Per punire il figlio lo lega ad un furgone

Agrigento, l'uomo voleva obbligare il ragazzo ad usare una pistola e a non studiare più Agrigento, l'uomo voleva obbligare il ragazzo ad usare una pistola e a non studiare più Per punire il figlie lo lega ad un furgone Trascinato per un chilometro, urlava: «Papà, basta» AGRIGENTO NOSTRO SERVIZIO Per punirlo ha legato il figlio di 13 anni con una corda al suo motofurgone e l'ha trascinato per quasi un chilometro. Proprio come in una scena dei film western quando la vittima viene legata e trascinata da un cavallo in corsa. Il ragazzo, fatti i primi metri, è caduto e ha riportato le prime ferite. Nessun effetto hanno avuto le sue grida disperate: «Papà, papà basta». Chiuso nella piccola cabina di guida, l'uomo è rimasto sordo alle implorazioni e ha continuato a procedere anche quando il figlio era pieno di sangue, stordito. L'episodio agghiacciante ha provocato enorme impressione a Ravanusa, un paesone dell'Agrigentino dove pure la gente, con i frequenti orrendi delitti di mafia, è abituata alle cose peggiori. Nicola Stagnitto, pregiudicato di 36 anni, descritto come ubriacone e violento, cosa che ha certo confermato d'essere, è stato arrestato per tentativo di omicidio aggravato. Il figlio Calogero, con il bel viso straziato dalle ferite e dalle contusioni che ha anche in tutto il resto del corpo (si teme abbia riportato lesioni interne) è ricoverato nell'ospedale di Canicattì a pochi chilometri da Ravanusa. E' nel reparto chirurgia. I medici stanno valutando se operarlo. Accanto a Calogero è la mamma, Vitina Taglialegami, 30 anni, che l'accarezza e non si allontana un attimo dal suo lettino. E' l'unico figlio nato dal matrimonio tutt'altro che felice se si pensa alle condizioni di vita della famiglia nel misero alloggio di via Ecce Homo nel centro povero del paese. «L'ha ridotto come un Cristo», dice piangendo la donna accusando il marito che la polizia ha rinchiuso in carcere a disposizione del procuratore della Repubblica di Agrigento Pietro Pollidori. Ma perché l'ha fatto? Qual è il motivo di tanta furia? E' stata la stessa moglie e madre a riferirlo ai poliziotti del commissariato di Canicattì intervenuti dopo che venerdì mattina Calogero era stato abbandonato in ospedale dallo stesso padre che, sostenendo di non conoscerlo aveva aggiunto di averlo trovato mezz'ora prima ferito in strada in contrada Stazione. «Forse è stato investito da un automobilista», aveva detto l'uomo allontanandosi ben presto. Poi è emersa la verità e con essa la spiegazione. «Ha cominciato a dargli botte mentre eravamo in casa - ha detto Vitina Taglialegami - dopo averlo rimproverato perché Lillo non vo- leva accompagnarlo in campagna. Stava studiando e lui invece voleva portarlo a zappare». La donna ha aggiunto che il marito a ogni costo intendeva insegnare al figlio a sparare con una pistola che lui teneva senza autorizzazione. «Ma Lillo non voleva sparare e anche io ero contraria», ha sussurrato la donna al commissario di polizia Sergio Quarantelli, il primo a raccogliere la sua versione piena di disperazione e rabbia. L'arma è stata cercata invano dagli inquirenti che so¬ no convinti che Nicola Stagnitto se ne sia disfatto dopo aver lasciato il figlio nell'ospedale di Canicattì, quando, uscito dal suo delirio di violenza, deve pur aver compreso di aver agito peggio di una bestia. Nella cella d'isolamento del carcere agrigentino «San Vito», in cui è stato accompagnato dalla polizia dopo essere stato catturato nelle campagne attorno a Ravanusa, il padre-padrone ora riflette. Antonio Pavida Una scena del film «Padre padrone» tratto dal libro di Ledda

Persone citate: Antonio Pavida, Ledda, Nicola Stagnitto, Sergio Quarantelli, Vitina Taglialegami

Luoghi citati: Agrigento, Canicattì, Ravanusa