6 giugno '44, nella tana del Grande Lupo di Giuseppe Mayda

6 giugno '44, nella tana del Grande Lupo 6 giugno '44, nella tana del Grande Lupo Ma Hitler rideva: «Gnamgnam, vengono a farsi divorare» L A profezia fu di Rommel: «Se gli angloamericani sbarcheranno in Normandia la battaglia si risolverà sulle spiagge e quello sarà il giorno più lungo di tutta la guerra». Così accadde. Nella notte su martedì 6 giugno 1944 la più formidabile armata di ogni tempo mosse dai porti meridionali dell'Inghilterra agli ordini del comandante supremo Eisenhower, e dei capi delle forze terrestri, navali e aeree, generale Montgomery, ammiraglio Ramsay e maresciallo dell'aria Leigh-Mallory. All'alba di quel giorno (in codice «Giorno D») le due armate dei generali Bradley e Dempsey - avanguardia di un esercito di 2 milioni di soldati forniti da una dozzina di nazioni - sbarcarono su cinque spiagge della Normandia, indicate convenzionalmente come Utah, Sword, Gold, Omaha e Juno, che si stendevano per una sessantina di chilometri davanti a Caen, dalla foce dell'Orne alla punta dello Hoc. A mezzo secolo dall'invasione dell'Europa, che Stalin pretendeva dall'inverno del '42 e che gli an¬ gloamericani gli promettevano e rinviavano, gli storici ritengono che 10 sbarco in Normandia rappresentò, sì, una decisiva battaglia ma 11 suo esito era inesorabilmente scontato da tempo; un verbale fino a ieri inedito della conferenza militare di Hitler del 20 marzo 1944 rivela che la Germania conosceva già gli obiettivi alleati: «I due settori più minacciati - annunciò il Fùhrer - sono le penisole del litorale occidentale francese, cioè il Cotentin e la Bretagna, e ambedue offrono il massimo delle possibilità per formare una lesta di ponte». Il fatto è che la geniale strategia inglese di Alanbrooke era riuscita in due anni a far disperdere le forze tedesche in regioni dell'Europa da cui, data la conformità montuosa del terreno (Grecia, Italia) e la scarsezza di grandi vie di comunicazione (Jugoslavia, Romania), Hitler non avrebbe potuto ritirarle tempestivamente per impiegarle sulla Manica. Al momento dello sbarco, infatti, delle 308 divisioni tedesche, 165 si trovavano in Russia, 75 nell'Europa meridionale, 18 in Scandinavia e 41 fra Paesi Bassi e Francia (di cui 13 in Normandia), sicché le riserve si riducevano a nove sole divisioni e le coste della Francia del Nord erano difese da cinque cacciatorpedinieri, 55 sommergibili e 497 aerei di cui 266 caccia (e questi ultimi vennero tutti distrutti nel «Giorno D»). Contro i tedeschi giocò anche la sfortuna. Prima Rommel, l'uomo più adatto in quel momento, che andò in licenza proprio il 5 giugno, poi il maltempo sulla Manica che indusse i tedeschi ad abbassare temporaneamente la guardia, infine la sordità strategica di Hitler che rifiutò di far intervenire subito due divisioni panzer di stanza a Parigi e, ridendo, commentò in dialetto austriaco la notizia dello sbarco: «Gnam gnam, vengono a farsi divorare dal Grande Lupo. Bene, bene». Così mentre 20 mila paracadutisti scendevano fra Cherbourg e St. Ló da una flottiglia di alianti, cominciavano gli sbarchi sulle cinque spiagge, da Utah, larga ma circondata da pantani, a Gold, fitta di paludi, da Omaha, tutta dune sabbiose, a Sword, piatta e deserta, a Juno, con bassifondi rocciosi. Nella mattinata la resistenza tedesca fu stroncata dappertutto, a eccezione di Omaha dove la battaglia infuriò fino a mezzogiorno. Alla punta dello Hoc, dominata sull'altissima scogliera triangolare da una batteria che colpiva indiscriminatamente due spiagge dello sbarco, i ranger del colonnello texano Rudder attaccarono la parete verticale servendosi di un cannone lanciarazzi che agganciava scale di corda al muraglione (ma fu fatica A PAGINA 16 lo sbarco vissuto dalla parte del Reich di Emanuele Novazio Lo schermo e i cannoni Film e libri raccontano la guerra di Marco Neirotti sprecata: arrivati lassù, i ranger scoprirono che la batteria era stata portata via e i tedeschi avevano lasciato al suo posto sei grossi tronchi). Alle 15 l'invasione poteva dirsi già riuscita. A Saint-Lome-duMont il comandante tedesco barone von der Heyde salì sulla cima di un campanile e allibì: «Il mare era coperto di navi a vista d'occhio e centinaia di imbarcazioni scaricavano truppe e soldati sulla costa. All'infuori di qualche colpo di fucile, tutto era calmo». Così, per mezzanotte, oltre un milione di soldati americani, inglesi e canadesi avevano messo piede in Francia e anche se tatticamente nessuno degli obiettivi fissati per il «Giorno D» era stato raggiunto, la vittoria era totale. Solo Hitler sembrò non capire e prima di ritirarsi a riposare, alle 23,30 del 6 giugno, si mostrò impaziente di risolvere «quel tentativo di sbarco in Normandia» e diede l'ordine di annientarlo «bis spàtestens heute Nacht», al più tardi questa notte. Giuseppe Mayda