Puniti per aver bloccato un teppista

Un «guardiano» per l'impianto di riscaldamento Padova, disavventura per padre e figlio che avevano immobilizzato un giovane lanciatore di sassi Puniti per aver bloccato un teppista Lo trattengono su consiglio della polizia, condannati per sequestro PADOVA NOSTRO SERVIZIO «Pronto, polizia, ho bloccato un teppista. Che devo fare?». «Lo trattenga finché arriviamo noi». Per quella trattenuta un signore di Padova e suo figlio si sono visti condannare a quattro mesi di reclusione con l'accusa di sequestro di persona. «Ma io ho fatto quello che mi avevano detto i tutori della legge. Non sono un violento, né tantomeno un giustiziere. Sono soltanto un uomo esasperato dal fatto di dover convivere con una microcriminalità continua. Nonostante quello che mi è capitato, credo ancora nella giustizia e farò di tutto per dimostrare la mia innocenza». Quella sera del 20 agosto di quattro anni fa, Leonardo Nardo aveva perso la pazienza. Si era trasferito con la famiglia da poco tempo in quella zona a ridosso dell'autostrada, poriferia profonda, battuta dalle prostitute come dalle bande di teppisti. E fin dal primo giorno la sua quiete era stata sacrificata sull'altare di questo piccolo Bronx: sassaiole contro le finestre, lancio di siringhe nel giardinetto che circonda la casa, paura per la moglie e la figlia piccola. Quella sera, però, aveva per¬ so la pazienza e si era affacciato all'uscio. Accese le luci sul davanti, aveva gridato a quei ragazzi: «Andate via. Lasciateci in pace». Ma la sua reazione aveva reso ancora più arditi i bulli del quartiere, che avevano infittite il lancio dei sassi. Improvvisamente dalla strada spuntano i fari dell'auto del figlio di Nardo, Cleris. I teppisti allora si mettono in fuga. Padre e figlio, facendosi coraggio l'un l'altro, decidono di inseguirli: vogliono acchiapparne uno, per dargli una lezione. Dopo il tunnel che passa sotto l'autostrada, un ragazzo scivola sulla ghiaia: preso. Lo riportano indietro, dentro, nel garage. Intanto la moglie dà l'allarme, telefona al «113»: dalla centrale della polizia suggeriscono di trattenere il giovane. «11 giorno dopo non ho neppure sporto denuncia contro di lui - continua Nardo -, convinto di avere già fatto il mio dovere per tutelare la famiglia». Invece, a sporgere denuncia sono i legali del giovane e il tribunale ha accolto la loro tesi del sequestro: Nardo non aveva alcun diritto di trascinare nel proprio garage quel ragazzo, sebbene fosse uno di quelli che turbavano le sue notti. Mario Lollo Baby teppisti all'opera: scena di abituale violenza nelia vita delle grandi città

Persone citate: Leonardo Nardo, Mario Lollo Baby

Luoghi citati: Padova