Una scrittrice e i suoi Orienti di Fausta Cialente

Morta la Cialente, aveva 95 anni Morta la Cialente, aveva 95 anni Una scrittrice e i suoi Orienti E' morta in Inghilterra a Pangbourne, dove viveva con la figlia, la scrittrice Fausta Cialente. Aveva 95 anni, nel 1976 vinse lo Strega con «Le quattro ragazze Wieselberger». rw] N una letteratura, quale è I quella italiana, che da un I paio di secoli poco si avven! tura a rappresentare luoghi *J e personaggi «fuori di casa», e preferisce, perfino vantandosene, piuttosto la «provincia» che il mondo, Cortile e Cleopatra e Ballata levantina di Fausta Cialente costituiscono un'eccezione memorabile, tale da raccomandare l'autrice alla più durevole fama fra i narratori del nostro Novecento. Pubblicate all'inizio degli Anni 60, le due opere rappresentano la società e la vita del mondo cosmopolita di Alessandria d'Egitto, luogo di incontro, di fusione, di scontro delle popolazioni diverse dell'Oriente mediterraneo, nella varietà delle regioni e dei progetti che i personaggi nutrono in sé e cercano di attuare. La Cialente sa rendere mirabilmente l'illusione di essere fuori del tempo, su uno sfondo incantato che è d'Africa e, al tempo stesso, di un Oriente misterioso, ambiguo, inquieto, inserendovi via via i segni della dissoluzione della felice sospensione delle responsabilità e degli impegni, che urgono sempre più evidenti nell'esistenza delle varie comunità levantine, soprattutto di quella italiana. La presenza sempre più acuta e dolorosa del richiamo alla scelta e all'uscita dall'illusione di pace viene dalla situazione politica, in particolare dalla necessità, per gli italiani, di prendere posizione nei confronti del fascismo, che cerca di condizionare sempre più strettamente la comunità. I personaggi della Cialente scelgono l'antifascismo, ma sono perfettamente consapevoli che la loro decisione, come le conseguenze degli scontri ideologici fino ad Alessandria e nella tollerante ed equilibratamente libera società levantina, è il preannuncio della fine di quel mondo e di quella saggia disposizione della vita. Di qui deriva il filo sempre più doloroso di malinconia che percorre i due romanzi, che in Ballata levantina conclude all'elegia della fine di ogni pace e illusione di vivere come fuori della storia e anche approfittando delle contraddizioni della storia; e il senso drammatico del tempo perduto, del mondo scomparso rende la narrazione di struggente intensità. E' la riconquista della consapevolezza del tempo al di là dell'illusione levantina; ed ecco, allora, nascere gli altri grandi romanzi della Cialente, cioè Un inverno freddissimo e Le quattro ragazze Wieselberger. Lo spazio della memoria rimane quello tipico della Cialente: la risposta, in termini di narrazione, alla continua usura della vita, raffigurata con crescente strazio su sfondi ormai italiani, ma ripensando modi di esistenza, ambienti, gruppi sociali, comunità, che le vicende del nostro secolo hanno cancellato, ora per l'inesorabile mutazione dei tempi, ora per il tragico di persecuzioni, di morti, di obbligate fughe o dispersioni. Penso in particolare a Le quattro ragazze Wieselberger, dove è rievocato un altro luogo, Trieste, che fu di fervido e vivo incontro di comunità nazionali diverse, provenienti dall'Oriente europeo e dall'Italia, prima che il sorgere dei nazionalismi, delle contrapposizioni di popoli, di gruppi etnici e religiosi, delle lotte sociali, trasformassero la città rendendola, invece, il centro doloroso dei contrasti. La Cialente sa rappresentare con particolare sensibilità e acutezza sia la tragicità della fine della tolleranza e della dignità morale e politica, sia le ripercussioni, attraverso gli anni, degli eventi storici e sociali sugli individui: cioè due tragedie complementari e ugualmente disperate e irrimediabili. E' sempre stata una scrittrice discreta, distaccata, per la precisa volontà di restare estranea rispetto al tanto spesso confuso, contraddittorio, mediocre mondo letterario d'Italia: e gli ambienti lontani o marginali, scelti come oggetto di narrazione, sono anche le volute allegorie di questa presa di distanza. E' il segno di una singolare originalità, che ne rende duratura l'opera, bene al di là di mode e clamori. Giorgio Bàrberi Squarotti

Persone citate: Cialente, Fausta Cialente, Giorgio Bàrberi Squarotti

Luoghi citati: Africa, Alessandria, Egitto, Inghilterra, Italia, Pangbourne, Trieste