«In Bosnia raid al rallentatore»

Il macchinoso meccanismo per autorizzare la replica militare agevola i serbi Il macchinoso meccanismo per autorizzare la replica militare agevola i serbi «In Bosnia raid al rallentatore» Nato sotto accusa: scarsa determinazione ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO questo punto risorge il problema del 70 per cento dei territori occupati dalle truppe serbe. «La federazione musulmano-croata avrà come minimo il 51 per cento della Bosnia» ha dichiarato a Vienna un funzionario del Dipartimento di Stato americano. «La nostra prima condizione per aderire alla federazione è che ci venga offerto un documento di pace. L'alleanza militare musulmano-croata potrebbe infatti essere pericolosa» ha dichiarato Nikola Koljevic, vicepresidente dell'autoproclamata Repubblica serba di Bosnia. «Ma per continuare le trattative chiediamo che vengano tolte le sanzioni a Belgrado». Koljevic, che ieri ha incontrato Churkin, pochi giorni fa ha parlato anche con l'inviato speciale americano Redman. Il fatto che nelle due occasioni il leader serbo-bosniaco Karadzic sia stato rimpiazzato dal suo numero due a Belgrado viene interpretato come la decisione di Milosevic di eliminare Karadzic dalla scena politica. Ma Karadzic si è fatto vivo annunciando che i serbobosniaci sono pronti a una forma di unione con i musulmani e i croati in Bosnia se gli Stati Uniti e la Russia considereranno la possibilità di ristabilire attraverso questa unione un nuovo legame tra la Croazia e la Jugoslavia di Milosevic. Dopo il durissimo commonto del premier francese Balladur, che ha criticato i ritardi e le procedure amministrative per far intervenire i cacciabombardieri della Nato in Bosnia, ieri e stata la volta del ministro degli Esteri Juppé. «Ho l'impressione che i rappresentanti del segretario generale dell'Orni sul terreno non abbiano la ferma determinazione ad usare la forza quando è necessario» ha dichiarato Juppé. «Bisogna muoversi con più fermezza e determinazione». Più di quattro ore sono infatti trascorse sabato sera dal momento in cui i caschi blu francesi sono stati attaccati a Bihac, all'arrivo dei caccia della Nato. «Erano le 18,10 quando i nostri soldati sono stati presi di mira dall'artiglieria pesante serba» ha dichiarato un ufficiale del contingente francese. Ma gli aerei della Nato hanno avuto l'autorizzazione a sparare soltanto alle 22,30. Nel frattempo è calata la notte e i serbi hanno cessato il fuoco e ritirato i loro cannoni nei vicini boschi in modo da renderli irreperibili. Per una risposta aerea efficace non dovrebbero passare più di due ore dal momento dell'attacco all'intervento. «Eravamo in grado di annientare quel bersaglio. La questione dei tempi è molto delicata. Quat- L'ambasciatore Cheneau, il ministro della Difesa Léotard e Balladur nel quartier generale dei Caschi blu francesi di Bihac fa» anche da fonti americane. I mancati bombardamenti aerei della Nato hanno comunque incoraggiato i serbi a continuare l'offensiva contro Bihac. L'enclave musulmana della Bosnia occidentale è stata bombardata anche ieri dall'artiglieria pesante serba. Ma a sparare questa volta sono stati i cannoni dei serbi della vicina Krajna, la regione croata occupata dalle forze serbe. Intanto nell'ambasciata americana a Vienna musulmani e croati della Bosnia hanno porta¬ to a termine i preparativi per la costituzione della federazione bosniaca e la successiva confederazione con la Croazia. Il documento finale verrà firmato venerdì a Washington dal presidente bosniaco Izetbegovic e da quello croato Tudjman. Ma il grande interrogativo rimangono i serbi bosniaci, ovvero la loro risposta all'accordo di Washington. I serbi hanno sempre dichiarato la propria volontà di unirsi a Belgrado, il che avallerebbe l'ipotesi di una divisione della Bosnia in due parti. Ma a tro ore e mezzo sono troppe quando ci si trova sotto il fuoco dell'artiglieria» ha affermato un funzionario anonimo della Nato criticando l'indecisione dell'Onu. «Avremmo potuto agire in qualsiasi momento ma ci siamo trovati con le mani legate. Non abbiamo attaccato semplicemente perché non ci è stato chiesto di premere il grilletto». La procedura Onu-Nato, ovvero il meccanismo per far intervenire i caccia alleati nel caso di un attacco alle forze di pace dell'Onu in Bosnia, è stata definita «gof¬ Ingrid Badurina GERMANIA