Il primo voto a tv spenta di Curzio Maltese
Il primo voto Il primo voto a tv spenta sce nell'inscenare sui grandi network nazionali una mezza dozzina di duelli tra aspiranti alla Casa Bianca e rispettivi vice. Quando Rai e Fininvest si combattono ogni sera a colpi di interminabili Taradash-Del Turco, Maroni-Ayala, Casini-Paissan e Mussolini-Gardini (Alessandra ed Elisabetta) di piccolo pathos, significa che siamo in presenza di un grave malinteso. La mediocrità, inoltre, non è più percepita come una virtù dal grande pubblico. Era così una volta. Ai tempi della «fenomenologia di Mike Bongiorno», il celebre saggio di Umberto Eco. Ricordate? «La tv presenta come ideale l'uomo assolutamente medio». E ancora: «Mike non è particolarmente bello, atletico, coraggioso, intelligente. Rappresenta (...) un grado modesto di adattamento all'ambiente». Uno splendido ritratto dei gusti e disgusti dell'Italietta democristiana Anni 50, quella delle «maggioranze silenziose». Ma da allora sono passati trent'anni di storia e dieci di tv dell'eccesso. Di Mike Bongiorno, come della Mamma, non importa più nulla a nessuno. I nuovi idoli si chiamano Santoro, Sgarbi o Ambra. Buoni o pessimi, a volte mostruosi: mai mediocri. Questi bravi candidati Anni 50, ligi e grigi, pettinati e allineati, mediamente esperti e mediamente onesti che paiono tanti assessorini, sempre impegnati a blandire ed evocare il mitico «centro» con le stesse tre o quattro parole magiche («liberismo», «mercato», «efficienza», «defiscalizzazione»), non si accorgono che nel frattempo l'agognato elettore di «centro» s'è già appisolato in poltrona, sognando il ritorno di Beppe Grillo. E' così che ci siamo ridotti, giornali e tv, a parlare del solo Silvio Berlusconi, dei suoi vizi e vezzi, e perfino delle sue paranoie, come l'ultima fobia di subire attentati da parte di oscuri nemici in agguato (i creditori?). Curzio Maltese
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