Abbandona il figlio in taxi per bucarsi
Padova: il bambino, 4 anni, è stato riportato a casa, a Chioggia, dal tassista Padova: il bambino, 4 anni, è stato riportato a casa, a Chioggia, dal tassista Abbandona il figlio in taxi per bucarsi Ma una overdose lo uccide VENEZIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il padre, 34 anni, ucciso da un'overdose di eroina. Il figlio di 4, seduto sul sedile di un taxi ad aspettarlo. Il tossicodipendente se l'era portato dietro per non dare nell'occhio. Il bambino, trasferito come un pacco postale, è tornato a casa solo, senza sapere dov'era finito il padre. E adesso la madre, i nonni, si sono chiusi a riccio intorno a lui, hanno staccato il telefono, cercano di fare in modo che non subisca traumi. Una storia da profondo Nord, un sabato pomeriggio, cominciata a Chioggia, nella zona del porto, dove il tossicodipendente e la sua famiglia abitano; finita a Padova, in un bagno pubblico dove Mauro Benetto è stato trovato agonizzante, la siringa ancora infilata nel braccio. Aveva bisogno di quella dose, Mauro Benetto. Perciò doveva assolutamente andare a Padova, dal suo pusher. «Forza, Mauro, resisti che ce la fai», ripete a se stesso. Ma come si arriva a Padova, col tempo che ti schiaccia, che ti comprime i polmoni, che ti fa male alle ossa? C'è un solo modo: prendi un taxi. Però c'è anche un problema: chi te li passa i soldi? Benetto fa la pensata giusta. «Mi porto dietro il bambino». Suo figlio, di 4 anni. Si chiama Steve, come Steve McQueen, l'attore dalla vita spericolata del mitico Vasco Rossi. Esce di casa con il figlio per mano, sale sul taxi. «Mi ha detto che doveva andare a prendere documenti molto importanti - racconta ora il tassista -. Non mi sono accorto che fosse un drogato, altrimenti non l'avrei fatto salire. E poi, vedendolo con un bambino così piccolo, andiamo, mai e poi mai mi sarei aspettato che andava a bucarsi». Una volta a Padova, davanti alla Basilica del Santo, Benetto chiede al tassista di rimanere con il figlio: questione di cinque minuti. «Io dico sì», fa il tassista. Steve resta sul sedile. Cento metri più in là, dietro l'angolo, c'è il Pra' della Valle, il crocevia dello spaccio. Mauro Benetto conta di trovare la bustina, farsi subito, e poi tornare, come se niente fosse. Ma quello che succede cento metri più in là è tutta un'altra storia: questa volta è la fine. L'eroina manda in coma il ragazzo. Lo trova un inserviente, chiama un vigile, chiamano la Croce Verde, Benetto rantola e poi spira. E' ormai buio, e il tassista è sempre lì, con il bambino: aspetta da due ore, ha perso la pazienza. «Avevo una grossa responsabilità, con quel piccolo. Dove diavolo era sparito suo padre? Fortuna che ho avuto a che fare con un bambino molto intelligente: mai un pianto o un accenno di insofferenza. Se ne stava lì, buono buono. Ho cercato di farlo distrarre, abbiamo scherzato un po'. Gli ho chiesto se aveva sete ma lui ha risposto di no. Quando ormai erano le 7 ho deciso che era ora di rientrare. E così ho fatto». A Chioggia il tassista porta Steve al commissariato di polizia. E lì viene a sapere. Un minuto più tardi arriva in ufficio anche la madre del bambino, Rossella, uscita in fretta e furia dal suo la- voro. Mario Benetto l'aveva sposata sei anni fa. Lui disoccupato, lei commessa in un supermercato cooperativo. Lui prigioniero dell'eroina, inutili le cure della famiglia, inutile la cura a base di metadone che gli passava il servizio dell'Usi. Viveva di espedienti, aveva anche trovato un impiego come spazzino a Porto Tolle, ma poi aveva mollato perché il lavoro non gli andava a genio. Una vita bruciata in Pra' della Valle. Come quelle cantate da Vasco. Mario Lollo Il piccolo come alibi: non aveva i soldi per la corsa La droga ha fatto un'altra vittima, un giovane di Chioggia
Persone citate: Benetto, Mario Benetto, Mario Lollo, Mauro Benetto, Steve Mcqueen, Vasco Rossi
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