Mille genti un'Italia

Si apre la grande mostra archeologica al Meeting di Rimini Si apre la grande mostra archeologica al Meeting di Rimini Mille genti, un'Italia Le radici della nostra identità ERIMIMI ECISTI patriam diversis gentibus unam. Il celebre elogio di Roma che si raccoglie in queste parole scritte da Rutiho Namaziano nel V secolo d.C, quando ormai l'impero romano era in piena decadenza, torna insistente alla memoria nel presentare la mostra «Antiche genti d'Italia», organizzata dal Meeting per l'amicizia fra i popoli, che s'inaugura oggi a Rimini. Un elogio della funzione storica di Roma, dunque. Ma chi erano quelle «diverse genti», e come furono unificate in «una patria»? Le testimonianze della mostra conseguono a un incalzante succedersi di scoperte archeologiche, per cui finalmente possiamo vedere quei popoli in piena luce. L'iniziativa è sulla linea di altre già realizzate dal Meeting: sollevare problemi primari sui quali aggiunge dati nuovi e determinanti ed esaminarli dai più disparati punti di vista. Dell'Italia preromana, finora, conoscevamo un popolo solo, gli etruschi. Delle genti venute dall'esterno, soprattutto i Greci. Ora possiamo conoscere meglio Siculi, Sardi, Calabri, Lucani, Apuli, Sanniti, Campani, Latini, Umbri, Veneti e Liguri assieme a Fenici e Celti. Quale mosaico! Ricordiamo alcune scoperte sensazionali: le stele del Gargano e il mondo funerario pugliese; le figurazioni tombali di Paestum e la nobiltà lucana: le statue di Lavinio e le riemergenti città latine; gl'insediamenti montani dell'Abruzzo-Molise e le fortezze sannitiche : le ambre e i bronzi delle Marche e l'antica arte picena: i bronzetti di Este e Padova e la resurrezione delle genti venete; le incisioni rupestri della Valcamonica e lo sviluppo della civiltà alpina. Il percorso intellettuale che proponiamo è quello stesso della mostra: anzitutto la presentazione dei diversi popoli, come si delineano dalle passate e dalle recenti conoscenze; quindi l'analisi delle forme culturali più tipiche, dall'apprendimento dell'alfabeto all'introduzione della moneta, dalle manifestazioni della cultura a quelle della religiosità; infine i modi e i tempi della romanizzazione, cioè della conquista militare e politica da parte della Repubblica romana fino all'organizzazione dell'Italia in regioni sotto Augusto. C'è bisogno di ricordare che tale organizzazione recepisce l'antica differenziazione in popoli ed aree, prefigurando in larga parte le regioni attuali, che la nostra Costituzione riconosce formalmente? Se possiamo enucleare un'esperienza su tutte, è la continua dialettica (che prosegue oltre l'evo antico) tra l'autonomia regionale e la convergenza in uno Stato unitario al quale danno legittimità i confini segnati dalla natura dalle Alpi al mare. Ora dobbiamo osservare che la ricostruzione delle più antiche vicende storiche, con l'evidenza dei SERNSVOUna della MVSCODADEDEL nto oli. e a A destra: Vaso d'argento salernitano A sinistra: la stele di Pontremoli. In alto: componente di bardatura da cavallo dalle Falere di Minerbio esplorare sistematicamente i quasi diecimila chilometri delle nostre coste, fonte inesauribile di scoperte archeologiche non foss'altro che per i naufragi avvenuti. E accanto ai naufragi vi sono gli approdi naturali, i punti di affluenza e di convergenza delle genti che dal mare raggiungevano la nostra Penisola. L'area più significativa è in tal senso il Salente estrema punta sudorientale della Penisola, dove si stanno scoprendo i primi insediamenti greci. Il Salento è sede di un altro tipo di rivelazioni, quello delle grotte abitate sul mare. La maggiore e forse la più significativa tra le ultime scoperte è la «Grotta della Poesia» a Roca Vecchia: «Poesia» da «Posìa», che significa in greco il bere, perché qui sgorgava una sorgente di acqua dolce. Sulle pareti della grotta una selva di iscrizioni, prima nella locale lingua messapica e poi in greco e in latino, indica la continuità del culto dedicato al dio Tauthor: un nome che i Romani fecero proprio adattandolo in Tutor, protettore. Ma la civiltà delle acque non è solo di mare: è anche di lago e di fiume, di fonte e di laguna. Tra le scoperte più recenti spiccano i giacimenti sommersi di età preistorica e protostorica a Viverone, Bolsena, Bracciano; i reperti di ogni epoca sui fondali del Po e del Tevere; il relitto lagunare di Comacchio (Valle Ponti), dove una nave romana insabbiatasi ha rivelato tra l'altro tempietti miniaturistici in piombo e oggetti che assai raramente si conservano come borse o scarpe di cuoio, perfino con le stringhe ben tenute. Quanto ai prodotti artistici più caratterizzanti, i popoli dell'Italia preromana ci hanno lasciato statue in pietra schematiche ed espressive, non senza volontarie stilizzazioni e caratterizzazioni; figurine in terracotta e in bronzo di un gusto vivace e raffinato, non ancora raggiunto dai modelli greci o reagente ad essi; pitture funerarie in cui \a vena locale contrasta i modelli venuti dall'esterno in efficaci forme popolaresche; realizzazioni delle arti minori come gioielli e avori lavorati, a segno di un artigianato al servizio delle corti locali. Viste nel loro insieme, e riportate sul piano storico, le testimonianze raccolte consentono una constatazione generale: esse si estendono approssimativamente dall'VIII al IV secolo a.C, senza che Roma prevalga ancora. Il processo di unificazione politica e culturale sotto il dominio romano comincia appunto nel IV secolo. E poi procede incalzante, finché all'inizio del I secolo un impeto di autonomia riunisce le varie popolazioni della Penisola, in opposizione a Roma, nella Lega Italica. Ma l'impresa fallisce; e allora la storia delle antiche genti d'Italia è finita davvero.

Persone citate: Campani, Celti, Gargano, Greci, Latini, Roca Vecchia, Valcamonica