Spaventa aggancia il Cavaliere di F. Mar.

Collegio a rischio per Sua Emittenza: «I commercianti non ci sono più» Collegio a rischio per Sua Emittenza: «I commercianti non ci sono più» Spaventa aggancia il Cavaliere Sondaggi, il candidato progressista raggiunge Berlusconi E tra gli uomini di Forza Italia c 'è chi rimpiange i Parioli ROMA. E' mezzanotte a via Veneto, le luci sono basse, sul marciapiede c'è un modesto viavai di viados e vitelloni stanchi, ma dietro le vetrine dell'Harry's bar fibrilla una grande euforia: il gotha della Fininvest è riunito al gran completo. Il tempo scorre tra un drink e una chiacchiera, quando sulla porta compare Giacomo Alexis, detto «er Principe». «Ma la sapete una cosa? Per il Cavaliere mi sa che avete scelto il collegio sbagliato...». Bocche spalancate e fiato sospeso. Con la sua vita spericolata - paparazzo ai tempi belli, direttore di un'agenzia che finisce sui tavoli che contano, amico di tutti i potenti - il Principe è un formidabile cane da tartufo, a Roma conosce i segreti di tutti. Il «Principe» Alexis finisce la sua sentenza: «Ma lo sapete che negli ultimi due-tre anni i commercianti con i soldi se ne sono andati e che nel centro sono rimasti i vecchi con lo sfratto? Gente incavolata nera. Berlusconi rischia...». Gli uomini Fininvest, bevono, ascoltano e sorridono: è mai possibile che l'uomo più popolare d'Italia sia trafitto dai nonnetti del rione Monti e dalle vecchie zie di Trastevere? Bizzarro scenario quello dipinto dal Principe martedì notte, bizzarro fino a quando sul tavolo di Forza Italia arriva l'ultimo sondaggio sul collegio Roma 1, l'innato Swg. Una bomba: il candidato dei progressisti Luigi Spaventa ha raggiunto Silvio Berlusconi, entrambi appaiati al 34%, mentre il «pattista» Alberto Michelini, col suo 6,1%, è lontanissimo. Una sorpresa, un'inversione di tendenza, l'ombra di una beffa per il Cavaliere: appena due settimane fa Berlusconi aveva un larghissimo vantaggio sul ministro Spaventa, un gap bruciato in pochi giorni, da quando il ministro del Bilancio ha fatto le sue prime sortite televisive. E sull'onda di quel sondaggio a Forza Italia si ò tornati a maledire la scelta del collegio di Roma 1. Apparentemente una scelta naturale, quella del collegio più centrale e prestigioso della città, in realtà dietro le quinte, una scelta tormentatissima, che nasconde un retroscena: fino all'ultimo minuto Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri sono stati incertissimi, tentati molto dal collegio Roma 2, quello degli ultraborghesi Parioli, il quartiere più naturale per un leader della de- CONFINDUSTMA Luigi Spaventa, candidato dei Progressisti «Berlusconi ai Parioli?». Giorgio Lainati, capo ufficio stampa di Forza Italia, non informato delle incertezze del Cavaliere, telefona alla Dire: «Smentite immediatamente!». Dall'altra parte della cornetta: «Ma siete sicuri?». Lainati telefona a Milano, cerca Berlusconi, non lo trova, ma riesce a parlare con Dell'Utri, che lo gela: «Aspettiamo a smentire, c'è in ballo il collegio ai Pa¬ r\ ORVIETO/DERUTA JL-# EPPE Giulietti, il fidelcastro ma buono del sindacato Rai, arringa le nonne di Orvieto sulla democraticità delle code: «Per entrare in un ospedale pubblico si fa la fila, tutti uguali, ricchi e poveri. Ma nelle cliniche di Berlusconi niente fila: o hai il denaro o stai fuori». Qualche collina più in là Ferdinando Adornato, il roosevelt dell'Espresso e di Alleanza Democratica, è a passeggio per Deruta fra fabbriche di vasi, ripetendo «siete voi il vero miracolo italiano» a operai sporchi d'argilla che lo chiamano «sor Nando» e gli chiedono tre miliardi per «l'erigendo museo» della maiolica. «Ma non c'è solo lo Stato. Avete pensato ai privati?». «Dottò, ma dove lo troviamo un privato che ci dà tre miliardi?». Giornalisti, in cerca di voti. Qui li chiamano "penrtette alla umbra": stessa salsa rosso progressista ma sapori diversi, tipici di queste elezioni dove il bipolarismo si pratica più fra alleati che contro gli avversari. Dunque, Giulietti-Adomato: in comune la barba, un collegio sicuro e poco altro, una vita lontani dall'Umbria per ritrovarsi qui. Adornato era un ragazzo che come noi amava i Beatles e i Rolling Stones: da vero nuovista, impazzisce quando gli fanno firmare il registro degli ospiti illustri sotto John Lennon: «Quanto mi piace 'sta campagna all'americana». Giulietti intanto è sempre là, fra i vecchietti. «Se non volete vivere in un'immensa Standa, dite ai vostri amici di votarci. Ricordate il mio slogan: con dieci telefonate al giorno ti levi Berlusconi di torno». A proposito, squilla il cellulare: «Pronto, Giulietti, sporco rosso, ti spezziamo in due». «Ma porca...», sibila Giuliano, l'amico cigiellino stessa barba, stessi jeans, stesso maglione progressista con le toppe - che gli fa da sosia e filtro telefonico. «Zitto, non bestemmiare. Non sai che sono cattocomunista?». Mentre Giuliano guida, Giulietti parla da solo dentro un paio di telefonini: «E' un mese che vanno avanti. Dicono che mi ridurranno il sedere come Mascia, quello del Bo.Bi. Ho un po' paura per me e tanta per Lilli, che è più riconoscibile». Lilli è Gruber, la compagna di Giulietti, «la sua ninfa egeria», nel collegio Roma Centro rioli...». Ora, sondaggi alla mano, ritorna il dubbio e per Berlusconi il timore di una sconfitta nell'unico collegio uninominale nel quale si è presentato. «Berlusconi c Spaventa sono appaiati? E' già un buon risultato - dice senza ironia un alleato del «Biscione» come Francesco D'Onofrio - nel centro di Roma c'è un elettorato storico, difficile; che ha visto passare papi, imperatori...», [f. mar.]