PAROLAIO
polemica. Sotto accusa l'alpinismo, schiavo di industria, sponsor, media PAROLAIO MOSTRINI SACRI. Con siglio gratuito ad uso del recensore spericolato: non parlare mai male di Antonio Tabucchi. In caso contrario la Repubblica delle lettere si sentirà legittimamente autorizzata ad indignarsi, scandalizzarsi, sventare l'oscura manovra, stigmatizzare lo sfrontato, redarguire l'impunito che ha osato tanto, bacchettare il reprobo. Luca Doninelli non ha voluto seguire il consiglio e ha scritto sul Giornale che il romanzo tabucchiano Sostiene Pereira assomiglia a un «pamphlet elettorale». Mal gliene incolse. Il Tabucchi infuriato ha subito emesso la sua sentenza: «Un attacco della destra», «Doninelli rimpiange i regimi fascisti di Franco e Salazar», ed è pure un cripto-naziskin, uno che si «trova molto bene dentro il rigurgito di destra e di ideologia regressiva» (che sarebbe il contrario di «progressiva», fonna arcaica di «progressista»). Lo sdegno di Tabucchi ha trovato il sostegno dell'Unità, dove Oreste Pivetta chiama Luca Doninelli «Do- m, ninelli Luca» (mancano solo le impronte digitali) e considera l'intervento dell'incauto recensore ovviamente «volgare», «livoroso», «invidioso». Boba da fascisti, insomma. E il titolo dell'Unità non definisce forse Doninelli un «critico nero»? Antonio TabuNO, TU NO. Niente. Per quanti sforzi faccia, Giorgio Bocca proprio non riesce a riconciliarsi con i suoi vecchi nemici. A Giampaolo Pansa aveva inviato una copia del suo Mctropolis suggerendogli nella dedica di porre fine alla «guerra dei trent'anni». «Troppo tardi» è stata la risposta di Pansa. Su Tnttolibrì Franco Fortini rivela i dettagli di un'altra pacificazione fallita: «Da un quarto di secolo sono stato periodicamente insultato da Bocca. Un mese fa mi scrive una lettera gentile in cui dice che sono sempre stato molto importante per la sua vita». Cordialissima la reazione di Fortini: «Non gli ho risposto». IDA DI MARZO. L'antropologa Ida Magli sull'Unità svela finalmente; il segreto dell'ostilità dimostrata dall'Osservatore Romano nei confronti del suo ultimo libro. Quel che il giornale vaticano infatti non può proprio sopportare è che «io ho fatto, con l'antropologia, quello che nessuno si era azzardato a fare». Del resto, spiega con eccessiva modestia la Magli, «ho crealo, in definitiva, un nuovo campo di ricerca antropologica». Assodato questo, «chiedo a Wojtyla di eliderne atto». E senza questa cere; I ques I pren chi presa d'atto risulterebbe alla fine inspiegabile l'interrogativo solennemente posto da Ida Magli: «Perché condanno Wojtyla?». Si segnala un certo scompiglio dietro il Portone di Bronzo. SOLDATO BLU. Che sia Vittorio Messori il misterioso «Geronimo» che invia i suoi fax al Giornale di Feltri? Ecco infatti come lo scrittore cattolico sul Coniere della Sera interpreta i valori simbolici connessi al saluto romano rimesso in auge dal fascismo: «Alzare la mano destra è un segno universale di pace, un segno di saluto che i pellerossa nei film accompagnano con l'augii». AUGELLI. Rivelazioni (postume) sulla vita di Federico Fellini. La scrittrice Toni Maraini spiega in un libro che il regista della Dolce \nta subiva il fascino dell'acido Lsd. L'assistente di Fellini, Sabatino Ciuffini, rivela invece su Panorama particolari saporiti sui comportamenti del grande regista: «Era un barzcllettiere. „ ,.. m La sua pnma battuta, quando m'incontrava, era: "Come va l'uccello?"». PRIMO COMANDAMENTO. Forse che su Pano rama è proibito nominare invano il «nemico», in questo caso il quotidiano diretto da Eugenio Scalfari? Sul settimanale mondadoriano Guido Almansi definisce infatti Tahar Ben Jelloun «lo scrittore marocchino di lingua francese che collabora attivamente alle pagine culturali di uno dei nostri giornali». Ci voleva tanto a dire che «uno dei nostri giornali» sì chiama la Repubblica? IL SUO CANTO LIBERO. Sull'i? spresso appare una accorata difesa del poeta Dario Bellezza firmata Enzo Siciliano: «Dario Bellezza parla sempre di sé, del suo io inquieto e bugiardo». E invece «qualcuno», un po' ottuso, che fa? «Lo accusa di logorrea». Senza capire, spiega Siciliano, che «il suo canto fuso di note lugubri e insieme chiare, di accenti palpitanti e insieme freddi» costringe «a un ascolto sempre partecipe, sempre attento». Altro che logorrea. IL PASSATO CHE NON PASSA In uno scritto polemico nei confronti di Saverio Veilone, su Sette il leader Verde Gianni Mattioli rimugina su un vecchio ciuccio: «Queste parole mi hanno riportato a quella sera del 1986 quando Edoardo Arnaldi mi diede dell'imbecille in televisione». Pierluigi Battista sta Antonio Tabucchi
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