Bosnia il maltempo ferma il primo raid Nato
Per aiutare i caschi blu francesi a Bihac. Balladur duro: troppa lentezza e burocrazia nel reagire EX JUGOSLAVIA Per aiutare i caschi blu francesi a Bihac. Balladur duro: troppa lentezza e burocrazia nel reagire Bosnia, il maltempo ferma il primo raid Nato L'inviato dell'Orni ha chiesto l'intervento degli aerei occidentali ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Soltanto il maltempo ha salvato i serbi dai bombardamenti aerei della Nato. Sabato sera l'inviato speciale del segretario generale dell'Orni per l'ex Jugoslavia Yasushi Akashi ha chiesto l'intervento dei cacciabombardieri della Nato per fermare un nuovo attacco delle truppe serbobosniache contro i Caschi blu francesi stazionati a Bihac, in Bosnia occidentale. Due caccia della nato sono immediatamente partiti verso la meta. Ma le cattive condizioni meteorologiche hanno impedito loro di bombardare le postazioni dell'artiglieria pesante serba. Nel frattempo i serbi hanno ritirato i loro cannoni nei vicini boschi e non è stato più possibile individuarli. E' la prima volta che Akashi chiede l'aiuto della Nato per proteggere le forze di pace dell'Onu. «Ultimamente ci sono stati molti incidenti. I serbi hanno continuato ad attaccare i Caschi blu francesi stazionati a Bi¬ hac» ha dichiarato Rod Anninc, portavoce dell'Unprofor. «Non so come reagiranno i serbi ad un eventuale attacco dei caccia della Nato, ma devono sapere che d'ora in poi l'Unprofor chiederà il loro appoggio ogni qualvolta sarà minacciata la vita dei soldati delle forze di pace dell'Onu». Tre giorni fa a Bihac un Casco blu francese è stato ucciso da un cecchino, mentre un'autoblindo è stata distrutta dall'artiglieria pesante serba. Sul posto si è recato ieri il premier francese Balladur che dopo l'attacco di sabato sera ha deciso di visitare il contingente dei Caschi blu francesi insieme al ministro della Difesa Léotard. Dirissimo il commento del premier francese che ha criticato «i ritardi e le procedure amministrative e politiche troppo complesse» per organizzare le risposte militari della Nato. I cacciabombardieri della Nato sono stati impegnati anche ieri in una missione intimidatoria nei cieli di Maglaj, enclave musulmana della Bosnia centrale assediata dalle forze serbe. Da giorni bombardata con violenza dall'artiglieria pesante serba la città vive ore drammatiche. Ieri mattina i serbi hanno sparato più di 500 proiettili di vario calibro sulle vie centrali. Ci sono stati nuovi morti e feriti. Ma sono bastati alcuni voli a bassa quota dei caccia della Nato per far cessare i bombardamenti. Protetti dagli aerei della Nato a Maglaj sono entrati gli osservatori militari dell'Onu dopo più di nove mesi di assenza dalla città. Mentre all'ambasciata americana di Vienna, alla presenza dell'inviato speciale americano Redman, la commissione mista musulmano-croata sta portando a termine i preparativi per la costituzione della federazione bosniaca (le questioni territoriali sono rimandate a Washington), nonché della confederazione con la Croazia (che dipende però dalla risposta dei serbi bosniaci), i serbi della Bosnia hanno annunciato ieri di essere pronti a «restituire» ai musulmani e ai croati il 15 per cento dei territori occupati dalle loro forze che attualmente controllano il 70 per cento del Paese. «La federazione musulmano-croata può avere al massimo il 45 per cento dei territori della Bosnia» ha dichiarato Momcilo Krajisnik presidente del Parlamento dell'autoproclamata repubblica serba di Bosnia. Krajisnik ha annunciato che i serbi parteciperanno alla prossima riunione con musulmani e croati della Bosnia per la spartizione dei territori. Dopo alcuni giorni di prove nella capitale bosniaca ieri hanno ripreso a funzionare i tram. Per il prossimo 18 marzo i serbi hanno promesso di riaprire il ponte principale che collega le due parti della città. Gli abitanti di Sarajevo potrebbero così recarsi nei quartieri occupati dai miliziani serbi. E' prevista inoltre la riapertura di tre vie di comunicazione con Visoko, la Bosnia centrale e quella meridionale. Ingrid Badurina La gente di Sarajevo approfitta della tregua per rendere visita senza rischi al cimitero della capitale spesso bersaglio dell'artiglieria
Persone citate: Balladur, Ingrid Badurina, Krajisnik, Momcilo Krajisnik, Redman, Rod Anninc, Yasushi Akashi
Luoghi citati: Bosnia, Croazia, Jugoslavia, Sarajevo, Vienna, Washington, Zagabria
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