«Un gioco di squadra per tradire il Napoli»

Nuove rivelazioni dall'ex guardia giurata che accusa l'argentino di aver favorito la camorra Nuove rivelazioni dall'ex guardia giurata che accusa l'argentino di aver favorito la camorra «Un gioco di squadro per tradire il Napoli» 7/ pentito: il titolo perso non fu solo opera di Maradona E il mister decise depurazione Sei anni fa dopo i primi sospetti furono ceduti alcuni calciatori NAPOLI. Da mesi vivo sotto la protezione degli uomini della Dia, da quando ha deciso di dichiararsi pentito in un'inchiesta di camorra: si e accusato di 5 omicidi e ha fatto finire in carcere una decina tra malavitosi e amministratori. Ma Pietro Pugliese, 37 anni, ex guardia giurata, aveva già fatto parlare di sé contribuendo clamorosamente all'inglorioso tramonto di Diego Armando Maradona. Ha sostenuto di essere statò grande amico del campione argentino, di aver avuto persino l'onore di un invito per le faraoniche nozze del «pibe de oro». Non ha esitato però a denunciare ai giudici di aver importato cocaina in Italia per suo conto. E ora, al processo che lo vede imputato a Roma insieme con Dieguito, l'accusa più infamante: «Maradona ha venduto alla camorra lo scudetto che fu vinto nell'88 dal Milan». Tutte bugie? I magistrati napoletani che hanno raccolto le sue confessioni lo ritengono attendibile nell'indagine sulla criminalità organizzata all'ombra del Vesuvio, e scrivono: «Pugliese è persona riservata, col desiderio di acquisire uno stato sociale a tutti i costi, anche se poi il mezzo è quello criminale». Ma molti gli danno del millantatore, lo definiscono una «figura diubbia», uno dei tanti che hanno fatto parte del «circo Maradona». Lui, dal suo rifugio segreto, ribadisce al telefono «la pura verità». Lei ha accusato Maradona di aver tradito il Napoli, ma molti sostengono che la sua denuncia è inverosimile. Può un calciatore condizionare un'intera squadra? «E' chiaro che Diego non ce l'avrebbe fatta da solo a falsare il campionato. La verità è che ha avuto dei complici nella squadra, dentro e fuori la società. Ma non posso entrare nei dettagli, parlerò solo col magistrato. Ho tirato fuori la storia dello scudetto durante il processo, ma non ho avuto modo di spiegare bene i particolari. L'udienza è stata molto lunga e il presidente non ha potuto approfondire tutto. Capisco, perciò, che qualcuno dica che era impossibile per Maradona perdere da solo. Questo ò certo. Ma i complici c'erano, era un'allegra compagnia e il capro espiatorio fu l'allenatore Ottavio Bianchi». Perché ha raccontato soltanto adesso la storia dello scudetto? «Prima non sarei stato creduto. Quando ho parlato della droga è successo il pandemonio, figuriamoci se avessi detto che il campionato era stato falsato. E poi, ho deciso di spiegare questa storia in un'aula giudiziaria anche perché finora ho riferito tante cose ai magistrati, ma non tutte sono uscite all'esterno e io rischio di restare solo. Non cerco pubblicità, perché questa sarebbe pubblicità per morire. Capisca, io rischio molto». Ma perché la camorra avrebbe avuto interesse a far perdere lo scudetto al Napoli nella stagione 87-88 e in che modo si sarebbe servita di Maradona? «Nel totocalcio clandestino, all'inizio del campionato, si punta anche sulla squadra che arriverà prima in classifica. Quell'anno il Napoli era talmente avanti che tutte le scommesse erano a suo favore. Ad un «Non giocò a Firenze, disse che stava male Ma dopo la sconfitta festeggiò in discoteca L'allenatore Bianchi fu il capro espiatorio» certo punto la camorra si è accorta che non avrebbe mai potuto compensare le vincite, che avrebbe dovuto pagare una cifra enorme. In quel momento, scattarono le minacce per impedire la vittoria. Maradona, per la droga, era nelle mani del clan dei Giuliano di Forcella, gli slessi che allora erano i re del totonero. Loro si servirono di Diego SETTE ANNI DI FOLLIE PNAPOLI IU' che un moderno Sardanapalo, amante di una raffinata dissolutezza, lo si direbbe un monsù travet dall'animo segretamente vizioso, in cerca di sesso e altre emozioni probite. No, nei 7 folli anni di permanenza a Napoli Diego Armando Maradona non si è circondato di belle dame del jet set, né di squillo extralusso o, tranne rarissime eccezioni, effervescenti star dello spettacolo. Le notti spruzzate di polvere bianca del «pibe de oro» erano costellate di ragazzone di provincia raccattate in discoteca, o qualche poveraccia reclutata da una maitresse di terz'ordine, oppure di voraci «femminielli» in attesa di clienti nelle strade di periferia. Sesso a buon mercato, sia pure trasgressivo, servito a domicilio (la stanza di un alberghetto pulito sì, ma pur sempre di seconda categoria) a bordo di una scassatissima 128 bianca da un tal Felice Pizza, di giorno impiegato di una società Ottavio Bianchi, ex allenatore del Napoli Sopra, Diego Maradona: secondo Pugliese avrebbe venduto lo scudetto 1987-88 per conto della camorra DALLA PARTE DEL CAMPIONE NAPOLI OI L procuratore di Maradona, H Marcos Franchi, da Buenos Aires ha definito «una barbarie e un'atrocità» le accuse rivolte al calciatore argentino dal pentito Pugliese. «E' una notizia che non vale neppure la pena di essere commentata e dello stesso avviso è Diego, con il quale ho parlato l'altra sera». La moglie Claudia ha parlato di «solite persecuzioni italiane». Salvatore Bagni, a quel tempo compagno di Diego: «Per me è impossibile che quanto viene affermato corrisponda a verità. Va ricordata una frase di Ottavio Bianchi a Verona a proposito di quel finale di stagione. "Non ho più il Napoli, ho soltanto Maradona", disse il nostro allenatore. Io avevo un ginocchio malandato e giocavo grazie ad infiltrazioni di cortisone, molti altri erano giù fisicamente e mentalmente. Quello scudetto perso per molti, me compreso, ebbe il sapore di una penalizzazione, ci rimettemmo, lo finii la mia camera, Garella, Ferrario, Giordano, lasciarono Napoli, quale vantaggio ne avremmo tratto?». Ciro Ferrara, capitano della perché lo tenevano in pugno. Ma c'erano anche i suoi compagni di cordata, qualcuno che già era bacato e che poi gli è rimasto amico e anche uno esterno che frequentava le case dei calciatori e che lavorava in un'emittente televisiva». Lei non ha prove... «C'è un episodio che può essere facilmente verificato. La terz'ultima . i i Un. i i I compagni dell'epoca «Lo scudetto al Milan perché eravamo stanchi» squadra, uno dei pochi superstiti di quel Napoli: «E' una stupidaggine che non inerita alcun commento. Quanto al viaggio dopo la partita con la Fiorentina, Diego, De Napoli ed io siamo andati a Friburgo perché eravamo stati invitati da un Napoli club e non per altri motivi. Trascorremmo la sera in una discoteca e ci furono scattate numerose fotografie. Le dichiarazioni di Pugliese contengono molte inesattezze. A Firenze giocò la squadra titolare, escluso il solo Maradona che era infortunato. Ma quella partita CAMPIONATO 87- 88 - LA TABELLA DEL GIORNATA RISULTATI COCa NAPOLI-INTER1-0 MILAN-EMPOL11-0 JUVENTUS-NAPOLI 3-1 ROMA-MILAN 0-2 VERONA-NAPOL11-1 MILAN-INTER 2-0 NAPOLI-MILAN 2-3 SORPASSO CLASSIFICA NAP0LI 41 MILAN 37 NAPOLI 41 MILAN 39 NAPOLI 42 MILAN 41 MILAN 43 NAPOLI 42 MILAN 44 NAPOLI 42 MILAN 45 NAPOLI 42 Mariella Cirillo Si dice che sempre la realtà supera la finzione: quando erano nate parliamo di quello stesso 1988 nell'ambiente intorno al Napoli le voci su un intervento della camorra nel campionato dello scudetto clamorosamente non colto, non c'era stata anche la componente di Maradona spacciatore. E la liquidazione di alcuni giocatori era stata volentieri attribuita ad un dissidio con l'allora allenatore Bianchi, del quale si conosceva la durezza, l'intransigenza. Adesso la vicenda si arricchisce, intanto che diventa miserabile. Certe notizie prima ci lasciano indietro per quanto appaiono incredibili, poi per come si presentano credibili. La magistratura si sta impegnando anche su questa vicenda. Noi vogliamo solamente lacrimare, qui, sulla sua credibilità. E meditare su che razza di mondo è ormai questo, in cui la prima reazione, apprendendo o riapprendendo di certe cose, risentendo quelle voci ma con più precisazioni, non è di sdegno, di rifiuto, ma di curiosità, di voglia di sa¬ perne di più. La fine dello sport come deterrente, tranquillante, arcadia, oasi, utopia, etica non data certamente da ieri e neppure dal 1988, ma possiamo dire che alla sua ufficializzazione questi ultimi tempi hanno contribuito assai, e con un forte apporto italiano. Il problema adesso è sapere se nei riguardi dello sport (e non parliamo soltanto del calcio: basti pensare all'immondo bordello olimpico intorno a due patinatrici e ad un colpo di spranga) potremo mai vivere sentimenti ed emozioni come prima, dopo un prodigioso o volenteroso azzeramento, o se ormai sempre dovremo filtrare considerazioni, valutazioni, entusiasmi alla luce di ipotesi sporche. Già scrivemmo che ogni cronaca di gara, ogni celebrazione di campione dovrebbe avere come poscritto «s.d.», salvo doping. Adesso pensiamo a un più generico «s.c», salvo complicazioni. Che però ò ormai più una paura che una prognosi. [g. p. o.]