«Confessori il silenzio è sacro»

Un duro monito a don Turturro e ad altri sacerdoti dopo le loro rivelazioni sui boss Un duro monito a don Turturro e ad altri sacerdoti dopo le loro rivelazioni sui boss «Confessori, il silenzio è sacro» Il Papa: troppe violazioni al segreto CITTA' DEL VATICANO. Ha aspettato più di due mesi, Papa Wojtyla, ma poi ha scagliato tutte le sue saette su padre Turturro e gli altri sacerdoti che hanno riversato su orecchie profane, quando non addirittura giornali e tivù, qualche briciola, o fetta, dei segreti appresi in confessione. Un'occasione solenne, ha atteso Giovanni Paolo II, per tenere una vera e propria lezione sul segreto confessionale, sulla sua inviolabilità e importanza: un corso organizzato dalla «Penitenzieria apostolica», il tribunale che si occupa di dispense, censure e indulgenze. E c'è da dire che questo Papa sembra attribuire un valore e un'importanza particolarmente forti alla confessione e alla pentitenza, eseguite in maniera tradizionale, prete e penitente l'uno di fronte all'altro, o dietro una grata. «Al sacerdote che riceve le confessioni sacramentali è fatto divieto, senza eccezione, di rivelare l'identità del penitente e le sue colpe; e precisamente per quanto riguarda le colpe gravi, il sacerdote non può farne parola nemmeno nei termini più generici; per quanto riguarda le colpe veniali non può assolutamente manifestarne la specie, tanto meno l'atto singolare». Il parroco palermitano della chiesa di Santa Lucia, uno dei preti «anti-mafia», sotto protezione notte e giorno dopo le sue omelie contro i boss, aveva rivelato ai fedeli, nella messa della notte di Natale, di aver confessato uno degli assassini di Falcone Una tempesta di polemiche ave- va seguito la rivelazione-choc, frutto forse di un eccesso di emotività natalizia. Roma aveva taciuto nel periodo bollente dei prò e dei contro. Ora, a freddo, il Papa esprime il suo giudizio; sul fatto di Palermo e «sull'oltraggio alla sacralità della confessione, perpetrato mediante i mezzi di comunicazione sociale». Un giudizio pesantissimo. «Debbo inoltre deplorare - ha detto ieri il Papa - alcuni disdicevoli e dannosi episodi di indiscrezione che, in questa materia, si sono verificati di recente con sconcerto e pena dei fedeli: "ne transeant in exemplum" (non passino come esempio)». Il codice di diritto canonico «pur avendo mitigato in quasi tutte le altre sfere del diritto penale le sanzioni contro i trasgressori, a questo proposito invece ha mantenuto in vigore le massime pene». Ma non basta ancora, dice Giovanni Paolo II che deve essere rimasto veramente colpito dagli episodi recenti se ha deciso di dedicare quasi interamente il suo discorso all'argomento. «Non basta però rispettare il silenzio per quanto attiene all'identificazione della persona e delle sue colpe - ha insistito nell'ammonire Papa Wojtyla -, bisogna rispettarlo anche evitando qualunque manifestazione di fatti e circostanze il cui ricordo, pur non trattandosi di peccati, può spiacere al penitente, specialmente se il farne parola gli comporta un inconveniente». Marco Tosarti Giovanni Paolo II ha ordinato ai sacerdoti di rispettare il segreto confessionale

Persone citate: Giovanni Paolo Ii, Papa Wojtyla, Turturro

Luoghi citati: Citta' Del Vaticano, Falcone, Roma