Albertone: «Nessun rimpianto» di Alain Elkann

«Non sono un de. C'è crisi profonda ma.ho fiducia negli italiani» Una domenica con Sordi. Considerazioni sull'Italia di oggi e sulla sua Roma Albertone: «Nessun rimpianto» «E non sono pessimista» ALBERTO Sordi, cosa sta facendo? «Sto godendomi la promozione del mio nuovo film "Nestore ultima corsa" che ho molto amato. Non avevo mai fatto un film che fosse una storia d'amore per un cavallo. E' la storia di un vetturino che convive per anni e anni con il suo cavallo e quando il suo padrone nuovo gli chiede di liberarsi del cavallo ormai anziano e venderlo, il vetturino non se la sente. Allora comincia una lunga odissea del vetturino che gira per le strade di Roma all'alba». Ama molto la sua città? «Sì, perché ho girato il mondo e Roma resta per me la più bella del mondo. Inoltre sono molto legato a certe indolenze, a certe forme di pigrizia che si prendono stando a Roma, tipiche dei romani. I romani camminano e "se fermano". Questo modo di vivere secondo me porta ad una certa lucidità, consente di pensare. La vita di oggi non è figlia di Roma, non ci si incontra più nemmeno con gli amici per strada. Non si pensa né ai vecchi né ai giovani né ai bambini né agli animali. Il vecchio nella civiltà di oggi è un peso: non lavora, prende la pensione e non paga le tasse. Il vecchio oggi disturba». Le piace Rutelli, sindaco di Roma? «Personalmente non lo conosco. Però so che s'interessa sempre, personalmente, ai problemi del suo ufficio. Speriamo possa fare qualcosa per il centro storico, che è un immenso museo e bisogna visitarlo in punta di piedi, con rispetto. La città si sarebbe dovuta sviluppare in direzione del mare, dopo l'Eur. Invece è un caos». Rimpiange gli anni di Felli- ni? «Io non ho rimpianti. Confesso però sinceramente che i giovani di oggi dovrebbero frequentare di più gli adulti. Invece frequentano gruppi di coetanei e non sempre conoscono realmente la vita». Com'è cambiata l'Italia dai tempi dello "Sceicco bianco" ? «Non ci sono più i romani a Roma. La colpa di tutti i guai in fondo è degli stranieri che noi abbiamo generosamente ospitato. Tanta gente che non ci ha fatto bene. Alla propria città si vuole bene come a casa propria. Gli altri che vengono da fuori non l'amano». Non è per caso leghista? «No. E poi i leghisti cambiano concetto spesso. Appena la Lega s'è formata, devo dire che l'idea mi sembrava una novità, qualcosa che si potesse prendere in considerazione. Forse se si fosse organizzata meglio sarebbe stata un movimento nuovo...». Lei è stato sempre demo- cristiano, ora chi vota? «Non sono democristiano. Sono apolitico, non mi sono mai occupato di politica attiva. Faccio politica attraverso i miei film. I personaggi li colgo tra la gente senza ideologia. Se bisognava mostrare un difetto di un italiano di destra, di sinistra, onesto, disonesto li ho rappresentati praticamente tutti. Mi preparo a questo sistema nuovo che funziona benissimo in America, in Francia, in Inghilterra. Adesso vi sono due correnti. Se ne proverà una e poi se non andrà si proverà quell'altra». Ha già scelto la sua corrente? «No, sto al balcone». Conosce Berlusconi? «Sì, penso che abbia indubbie capacità. Se le metterà al servizio del Paese potrebbe essere una cosa molto positiva. Bisogna però vedere cosa ci dirà, quale sarà il suo vero programma. Si fa clamore sulle imposte. Io penso che sia giusto che si paghino le imposte per il trenta per cento del proprio reddito. Io ho dato, fin dalle mie prime diecimila lire. Ho sempre pagato le tasse. Pensi che in certi anni ho pagato fino al 72 per cento del mio reddito, cosa che mi sembra esageratissima. Ma la colpa è di chi ha amministrato malissimo l'Italia approfittando dei nostri soldi. E' evasore chi è stato aggredito dal fisco. Il fisco non può comportarsi in modo induttivo. Stabiliva: dichiari dieci? Non è vero, hai guada- gnato 150. Violenza dello strapotere. Io penso che Berlusconi abbia ragione, bisogna mettere in galera chi mente». E' vero che ha adottato dei figli? «Ma no, io non ho figli, e quindi cerco di occuparmi in qualche modo dei bambini». Che vuol dire esattamente? «Vi sono bambini abbandonati negli orfanotrofi. Bisogna dare loro affetto, sicurezza. Quindi vado a trovarli, li porto fuori, sto con loro». Le insegnano molto? «La vicinanza di un bambino certamente aiuta a imparare molte cose. Gli anni più belli sono quando uno li può tenere in braccio. Poi diventano bambini carini e poi diventano impegnativi quando crescono e quindi bisogna educarli». Lei ama educare, correggere? «Sì, molto. Oggi c'è una tendenza spaventosa. Gli attori giovani non criticano più i loro coetanei. Io non concepisco il lavoro in questo modo. Per esempio fin da "Un americano a R«#ia" ho sempre cercato di capire criticamente». Cosa pensa del razzismo giovanile? «Non c'è sicurezza in questa società. La noia si accanisce contro i giovani, mentre i ragazzi devono essere trasgressivi. In Italia non ci sono organismi che danno modo ai giovani di esplodere e di sviluppare le loro forze. Non c'è altro se non le orrende discoteche». Ha nostagia del fascismo? «Mi hanno già chiesto se ero felice da ragazzino sotto il fascismo. Ho già risposto: se c'era il fascismo non era colpa mia, io facevo quello che bisognava fare. Ma certe abitudini, come la musica di oggi che è fatta solo di rumori, sono insopportabili. La gente sembra seguirla senza pensare. Io ho cominciato con l'avanspettacolo e il varietà, ma se ingannavi il pubblico "te menava pure". Se non davi soddisfazioni, ti pigliavano a botte. Un cantante deve avere voce per cantare, non può strilla. La libertà di agire è stata interpretata in modo sconsiderato. La libertà è bella ma si devono proporre cose utili, non dannose». E' pessimista? «No, ma è un'epoca di transizione. Ho fiducia negli italiani intelligenti e fantasiosi. Certo, attraversiamo momenti di crisi ma la gente avrà modo di ravvedersi. Bisogna specializzarsi, ma nelle cose che piacciono». Lavorare stanca? «Non sempre, ma abbiamo adottato una politica a favore dell'industria. Il nostro è un bel Paese: avremmo dovuto sviluppare l'industria turistica e agricola. Eppoi dicono che il Sud non s'impegna. Fa bene. Non ama regole controproducenti. Io che viaggio molto vedo che i più bravi camerieri, i più bravi artigiani, i più bravi operatori sono gli italiani. Perché farli diventare tutti operai?». Alain Elkann «Non sono un de. C'è crisi profonda ma.ho fiducia negli italiani» il Alberto Sordi «Sceicco bianco». Nella foto grande l'attore nel film «Nestore, l'ultima corsa»

Persone citate: Alberto Sordi, Albertone, Berlusconi, Felli, Rutelli, Sordi