Alla Pellerina guardando La Mecca

A Torino non c'è una moschea La chiesa improvvisata è la pista per il pattinaggio nel parco Erano in 2000 i seguaci del Corano alla cerimonia che chiude il mese del digiuno e della purificatone Alla Pellerina, guardando La Mecca I musulmani celebrano la fine del Ramadan «Allaho akbar» recita l'imam nel microfono. Sotto un sole grande e pallido duemila musulmani celebrano la fine del Ramadan, il mese della purificazione, sulla pista di pattinaggio della Pellerina. Non c'è una vera moschea a Torino, per questo ieri mattina marocchini, somali, libanesi, egiziani, tunisini si sono trovati a pregare nel parco. Operai, commercianti, professionisti, ambulanti, poveri e ricchi, immigrati della prima ora, della sanatoria Martelli, profughi, clandestini: ieri non faceva differenza. Gli uomini hanno il caffettano bianco, il colore della festa, o vestono giacca e cravatta. Ognuno sfoggia il vestito migliore. Le donne sono almeno duecento, coperte fino ai piedi dalle jellaba, il foulard sul capo. Su scivoli e altalene giocano decine di bambini. «Dio è grande, ringraziamo Dio. All'infuori di Lui non esiste altra divinità. Tutto dipende da Dio». I duemila musulmani (una dignitosa rappresentanza degli almeno dodicimila che vivono a Torino) rispondono ancora «Allaho akbar». Intorno, sui prati, nel campo da pallone, sul viale d'ingresso gli sportivi della domenica in bicicletta o in tuta da jogging si fermano a guardare il grande quadrato di cemento cancellato dai corpi prostrati in preghiera verso la Mecca. Dietro la ringhiera del pattinaggio - secondo settore di un impalpabile luogo di culto s'inchinano le donne. «Oggi, è la "piccola festa" dell'Islam, un giorno di vera pace» dice Mohamed El Idrissi responsabile del Centro islamico di corso San Martino 2, la comunità che con le moschee di via Baretti 31 e via Berthollet 24 ha organizzato l'incontro. «Oggi esprimiamo la felicità di aver potuto vivere il mese del digiuno, quello in cui misuriamo la nostra forza d'animo, in cui possiamo comprendere come si sente chi è debole». Tra due mesi e dieci giorni, i musulmani celebreranno la «grande festa», il sacrificio di Abramo: il momento che coincide con il pellegrinaggio alla Mecca, il quinto pilastro dell'Islam. E' nelle occasioni di preghiera collettiva che i seguaci del Corano sentono con maggiore intensità la mancanza di luoghi adatti per coltivare la propria fede. «Non capiamo perché - dice Mustafa, operaio marocchino - l'amministrazione della città non ci venga incontro: chi resta fedele ai principi della religione non imbocca brutte strade». Come vive un musulmano praticante a Torino? «E' complicato rispettare i tempi delle preghiere, soprattutto per chi lavora alle linee di produzione» dice Mohamed, libanese, titolare di una ditta di import- export. «Ma la difficoltà peggiore è il sospetto, la diffidenza di chi ti sta intorno». Hussein, architetto: «I torinesi non ci conoscono e collegano la nostra fede solo a certi episodi di estremismo. Purtroppo, qui nessuno crea occasioni in cui noi possiamo spiegare perché certi Paesi sembrano divisi a causa della religione». Sul prato, dopo la preghiera, le donne giocano con i bambini. Sono numerose le italiane, sposate con immigrati di religione islamica. «Purtroppo le fami- glie torinesi oppongono ancora parecchia resistenza ad accettare un genero musulmano» dice una signora sposata con un cittadino marocchino e madre di tre ragazzi che frequentano l'Università. «Venticinque anni fa gli stranieri erano rari, tutto sommato era più facile allora». Interviene una giovane somala: «Negli anni è aumentato il numero degli stranieri, ma non è cresciuta la reciproca conoscenza». Maria Teresa Martinengo A Torino non c'è una moschea La chiesa improvvisata è la pista per il pattinaggio nel parco E' il momento più intenso della festa di ieri mattina alla Pellerina I musulmani pregano rivolti alla Mecca Celebrazione di fine Ramadan sulla pista di pattinaggio Duecento donne somale, maghrebine (e italiane che hanno abbracciato la fede dei mariti) pregano nel «settore femminile» della moschea all'aperto

Persone citate: Maria Teresa Martinengo, Mohamed El Idrissi

Luoghi citati: La Mecca, Mecca, Torino