MADRE E FIGLIA PRIGIONIERE IN FAMIGLIA
MADRE E FIGLIA PRIGIONIERE IN FAMIGLIA MADRE E FIGLIA PRIGIONIERE IN FAMIGLIA L'austriaca Mitgulsch sulle orme di Bernhard anche se si è coperto di gloria al fronte. Ma la guerra è perduta e Marie si ritrova in una periferia urbana, con un marito insignificante e alienato in un lavoro ripetitivo, umile: «E un bel giorno fu tutto finito, e di colpo ci siamo ritrovati a essere dei poveracci in abiti civili, tornati a una vita ridicolmente mediocre in un paese bombardato e alla fame». La coppia, con la protagonista bambina, inizia cosi un'ascesa inarrestabile, fatta di quotidiani stenti, per ritrovare una collocazione nella piccola borghesia del dopoguerra. Di questa trasformazione e caparbia conquista, fatta di rinunce e competizioni, di allucinate volontà, la madre è figura emblematica, tragica, scostante e insieme esaltante, dominatrice e vittima. La madre vuole che la figlia realizzi il desiderio che a lei è stato impedito, di diventare insegnante in un istituto di suore. E' nella condivisione e per converso nell'attacco al progetto, che i rapporti tra madre e figlia si declinano, in una fitta rete di morbose complicità. Scola¬ Ma se questo è il nodo denso di emozioni, lacerante e tuttavia più scontato, di una vocazione femminile alla scrittura, il valore narrativo della Mitgutsch si afferma nel disegnare un grande affresco storico quale fondale delle scansioni del rapporto madre figlia. Attraverso la figura di Marie, la madre, si accede ad una famiglia contadina obbediente alle leggi del «maso», e si seguono i drammatici avvicinamenti tra un ambiente senza tempo e l'irrompere della grande storia, l'Anschluss nazista, la guerra voluta da Hitler sino alla catastrofe e l'occupazione russa. Sono queste tra le pagine più intense del romanzo, e l'autrice riesce a farci sentire attraverso la vita quotidiana del maso «l'angoscia che raggiunse i villaggi più remoti, dapprima come un assillante prurito, poi in modo sempre più concreto in forma di divieti e di minacce, e infine come terrore e disperazione». La madie si lega ad un colono di origini ungheresi, un inferiore dal punto di vista dei contadini, Anna Mitgutsch Tua madre era come te? Feltrinelli pp. 195. L 27.000 Un eroe tolstojano Basilio conserva il suo aspetto campagnolo, sa di castagne e vino buono, di malga e di aria libera. La politica non è il suo campo e il richiamo della terra è per lui irresistibile. Il ritorno di Basilio non ha nulla dell'inquieta erosione psichica di cui ci parlano libri come Conversazione in Sicilia o La luna e ifalò e nemmeno ha rapporti con la risalita di un dolore prossimo al grido come in Aracoeli di Elsa Morante, che pure è autrice a Sgorlon particolarmente cara. Quello di Basilio è un matrimonio con l'essere, il legame urgente e spontaneo con il dire originario. Da questo punto in poi Basilio, che pure è sempre stato se stesso, si muove con la pienezza di un uomo integrale. Cerca un lavoro, si laurea, dipinge quadri, scrive libri sotto il nome mentito di uno scrittore russo (lui che il russo lo conosce benissimo) dal passato oscuro e breve, s'innamora di una donna, Patrizia, che ne è a sua volta attratta ma non conquistata perché insegue rovinosamente altri sentieri. Lei crede nell'indipendenza, lui le chiede a che cosa mai debba servirle; lei teme di essere riconquistata dal mondo conta¬ ra modello e con un'efficienza che la porta oltre il limite richiesto, la figlia finisce poi per disperdere il desiderio di ascesa sociale, sino a tormentarsi in una crisi esistenziale senza uscita. Le parole della scuola non accompagnano convenientemente la figlia nella realtà del mondo. E la morte della madre, consumata in un disperato e sdegnoso isolamento, sembra svalutare ogni crescita vera, ogni moto della vita. Elaborazione del lutto e nascita di Sé sono tappe di un iter di disagio, di angosce: «Lei si è trasformata in me, è diventata me, lei mi ha creato e si è infilata furtivamente dentro la mia persona, si è presa il mio corpo, mi ha strappato via i miei pensieri». Una consapevolezza dolorosa, che domina l'esperienza di maternità della protagonista e solo lentamente riesce ad articolarsi in domande autenticamente maturative. Correlato fisico di questa ambivalenza, e compresenza di amore e odio, sono le «botte», sino ad imprimere nel corpo un segno di perversione, che ancora accomuna la Mitgutsch al clima amaro dell'attuale letteratura austriaca. Sorprendono e coinvolgono nel racconto, elegantemente tradotto da Barbara Griffini, la disposizione sentimentale, in delicato equilibrio tra rabbia e pietà, e la corrispondente tenuta stilistica, una prosa dura, tagliente. Ne emerge una galleria di ritratti che con i loro sguardi di paura, di rassegnazione e di fierezza raccontano un ventennio di storia e di eventi decisivi per l'Europa tutta con indimenticabile acume. Carlo Sgorlon Il regno dell'uomo Mondadori pp. 295. L. 30.000 jsisisiaisnaisi!^ VENTICINQUE ANNI DI ATTIVITÀ AL SERVIZIO DELLA CULTURA UNA DISTRIBUZIONE ARTICOLATA SU TUTTO IL TERRITORIO NAZIONALE I I E 1Selezioniamo testi di narrativa, poesia, sadistica k{ d'ogni genere; testi di psicologia e psicopatologia; di teatro; libri di viaggio e d'ogni altra specie. ; j L'EDITORE È IL SUO CATALOGO: CHIEDETECELO! Sottoponeteci i vostri testi per un giudizio Giuliana Morandini TODARIANA EDITRICE - MILANO EURA.PRESS Ediz. Italiane - MILANO ra Nostra nuoa' 20139 Milano-Via Gardone lira a'
Persone citate: Anna Mitgutsch, Carlo Sgorlon, Elsa Morante, Giuliana Morandini, Griffini, Hitler, Mitgutsch, Sgorlon
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