LA BIBLIOTECA DI CASA FREUD di Augusto Romano

LA BIBLIOTECA DI CASA FREUD LA BIBLIOTECA DI CASA FREUD Zola e Twain tra ipreferiti E. il caso di dire: chi V la fa l'aspetti, *r Freud si situa (con Marx e Nietzsche) tra i grandi teorici del sospetto, che intendono smascherare l'uomo nelle sue benevole illusioni per mostrare «quello che c'è dietro», l'indomita selvatichezza della sua natura, cui la società presta la rassicurante parvenza della rispettabilità. Ma Freud è tuttavia un uomo. E dunque il metodo di disvelamento che egli ha inaugurato può essere applicato anche a lui, al fine di rintracciare nei suoi gusti, preferenze, atteggiamenti e scelte di vita i conflitti e i desideri che si agitavano sotto la sua figura pubblica di scienziato e di tranquillo borghese. Peter Gay, storico e studioso di Freud (va almeno ricordata una sua biografia del fondatore della psicoanalisi, già tradotta in italiano), ci prova in questo Freud: percorsi di lettura, libro garbatissimo, spiritoso e accattivante, in cui fiuto poliziesco, piacere della divagazione e solida documentazione si combinano assai felicemente. Un testo, sia detto subito, esplicitamente viziato da un pregiudizio favorevole al Maestro, e perciò mai feroce nella critica ed ispirato ad una benevolenza non sempre equanime. Il libro è, per così dire, molto inglese, e dunque alquanto bizzarro ma anche poco selvatico, malgrado il suo oggetto, che dovrebbe essere il sottosuolo di Freud: niente infernotti, né inferni, ma piuttosto cantine discretamente aerate, in cui comunque il lettore sosterà con piacere. I vari saggi (meglio sarebbe dire esplorazioni) di cui il volume è costituito compongono un ritratto vivace e sfaccettato della complessa personalità di Freud: ricercatore ispirato ai principi dello scientismo positivista, razionalista ostinato anche nel difendere i suoi pregiudizi, autoritario, molto compreso del suo ruolo e poco disposto a metterlo in discussione, geloso della propria intimità, abitudinario secondo un modello borghese tradizionale di uomo stretto alle proprie certezze morali e dedito alla vita familiare. Ma questo borghese, per tanti aspetti non Dissimile dai suoi pazienti, preparava in salotto quegli esplosivi che avrebbero fatto saltare le certezze della sua epoca. Certo, da bravo illuminista, allo scopo di fare più luce e in definitiva di rafforzare l'ordine sociale, sostituendo però alla inconsulta ingenuità da ballo Excelsior uno stoico pessimismo nemico di ogni illusione. Non senza che dei vapori sulfurei provenienti dal regno di sotto, che egli si illudeva di bonificare, gh restasse addosso un qualche segno di riconoscimento: da cui certe sue eccentricità, l'interesse ossessivo per gli enigmi da decifrare, gli strani svenimenti, l'inclinazione sarcastica, e forse la nascosta trasgressione erotica (molti indizi fanno pensale che Freud abbia avuto una relazione con la cognata). Per venire ad esempi più dettagliati, Gay persuade il lettore che la Laura Mancinelli Soren Kierkegaard Stadi sul cammino della vita Rizzo// pp. 716. Lire 80.000 passione enigmistica di Freud esprimeva l'inconscio desiderio di convincere la madre (che egli amava profondamente, senza certezza di essere ricambiato) di essere degno del suo amore in quanto capace di imprese memorabili. Allo stesso modo Gay analizza i nomi che Freud attribuì ai figli per trovare in queste scelte onomastiche il conflitto e l'ambivalenza verso il proprio padre. Ci sono poi le scelte di lettura. Freud rispose una volta a un'inchiesta indicando dieci «buoni libri», che egli raccomandava volentieri come «buoni amici». La Usta di Freud comprende, come un menu eterogeneo, opere di Kipling, France, Zola, Merezkovskij, Keller, Meyer, Mark Twain, Macaulay, Gomperz, Dekker, autori noti e meno noti, romanzi, novelle, biografie, una raccolta di versi, racconti umoristici, saggi e una storia della filosofia greca. Una attenta analisi di questi titoli sembra mostrare come, accanto a un prevedibile conformismo culturale, Freud coltivasse quello che Gay chiama un «sommesso atteggiamento ribelle» e un «radicalismo controllato». Vi confluiscono l'humour per palati forti di Mark Twain, l'insubordinazione e l'aggressività presenti nel mondo di Kipling, l'erotismo degli eroi di Zola, il gigantismo di Merezkovskij, il radicalismo e lo scetticismo di France, le tormentate tortuosità dei personaggi di Meyer. Con il che si ritorna al problema di fondo, culturale oltre che biografico, che pongono la figura e l'opera di Freud. Situato su quel margine che divide la terra della follia dalla terra della ragionevolezza, il suo insegnamento pone una contraddizione che è forse teoricamente insolubile. Se da un lato egli riapre il dialogo con il mondo della non ragione, dall'altro sembra troppo compromesso con una visione del mondo razionalista, che alimenta una fantasia di dominio sul male e si traduce in un tentativo di annessione della follia al regno della Legge e dell'Ordine. Forse solo l'ultimo Freud (quello di Al di là del principio del piacere) sembra rinunciare a questa posizione e tragicamente reintroduce la potenza del negativo nella psicologia e nel suo ottimismo evoluzionista. Questo tema, in cui la psicoanalisi, spogliata di ogni trionfalismo, può porsi come una «analitica della finitudine», già adombrato nella «Storia della foiba» di Foucault, viene ripreso da Jacques Derrida in un recente saggio di grande densità filosofica che ambiguamente si intitola Essere giusti con Freud. Augusto Romano Peter Gay Freud: percorsi di lettura Il pensiero Scientifico pp. 204. L. 35.000.