Muore in aereo il re degli chef di montagna di Edoardo Raspelli

Muore in aereo il re degli chef di montagna Muore in aereo il re degli chef di montagna Giancarlo Godio, cuoco giramondo, aveva un ristorante in alta quota VICENZA. Sono stati ritrovati a Campo Molon, nei pressi di Tonezza del Cimone, i resti dell'aereo da turismo disperso domenica. A bordo i corpi di tre altoatesini: il pilota Harald Turker, Giancarlo Godio e Johann Groess. degli antipasti. Accanto, si era costruito un orticello cintato dove coltivava le erbe per la sua fantasiosa cucina. Putto diventa più difficile a quota 1900, anche offrire alla gente la più invidiabile delle cantine. Aveva spopolato, qualche anno fa, anche in televisione, a Rai 2, nella prima edizione di «Che fai, mangi?», al fianco di Anna Bartolini e Carla Urban, dando un saggio della sua cucina, dallo spiritoso ceppo del cannibale, alla insuperabile zuppa del contadino, dalla zuppa primaverile di crescione selvatico, al rotolo di salmone, al soufflé di papavero o di pesca e finferli... Piatti dalla tipica impronta altoatesina ma spruzzati di personalità e inventiva. Alla figlia Angelica, se lo vorrà, il compito di continuare i piatti del papà in quest'angolo «dove le volpi si danno la buonanotte». d'Oltralpe, lui che era cresciuto nel cuore del Piemonte. Si era tresferito in Alto Adige, aveva lavorato dal sommo Andreas Hellrigl, a Merano, e poi, nei primi Anni Settanta, era salito in questa valle appartata, dai silenzi smisurati, in questa Val d'Ultimo esclusa molti mesi l'anno da metri di neve, una neve regno di cervi, caprioli e, si narra, di orsi. Era salito quassù per cucinare agli operai dell'Enel che costruivano l'invaso artificiale del lago di Fontana Bianca e non si era più mosso. La terrazza affacciata sul lago e sui monti era meta di stuoli di ghiottoni d'estate e d'inverno. Godio era un furetto estroso. Fuori dal suo ristorante aveva sovrapposto due lavatrici, aveva sfondato il tetto di quella superiore, ed aveva costruito il più singolare affumicatore per i salmoni che gli arrivavano freschi, sottovuoto e che costituivano, a quota 1900, il più sontuoso chef aveva alzatogli occhi al cielo: «Guarda quante stelle - aveva detto all'amico Piero Bertinotti che era salito fin quassù a consolarlo - a me non ne è rimasta nemmeno una». E' morto arrabbiato Giancarlo Godio, altoatesino da vent'anni ma con il cuore sempre legato al suo Piemonte, a quella Gattico dove oggi rimangono la mamma e la sorella. Sì, la bocciatura chela Michelin gli aveva decretato, quel togliergli la stelletta che deteneva da 16 anni, lo aveva rattristato, ma Godio non era uomo da lasciarsi andare. Avrebbe fatto di tutto per ritornare sugli scudi anche della guida più importante del mondo. La voglia, la passione, non gli mancava certo. Nato in Francia, a Parigi, nel 1934, Giancarlo Godio aveva girato il mondo: conosceva i grandi ristoranti di Francia, dava del tu a Joel Robuchon, era in grado di criticare perfino i piatti di pesce dei sommi cuochi Edoardo Raspelli

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