neil Jordan è stato un successo internazionale e anche americano; film come «Naked» di Mike Leigh, «The Snapper» di Stephen Frears o «Piovono pietre» e «Ladybird Ladybird» di Ken Loach sono stati apprezzati e premiati nel mondo; Peter Greenaway è, Derek Jarman era, tra i pochi registi capaci d'esprimersi in forme e stili non standardizzati. Ma come peso coerente e permanente, come realtà industriale, il cinema inglese quasi non esiste più. Attori e autori inglesi (John Schlesinger, Alan Parker, Stephen Frears, Kenneth Branagh, John Boorman) vengono usati dal cinema americano, numerosi film americani d'azione vengono girati negli studi londinesi specializzatisi nel fornire spazi e apparecchiature, tecniche e tecnici per gli effetti speciali, i film inglesi più impegnativi sono finanziati dalle Majors americane: il rapporto sembra avere i caratteri di una colonizzazione, più che d'una partnership. Lietta Tornabuoni onj

Luoghi citati: California, Dublino, Hollywood, Irlanda Del Nord, Manchester, Regno Unito