IL VIOLONCELLO DI MAISKY di 1. O.

IL VIOLONCELLO DI MAISKY IL VIOLONCELLO DI MAISKY Telemann, Hindemith, Britten e Kodaly nel programma ISCHA Maisky, continuatore della grande scuola russa di Rostropovic e Piatigorsky, è di nuovo a Torino con il suo prezioso violoncello Montagnana. L'appuntamento è per la serie pari dell'Unione Musicale, mercoledì 16 alle 21 nell'Auditorium Rai. Stavolta Maisky ha impostato il programma sulla letteratura solistica del nostro secolo, con la sola eccezione del primo brano, la «Suite in re maggiore» di Telemann, che richiama il modello bachiano nella raffinata tecnica, anche se non nell'altezza dell'ispirazione. Si passerà quindi a Paul Hindemith, con la «Sonata op. 25 n. 3». Il lavoro, scritto di getto in un solo giorno salvo l'ultimo dei cinque movimenti, si fa ammirare per i lampi di sferzante ironia affidati alla generosa timbrica del violoncello. Una timbrica che si esprime in modo ancora più ricco nella «Suite n. 1 in sol maggiore op. 72» di Benjamin Britten. Sono sei pezzi, legati tra loro da un motivo ricorrente, ognuno dei quali costruito in base a un elemento formale diverso: la polifonia, il canto, il pizzicato, le corde vuote e gli armonici ecc. La «Suite» è dedicata a Msti- // solista Misha Maisky per/'Unione. A destra Gyorwanyi * Rath. Sotto il maestro russo Fedoseev slav Rostropovic, come pure la seconda scritta da Britten. L'ultimo brano in programma è la «Sonata op. 8» di Zoltàn Kodaly, che nasce - come quasi tutto in questo compositore dalle matrici musicali popolari ungheresi, secondo il criterio della «variazione continua». Interessante è il ricorso all'espediente della scordatura di mezzo tono delle due corde più gravi nel primo movimento, per agevolare la base armonica della tonalità di si minore. [1. o.]

Luoghi citati: Montagnana, Torino