Ragazzi è un assalto ho visto la morte in faccia
Il portavalori racconta come è riuscito con i suoi colleglli a sventare la rapina al furgone blindato Il portavalori racconta come è riuscito con i suoi colleglli a sventare la rapina al furgone blindato Ragazzi è un assalto, ho visto la morte in faccia E ho sparato sui banditi dalla feritoia «"Ragazzi è un assalto" e ho visto la morte in faccia. Un'esperienza che non auguro nemmeno al peggior nemico. Credevo già di avere il biglietto per l'inferno. Ne ero convinto al punto che se il mio collega autista avesse aperto le porte del blindato, come suggeriva di fare, avrei fatto fuoco anche contro lui». Antonio Cirri è il portavalori Mondialpol che venerdì mattina, sulla strada che collega Druento a Pianezza, ha aperto per primo il fuoco contro i banditi, armati di pistole e fucili molto potenti. Se la rapina miliardaria è fallita, il merito è in gran parte suo. Com'è andata? «Faccio il portavalori da tre anni. Di solito sono dietro, vicino alla cassaforte. I due colleghi che erano con me, uno alla guida e l'altro di scorta, sono dell'Argus. Il furgone è loro ma il servizio lo gestiamo noi. Dopo il prelievo a Pianezza, verso le 9,30, eravamo in viaggio, da 7 o 8 minuti, diretti a Druento. Un Ducato rosso ci ha tagliato la strada, dietro una Thema blu ci ha tamponato. "Ragazzi è un assalto", ha urlato l'autista. Un attimo ed eravamo circondati: 5, 6 uomini». I banditi, incappucciati con sottocaschi di seta blu e nera, del tipo utilizzato dai motociclisti, hanno intimato: «Bastardi, aprite». Sembravano giovani: 30-35 anni. Avevano fucili. Uno, piazzato davanti alla cabina del blindato, imbracciava una sorta di lanciagranate. Ma forse era un'imitazione; non risulta che abbia sparato, come hanno stabilito le indagini dei carabinieri della compagnia di Rivoli, coordinate dal capitano Franco Golini. Cos'altro ricorda? «L'autista, armato, si è buttato a terra. I nervi. Comprensibile. Allora sono passato davanti, al suo posto. Ho infilato la Smith & Wesson 357 magnum nella feritoia e ho sparato. Forse ne ho colpito uno al ginocchio. O forse era già zoppo. Dopo è scoppiato il finimondo». Tre, quattro minuti d'inferno. Alla fine sul blindato si conteranno 17 colpi». Ma non avevate paura? «Dentro il nostro fortino volava¬ no frammenti dei cristalli. Fortuna che hanno resistito. L'autista mi ha detto di chiuderlo dietro, dove c'è la cassaforte. Se aprono li accolgo con l'arma spianata, urlava. Forse era meglio se sparava, come noi. Ma l'ho accontentato. Tempo 30 secondi e ha gridato: "Antonio apri, presto". Chiedeva di uscire: due proiettili avevano perforato la lamiera posteriore». E in quell'attimo cosa ha pensato? «Niente, sparavo e basta, ma quando ha urlato ancora "apriamo, altrimenti ci ammazzano", ho pensato: "Fuori quelli ci fanno secchi, se apriamo siamo morti". Allora gli ho detto: "Guai a te, t'uccido"». Gii avrebbe sparato davvero? «Sì, tanto morti per morti». Cos'altro è accaduto? «Soltanto pensieri affastellati. Il solito collega ci stava raccontando di avere subito altri assalti in passato. No, non sono superstizioso. Però...». Ivano Barbiero Antonio Cirri, agente Mondialpol ha aperto per primo il fuoco Colpito alla gamba uno dei sei rapinatori ::" llSIiillIiil Un furgone trasporto valori simile a quello assaltato venerdì tra Pianezza e Druento
Persone citate: Antonio Cirri, Franco Golini, Ivano Barbiero, Ragazzi
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