«Ogni notte sacrifici e messe nere»

«Ogni notte sacrifici e messe nere» «Ogni notte sacrifici e messe nere» La giovane si definisce sacerdotessa del bosco di Nemi «Compiamo i riti del sabba, ma immoliamo oggetti invece di animali» | ne ovvero alla Dispensa, casareccia cantina sull'Appia ecc. Dispiace deludere gli appassionati di «magia» (nera o bianca che sia) ma quel che incanta osti e clienti sembra essere la scoperta (anzi lo «sputtanamento» come dicono) d'una organizzatissima maison de plaisir alle Frattocchie. Non lontano (quando si dice il Diavolo) dai dismessi locali della storica scuola-quadri dello scomparso pei. Grazie a una brillante operazione di polizia, con infiltrati, cimici, microradio-ricetrasmittenti, ecc, è stata sgominata una casa d'appuntamenti che, versione pecoreccia dello storico Le Maronier della Parigi Anni 60, praticava lo scambio di coppie e mille altre fantasiose diavolerie sessuali. Certo anche qui, come durante quelle «messe nere», la cellulite abbondava sgradevolmente, non tutti i frequentatori del club «Amanti del Teatro» (Fenalc), sito in via Mazzamagna 58, essendo di primo pelo. Giovanissimi e vestiti solo della loro innocenza, erano invece i fanciulli di cui si legge nel racconto (di Stradivari Maddalena) raccolto da Tiziana Maola, per Castelli, il battagliero periodico di Brunetto Fantauzzi. Leggiamo insieme: «... una notte sotto la mia abitazione quattro ragazzi accesero quattro ceri neri, si inginocchiarono, dissero strane parole. Stavo dormendo ma sentendomi chiamare uscii di casa. Ero nuda ma ciò non sembrava affatto sorprendere i ragazzi giacché lo erano anche loro e sembrava fossero in trance (...). Mi recai successivamente - a portar fiori sulla tomba di mia nonna e mi accorsi che lì vicino c'erano quattro tombe con le foto dei quattro ragazzi: erano morti nel 1947». Da allora, durante alcune «messe nere» alle quali ha partecipato, Stradivari Maddalena ha cercato di mettersi in contatto con quei ragazzi «e loro mi hanno sempre risposto». | Studi sulle Nuove Religioni, noto soprattutto per il suo Le nuove religioni (Milano, 1989). Il lettore ricorderà come proprio a Torino, nell'ottobre del 1988, sia corso un lungo dibattito sulla «figura del Diavolo» durante un convegno di rigorosa impostazione scientifica. Insomma, il Diavolo dalle due identità, affrontato come essere e come metafora. L'uno, come scrisse Alfredo Papuzzi sulla Stampa, è la spaventosa balena bianca (Moby Dick], l'altro è la Trasgressione della Lettera Scarlatta di Hawthorne. Sempre nell'ottobre di quel 1988, Vittorio Feltri, allora cronista attento del Corriere, scriveva a proposito del convegno: «Se l'obiettivo del seminario era di fare una cortesia a Belzebù, è stato raggiunto. (...) Mentre si spengono le luci sulla manifestazione, si accendono le candele nei salotti torinesi (e non solo torinesi) dove col pretesto delle messe nere, si organizzano banali orgette. (...) E al supermarket magico di Claudio Marchiaro, in via Somis 11, c'è la fila per acquistare Ufaidatè dell'esoterismo». Non passa neanche un mese e sulla Cronaca della Stampa leggiamo: «La caccia a Satana finisce nel dramma: una ragazza di 23 anni muore seminuda col torace sfondato; il suo convivente si accascia senza vita dopo aver mozzato coi denti la lingua al fratello che biascica: "Cacciate il Diavolo ch'è in me"». Seguiranno le solite cronache su veri o presunti sabba, con relative «tracce significative»: colli di pollo mozzati, teschi, cuori di agnello in sacchetti di camoscio, croci nere e nere candele ecc. Lo stesso armamentario che qualcuno sostiene di aver visto in quel di Nemi. Epperò alla polizia «nulla risulta»: solo voci, «nessun reperto». Forse i soliti bene informati, gli spaventati «testimoni» che giurano d'essere inciampati nei resti orrendi di messe nere, hanno solo visto i rifiuti di una delle tante scampagnate zozzone che infestano i Castelli. La gente viene, mangia e disperde tutt'intorno bottiglie, bucce, carte oliate. Che è un modo, anche questo, a ben guardare, di servire il Diavolo ch'è in noi. Perché il Diavolo è anche cialtroneria, disprezzo della natura, oltre che del prossimo. Avidità, violenza. Il Diavolo è la menzogna. Il fur- La storia di Stradivari Maddalena, della sua intervista-racconto si intreccia con la denuncia di Ettore Carlo Grisini parapsicologo e astrologo di Albano, titolare dello Studio 2000. Una denuncia invero singolare, senza precedenti come usa dire, in forma di lettera aperta spedita al Santo Padre Giovanni Paolo II. «Santità invoco il suo aiuto». All'allarmato Grisini si rivolgerebbero stuoli di persone convinte d'esser possedute dal Demonio, sicché egli scrive drammaticamente al Papa: «Temo che le sette luciferine, un tempo attive a Torino, pressate dalle forze dell'ordine e perseguitate dalla Chiesa, si siano trasferite ai Castelli Romani». Citando Torino il Grisini ha indubbiamente toccato un nervo scoperto. «Nel nostro Paese esistono tre capitali del satanismo. La prima e più importante è Torino, dove agiscono le due "chiese di Satana", certamente le più importanti. Hanno centinaia di adepti». (La seconda capitale è Roma, la terza Bologna). A scriverlo è Massimo Introvigne, autore dell'affascinante Il cappello del Mago (SugarCo, 1990), direttore del Centro to. L'usura. La guerra. Ha stretto un patto col Diavolo, si dice d'una donna che a dispetto degli anni è ancora bella e affascina. Lo stesso si dice dell'uomo d'affari che volgarmente stravince in Borsa eccetera. Epperò, «non credo sia un segno dei tempi. E non ingigantirei un fenomeno, che, a quanto mi risulta, è molto limitato», dice monsignor Tonini, Vescovo Emerito di Ravenna. «Può succedere a tutti un momento di nebbia nella mente e nel cuore». Anche a chi uccide, povera creatura miserabile, terribilmente sola con la sua sciocca violenza presuntuosa. (E infatti l'omicida pentito può sperare nel perdono). In Brasile, esattamente a Cachoeira, dove si consuma la più fosca delle macumbe, ho visto un avvocato offrire, trepido, una bottiglia di champagne a Edinho, figlio di Ogum, l'implacabile dio guerriero: insomma una delle tante versioni del Diavolo. Una mattina gonfia di crisi isteriche di ragazze predisposte allo svenimento e di contorcimenti di vecchi assatanati. Conclusa con una bella scampagnata a base di altro champagne e,