La formica che sfida la cicala

La formica che sfida la cicala La formica che sfida la cicala 1SAN SEVERINO MARCHE N questa storia le parti le ha già assegnate la banalità. C'è il Cattivo: brillante e sciupafemuline, leader televisivo degli italoforzuti di Berlusconi. E c'è il Buono, ritratto non meno stucchevole: piccolo, dimesso, un medico del volontariato che cura i sordociechi. Sgarbi e Giacco, ovvero Destra e Sinistra come da cliché. Meglio andare a vedere. Matelica, sette della sera. Un omino in loden verde sta entrando in un negozio di scarpe: «Scusate, sono Luigi Giacco, il direttore didattico della "Lega del filo d'oro" - sapete, quella di Arbore - ci occupiamo di handicappati. Sono il candidato dei progressisti contro Sgarbi: solidarietà contro narcisismo, chi pensa agli altri e chi pensa a sé. Mi raccomando». E adesso, dalla fioraia: «Scusate, sono Luigi Giacco, il direttore...». Il Candidato Buono è il fedele esecutore del porta-aporta progressista, ogni voto può essere quello giusto. Contro la formichina in loden, la cicala, anzi il cicalone Sgarbi, che a Matelica non si è ancora visto, limitandosi a mandare un messaggio dei suoi: «Mi basterà venire a prendere un paio di caffè in piazza per vincere». Il Buono intanto è dall'antiquaria: «Scusate, sono Luigi Giacco...». La signora ascolta commossa: «Bravo, bravo, vinca il migliore». «E' una nota sgarbiana», spiega un progressista del seguito. La latitanza elettorale del Cattivo comincia ad allarmare i rossi: lo stesso Giacco non sa se preoccuparsi o esultare. Nel dubbio, si preoccupa, e cerca notizie sul giornale locale, che sotto un buon titolo («Sgarbi ergo sum») racconta l'apparizione di Castelfidardo: «Uno Sgarbi battuto non può esistere. E battuto da chi? Giaccio, Giacevo o come si chiama... Chi potrà mai votare uno che nessuno conosce, per di più socialista. E poi il suo manifesto: quegli occhialini di metallo non mi piacciono». «Vuole provocarmi, ma io mi controllo», confida il Buono, scortato dalla signora Iside che monta la guardia al sistema nervoso del marito. A San Severino, dove Sgarbi è stato sindaco Fino a pochi mesi fa, la Resistenza è andata in montagna e aspetta Giacco in un ristorante a strapiombo sul paese per il rito raccogli-fondi della Pizza Progressista: rossa e verde, con verdure e salamini. Il concentrato di peperoncino è inferiore solo all'antisgarbismo dei commensali. Alla terza forchettata hanno già gridato che: 1. L'unica iniziativa di Sgarbi per San Severino fu il cambio dei sensi unici, così adesso in un paese quasi senza macchine ci sono tre ingorghi critici e un incidente alla settimana. 2. L'unica donna di San Severino ancora stregata da Sgarbi è la vigilessa, che per amor suo dirige il traffico indossando un cappello con la veletta. 3. L'unica paesana che s'accompagna a Sgarbi non è una divetta patinata ma la signora Lippi, «un donnone socialista che ha messo i piedi in testa a tutti i de». (Fonte, awelenatissima: l'architetto Wanda Paciaroni). «Scusate, sono Luigi...». Lasciamo Giacco ai brindisi di pizzeria per correre in un mega-albergo di Borgopace, 50 chilometri di curve dopo Urbino, dove alla stessa ora si sta radunando la falange marchigiana di Forza Italia. Si attende una nuova apparizione di Sgarbi. Arriva mentre la gente è alla bresaola, con un paio di vallette d'ordinanza. Applausi, qualche battuta sul look «troppo sobrio» di Berlusconi e via nella notte, senza una parola su Giaccio, Giacevo o come si chiama. «Non accetterò confronti. La gente mi conosce. E' lui che non lo conosce nessuno». A intrattenere il folto pubblico pagante rimane l'italoforzuto di sinistra Guidi (corrente Funari). Dice che il suo primo impegno da deputato sarà la creazione di discoteche autogestite dai giovani, «così aiutiamo il divertimento e l'occupazione». Ma adesso silenzio, si smorzano le luci. ((Attenzione, c'è qualcuno al telefono». Una voce negli amplificatori: «Pronto? Buonasera a tutti». Sorpresa, commozione, urla: «Silvio, Silvio». Sì, è Lui. Una signora in calze a rete applaude felice: «Io sono la Lippi. Scommetto che Wanda Paciaroni le ha parlato male di me. Confermo. Confermo tutto. E viva Sgarbi». Massimo Grameliini

Luoghi citati: Castelfidardo, Marche, Matelica, San Severino