Goria parla 3 ore ma non convince
Goria parla 3 ore ma non convince Goria parla 3 ore ma non convince che fosse in grado di suggerire dei nomi validi». Nessuna pressione, nessuna corruzione. Goria affronta il tema Tangentopoli: «Ho l'impressione che questo dibattito si fondi su un equivoco: che gli imprenditori andassero dai politici con l'assegno in mano». Il pm: «Ma lei sapeva che Citaristi raccoglieva contributi anche irregolari?». Risposta: «Io sapevo, come tutti sapevano, che il sistema dei partiti consumava più risorse di quelle consentite dalla legge. Presumevo che la differenza venisse di norma coperta dal sistema economico, che aveva interesse a mantenere certi equilibri. Ero convinto che quasi nessun imprenditore accettasse di comparire come finanziatore di questo o quel partito». Pm: «Aveva quindi la quasi certezza che Citaristi raccogliesse finanziamenti illeciti?». Goria: «Pensavo che si trovasse nella condizione di farlo. E comunque lo ha fatto nell'interesse generale». Arriva il turno di Citaristi: smunto, triste, in mano una borsa piatta che non molla mai, sulle spalle 71 procedimenti in corso. Inizia d'un fiato: «Incontrai Borini un'unica volta, per 5 minuti. Non parlammo di Asti, ma del progetto di uffici per il ministero delle Finanze. Non mi diede contributi, né fece allusioni». Domanda: conosceva Balzamo, il defunto tesoriere del psi? «Sì, come me era candidato nel collegio Bergamo-Brescia. Ma non abbiamo mai avuto scambi di opinioni sul rispettivo operato. Ognuno di noi cercava di mantenere segreti gli affari del partito, E' il mio concetto di onestà. Gli imprenditori volevano dare 'in nero' e in incognito per non apparire simpatizzanti». Spiega: «Non facevo i nomi neanche al segretario di partito. Ho ammesso a Milano 70-80 miliardi di contributi irregolari in 6 anni. Contributi annuali, non riferibili a appalti precisi. Solo nel caso Montedison ricevetti indicazioni da due segretari politici, De Mita e Forlani, fui indirizzato a Gardini, poi a Sama, per ricevere i contributi». Dichiarazione fotocopia di quella resa al processo Cusani. Nessun accordo corruttivo, nessuna tangente, e nessun ruolo nella storia dell'ospedale di Asti. A volerla fare breve sta tutta qui la difesa di Giovanni Goria, ex presidente del Consiglio, imputato di corruzione nel processo per le tangenti del nuovo ospedale di Asti. Ieri ha risposto per ore alle domande del pm Corsi e alle richieste di spiegazioni del presidente Ambrosini. Dichiarazioni intercalate da «mi lasci spiegare», «permetta che faccia un salto indietro nel tempo», «è verosimile che abbia pronunciato quella frase, ma il senso era un altro», «quella dell'ospedale di Asti non era la mia unica preoccupazione. La minimum tax, ad esempio, mi ha tormentato per 6 mesi». Quando il parlamentare si alza per lasciare il posto a Severino Citaristi, anche lui imputato di corruzione, si ha l'impressione che abbia convinto poco i giudici. Due i punti fondamentali dell'accusa: il primo riguarda l'incontro avuto con l'imprenditore Marco Borini, che gli manifestò il proprio interesse per quel nuovo ospedale. Goria gli avrebbe consigliato di rivolgersi «a Roma», una frase che secondo il pm rappresenta l'invito a contattare Citaristi, per raggiungere un accordo. Goria ribatte: «E' verosimile che gli abbia consigliato di andare a Roma, ma sicuramente intendevo dire che era meglio che andasse al ministero, lì gli avrebbero dato consigli per un migliore progetto di ospedale. Escludo di aver parlato di soldi o di tangenti». Aggiunge: «Borini era al suo primo ospedale, né mi risulta che abbia mai costruito neanche un ambulatorio». Secondo punto: una telefonata con la sua fedelissima astigiana Bianca Dessimone. L'altro giorno, spiegando come si era arrivati a nominare la commissione aggiudicatrice, lei aveva raccontato: «Goria mi disse: "fai quello che dice l'assessore Maccari"». Una pressione, un consiglio interessato? Goria: «No, significava: fai le cose perbene, segui le indicazioni dell'assessore. Insomma, da una parte c'era la Dessimone, la maestra di Grana, e dall'altra un assessorato. Non mi risulta che lei abbia mai frequentato ambienti accademici o tecnici. Brunella Giovara
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